La strage dei lecci, indeboliti dal clima che cambia, dagli errori umani e da un parassita famelico - LinkOristano
Ambiente

La strage dei lecci, indeboliti dal clima che cambia, dagli errori umani e da un parassita famelico

Tanti alberi morti o gravemente malati lungo le strade attorno a Oristano

Piaga del leccio
Un albero malato lungo la strada provinciale 4

Oristano

Tanti alberi morti o gravemente malati lungo le strade attorno a Oristano

Le foglie si seccano, la pianta deperisce lentamente fino alla morte. La chiamano comunemente piaga del leccio, ma fenomeni analoghi colpiscono anche sughera ed eucalipto. Guidando da Oristano verso Torre Grande è facile vedere piante morte ancora in piedi. Altri alberi malati, in condizioni più o meno gravi, si incrociano sulle strade verso Solanas, Cabras, Donigala, Riola, Nurachi.

Che cosa sta succedendo? Certe piante faticano ad adattarsi ai cambiamenti climatici, vanno in sofferenza e sono più vulnerabili agli attacchi dei parassiti. “Negli ultimi anni si sta assistendo a fenomeni di deperimento sempre più diffusi, con seccume delle chiome sino alla morte delle piante, a carico di diverse specie”, spiega Simona Pallanza, responsabile del Settore tecnico all’Ispettorato ripartimentale della Forestale di Oristano. “Tali fenomeni sono probabilmente dovuti in gran parte agli effetti dei cambiamenti climatici in atto: ripetuti e prolungati periodi di siccità hanno sostituito le piogge autunno-invernali, tanto utili alle piante. Cambiano anche i regimi di temperatura e di umidità dell’aria, con picchi di alte temperature sempre più prolungati in estate, accompagnati a valori di umidità elevati, e con gelate fuori stagione”.

Non si può fare nulla? “L’adattamento a questi nuovi cicli di precipitazione e temperature richiede tempi lunghi. Nel frattempo sarà sempre più frequente assistere a fenomeni di disseccamento e mortalità diffusi”, dicono alla Forestale. “Le piante debilitate dall’esposizione a questi nuovi cicli climatici sono maggiormente suscettibili all’attacco di parassiti cosiddetti di debolezza, o secondari. Il leccio (Quercus ilex) ad esempio è una pianta abbastanza esigente, che mal si adatta alla vita nell’ambiente urbano, ed è minacciato da una cocciniglia, la Nidularia pulvinata. A partire dalla città, il parassita negli ultimi anni ha attaccato ormai anche i lecci sui viali alberati extraurbani, dove si trovano piante di età avanzata e di grandi dimensioni, che tipizzavano il paesaggio agrario dei dintorni di Oristano”.

L’attacco dell’insetto (e successivamente di altre fitopatie di varia natura) diventa fatale per piante già indebolite dai fattori citati prima, oltre che da tutti gli altri elementi che nelle aree urbane e attorno alle città mettono a dura prova la salute degli alberi: potature eccessive, fattori di disturbo come scavi o pavimentazioni impermeabili, vicinanza con edifici, gas di scarico, e così via.

Ma che cosa succede ai lecci, in pratica? Le piante che vediamo morte o in sofferenza, probabilmente anche a seguito di potature non sempre eseguite a regola d’arte, hanno subito l’attacco della Nidularia pulvinata, un parassita che normalmente sviluppa una generazione ogni anno. Le femmine adulte sono di colore bruno scuro, raggiungono i 3-4 mm di lunghezza e hanno un sacco ceroso contenente le uova sotto il corpo, come un cuscinetto biancastro. Le giovani neanidi abbandonano il corpo materno e si disperdono sul tronco e sui rami della pianta. Tra fine giugno e inizio luglio, si trasformano in femmine prive di ali e in maschi alati, pronti per la fecondazione e per l’avvio di un nuovo ciclo.

Piaga del leccio

I parassiti si sviluppano succhiando la linfa della pianta che hanno infestato e provocano un progressivo disseccamento di porzioni di chioma. Contrastare l’attacco non è facile. “Quando riceviamo segnalazioni specifiche, facciamo delle verifiche con il Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari”, spiega ancora Simona Pallanza. “Abbiamo informato del problema sia il Servizio fitosanitario regionale, presso l’Assessorato dell’Agricoltura, sia la Provincia di Oristano, titolare di diverse strade lungo le quali il fenomeno è in uno stato di gravità avanzata, come la SP4 o la Oristano-Torre Grande”.

Il Comune di Oristano qualche anno fa aveva trattato con insetticidi le piante malate nell’area urbana, tenendo sotto controllo il fenomeno. Ma la mancata continuità degli interventi, assieme all’estensione del fenomeno anche fuori dalle aree urbane, dove diventa più difficile contrastarlo, ha fatto crescere le aree colpite.

L’invasione della Nidularia pulvinata è un problema che purtroppo interessa un po’ tutta la Sardegna, chiariscono alla Forestale, e in parte è causata dalla scarsa cura (o meglio da interventi estemporanei, non continui) che i Comuni e gli Enti proprietari di strade ad alto traffico riservano al verde.

Insomma, bisognerebbe prevenire, più che curare poco e tardi. Ad esempio, nelle città sarebbe utile scegliere piante adatte e resistenti, da sistemare in spazi di dimensioni adeguate, garantendo loro annaffiature regolari e un continuo monitoraggio, per intervenire tempestivamente in caso di segnali di nuovi patogeni. A danno fatto, si dovrebbero stanziare le risorse per curare le piante con trattamenti fitosanitari (oli bianchi e insetticidi, in questo caso). Trattare e monitorare, ancora.

Piaga del leccio

“Ora che il problema è esteso, è necessario attivarsi con urgenza per salvare le piante non ancora definitivamente compromesse“, consiglia l’esperta della Forestale di Oristano, “intervenendo ad esempio con l’abbattimento degli alberi secchi; la ceduazione alla base delle piante non del tutto compromesse, per stimolare la ricrescita di nuovi germogli; l’uso di tecniche di difesa chimica, mediante trattamenti fitosanitari di copertura sulle piante colpite ma non troppo compromesse; le potature di risanamento o fitosanitarie, eventualmente associate a potature di mantenimento, allo scopo di riequilibrare la chioma delle piante, diradare le parti interne, stimolare la crescita di germogli sani, eliminare le parti secche e ridurre il focolaio di infestazione. A tutto questo vanno aggiunte le irrigazioni di soccorso e l’utilizzo di fitostimolanti, per migliorare la ripresa vegetativa degli alberi colpiti”.

In generale, comunque, gli amministratori locali che si occupano di questi temi potrebbero studiare e aggiornarsi: sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica sono a disposizione le linee guida utili anche per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e attuare una migliore gestione del verde urbano.

Sabato, 30 marzo 2024

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