Pau in festa per i 100 anni di monsignor Modesto Floris. Dalla missione in Messico a tante parrocchie in Sardegna - LinkOristano

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Pau in festa per i 100 anni di monsignor Modesto Floris. Dalla missione in Messico a tante parrocchie in Sardegna

Compleanno speciale per il sacerdote

Monsignor Modesto Floris
Monsignor Modesto Floris

Pau

Compleanno speciale per il sacerdote

Spegne oggi 100 candeline nella sua Pau e lo fa con la gioia e la lucidità che lo hanno sempre accompagnato. Fino a qualche mese fa monsignor Modesto Floris lo si poteva incrociare per le vie del paese, alla guida della sua Fiat 600. Ma la patente di guida scade proprio oggi e non la rinnoverà. “Ho un problema al ginocchio”, ha detto, “ogni tanto si blocca. Non me la sento più di mettermi al volante”. Va bene rinunciare all’auto, ma non alla lettura, tra le sue passioni più grandi, insieme all’amore per il latino e il greco: si aggiorna ancora con costanza, sfogliando tutti i giorni i quotidiani.

Ordinato sacerdote il 15 agosto 1948, ha girato in lungo e in largo per la Marmilla e il Medio Campidano. Negli anni Sessanta è stato anche missionario in Messico. “Papa Giovanni XXIII chiese ai vescovi se ci fossero sacerdoti disposti a partire in America Latina per portare lì la parola di Dio. Mi assegnarono alla parrocchia di Tapachula, nel Chiapas, al confine con il Guatemala. Ci rimasi tre anni”, ha ricordato il sacerdote di Pau, “poi tornai in Sardegna. All’inizio non fu semplice, perché soffrivo tanto il caldo messicano. Ricordo ancora il mio primo Natale lì con il ventilatore acceso”.

“Trovai una grande povertà”, ha raccontato monsignor Floris, “tanti bambini facevano i lustrascarpe per strada e altri vendevano i fazzoletti. Non andavano certo a scuola”. E sulla lingua: “Prima di partire studiai lo spagnolo sui libri”, ha aggiunto, “e una volta lì scrivevo le omelie in italiano e poi le traducevo. Qualche fedele diceva scherzando: Andiamo alla messa del padre italiano perché parla così bene lo spagnolo che impariamo l’italiano. E io ci ridevo su”. Non chiedetegli però di mangiare le iguane: “In Messico è una carne molto prelibata”, ha detto sorridendo il religioso, “io però non ho mai avuto il coraggio di assaggiarla”.

Nella lunga vita di monsignor Floris c’è, soprattutto, tanta Sardegna. Tutto è partito dalla sua Marmilla, dalla chiesa di Pau dove fece il chierichetto e iniziò ad apprendere le prime nozioni di latino, fino all’arrivo al seminario di Ales. Dopo ci furono Villacidro e il trasferimento al seminario regionale di Cuglieri. Con la maturità classica in tasca, abbracciò quindi il percorso accademico studiando Teologia per quattro anni. E questo gli permise successivamente di insegnare latino, storia e geografia nelle scuole magistrali paritarie di San Gavino.

Nel Montiferru ha conosciuto, da ventenne, gli anni della Seconda Guerra Mondiale. “Il seminario di Cuglieri accoglieva circa 300 ragazzi da tutta l’isola. Quando la Sardegna fu sotto l’attacco delle bombe”, ha rammentato monsignor Floris, “verniciammo di bianco e giallo le tegole di quel grande edificio, con la speranza che vedendo i colori del Vaticano i soldati non sganciassero un ordigno proprio sulle nostre teste”.

Dopo l’ordinazione sacerdotale, il prete di Pau venne mandato ad Arbus, dove rimase circa un anno e mezzo. Più tardi fu la volta di Gonnosfanadiga, che divenne casa sua per un biennio. In seguito giunse a Guspini, da vice-parroco. Poi il viaggio in Messico, quindi ancora la Marmilla. Per cinque anni fu parroco a Collinas, prima di trascorrerne 26 a Villacidro, a Santa Barbara.

Arrivati i 75 anni l’allora vescovo di Ales-Terralba Antonino Orrù gli offrì la possibilità di riavvicinarsi a Pau e monsignor Floris accettò con entusiasmo la piccola parrocchia di Zeppara, frazione di Ales. “Pensavo di starci cinque o sei anni”, ha concluso, “invece di anni ne sono trascorsi una ventina”. La pensione è arrivata soltanto nel 2019, quando le primavere alle spalle erano già 96. E oggi, quattro anni più tardi, Pau fa festa attorno a lui.

Venerdì, 15 settembre 2023

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