Veterinari contro il deposito nucleare: "Catena alimentare a rischio" - LinkOristano
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Veterinari contro il deposito nucleare: “Catena alimentare a rischio”

Tanti allevamenti nelle zone oristanesi indicate dalla mappa nazionale

Pecora pascolo

Veterinari contro il deposito nucleare: “Catena alimentare a rischio”
Tanti allevamenti nelle zone oristanesi indicate dalla mappa nazionale

Pecore al pascolo

I medici veterinari di Oristano prendono posizione sulla dislocazione in provincia di Oristano, tra la Marmilla e il Grighine, del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Lo fanno attraverso un documento prodotto durante il consiglio direttivo dei giorni scorsi e che pone gravi dubbi sui rischi a cui si espone la catena alimentare nel territorio.

“In queste aree, a vocazione agro-pastorale, è presente un patrimonio zootecnico di tutto rispetto con i suoi 27130 ovicaprini distribuiti in 104 allevamenti e 720 bovini in 41 allevamenti. Questi animali, che l’uomo alleva per anni, condividono lo stesso habitat ed inevitabilmente anche i rischi legati all’ambiente, in cui essi pascolano, del quale rappresentano una sentinella di enorme importanza”, scrivono i veterinari facendo riferimento alle aree di Albagiara, Assolo, Mogorella, Siapiccia, Usellus e Villa Sant’Antonio, individuate dalla Società di Stato incaricata dell’insieme di operazioni di decontaminazione degli impianti nucleari.

“Partendo da questa considerazione a livello globale si sta rafforzando la collaborazione interdisciplinare per mettere in atto una strategia mondiale che pone al centro la salute, che è unica per uomo, animali e ambiente (One Health)”, continuano dall’Ordine dei veterinari di Oristano. “I rischi di una contaminazione ambientale, con le conseguenze che ne deriverebbero per ambiente, animali ed uomo, sono legati ad accidentali fughe radioattive durante le operazioni di carico – scarico ed il loro trasporto ma anche a fuoriuscita delle scorie dalla discarica per deterioramento delle componenti dei depositi”.

“La radioattività rilasciata nell’ambiente si diffonderebbe, trasportata nell’aria e/o nelle acque superficiali, e si depositerebbe nel suolo da dove passerebbe nell’erba di cui si alimentano gli animali e nell’acqua con cui si abbeverano per ritrovarsi poi nei prodotti che da essi originano, quali carne e latte”, si legge ancora nel documento. “In queste matrici, secondo quanto stabilito dalla Raccomandazione 2000/473/Euratom e dal Decreto legislativo 230 del 1995 e successive modifiche, per verificare il grado di radioattività ambientale le Autorità competenti, quali i Servizi Veterinari, effettuano annualmente il monitoraggio. Negli alimenti si ricercano gamma emettitori come il Cesio 137, e in alcuni casi, come nel latte vaccino, lo Stronzio 90 ed in caso di valori al di sopra di quelli consentiti impongono il ritiro dal commercio dei prodotti contaminati”.

“Quanto predetto giustifica quindi la nostra preoccupazione come categoria che è schierata, al di là del ruolo ricoperto, in prima fila al fine di incidere favorevolmente nelle dinamiche preventive e di salutogenesi”, concludono i medici veterinari oristanesi.

Lunedì, 18 gennaio 2021

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