Giganti di Mont’e Prama: Stiglitz si dimette e contesta il Comune di Cabras
L’archeologo: “Il sindaco revochi subito l’ordinanza di chiusura del Museo”
L’archeologo oristanese Alfonso Stiglitz, che ha legato il suo nome alla valorizzazione dell’importante sito nuragico di s’Urachi, a San Vero Milis, e a diverse e campagne di scavo e ricerche in Sardegna, contesta la decisione del sindaco di Cabras Andrea Abis di chiudere il museo, impedendo il trasferimento a Cagliari di alcune statue dei Giganti di Mont’e Prama deciso dalla Sovrintendenza per effettuare un intervento di restauro. Stiglitz, in segno di protesta, si è dimesso dal Comitato tecnico consultivo per la salvaguardia, conservazione, promozione, fruizione e valorizzazione del patrimonio archeologico del Comune di Cabras.
“Non condivido le scelte intraprese dall’Amministrazione in contrasto con il percorso in atto, al quale il Comitato aveva dato il suo supporto e a fronte di ordinanze che, opinabili sul piano amministrativo, hanno portato alla grave chiusura del Museo, impedendo alla cittadinanza di vedere le statue e gli altri reperti, in quanto pronta a “probabili disordini, proteste e atti non controllabili” (ordinanza del 17.2.2021)”, ha scritto Alfonso Stiglit sui social. “Un singolare giudizio sulla propria comunità”, ha commentato Stiglitz.
“La successiva ‘consegna’ politica, delle statue di Monte Prama al Presidente della Regione, cementificatore delle campagne della nostra isola e allergico a ogni azione di tutela e conservazione, ha, infine, superato il mio livello di accettazione”, ha scritto ancora Alfonso Stiglitz. “Una Regione – sotto tutela del leghismo rappresentato da un proconsole lombardo, in pieno stile imperiale – che si erge a difesa della nostra storia! Povere statue”.
Alfonso Stiglitz – Foto da Facebook
“Nel 2015”, ha aggiunto Stiglitz, “nel corso di un Convegno sui Paesaggi, organizzato dall’Università di Cagliari e i cui atti dovrebbero uscire quest’anno (speriamo), concludevo il mio intervento con queste parole che ritengo perfettamente in sintonia con l’attualità”.
«Mont’e Prama è, oggi, entrata in una spirale massmediologica che coinvolge gli aspetti scientifici così come quelli politici e nella quale l’originalità e l’importanza del sito finisce per perdere i suoi connotati storici, il suo aggancio alla società che l’ha prodotto. Sintomo e prova di questo sono le continue proposizioni delle statue, generalmente in polistirolo, ormai trasformate in ‘Giganti’ e, quindi, spogliate della loro realtà per assurgere a entità incorporee, come tali innocue, prive di domande.
In questi ultimi anni si è passati dall’atteggiamento sussiegoso degli accademici alla passerella dei nostri politici in cerca di legittimazione propagandistica, dall’esaltazione pseudo-indipendentista alle miracolistiche soluzioni tecniciste archeometriche, trasformando uno straordinario fatto archeologico in un fenomeno da baraccone.
O per meglio dire e per usare un linguaggio più consono a un convegno, si è trasformato un paesaggio di potere dell’epoca tardo nuragica in un paesaggio di potere del III millennio d.C.»
Dall’archeologo Alfonso Stiglitz, quindi, quello che viene indicato come un “consiglio non richiesto al sindaco di Cabras”: “Le ordinanze, ovviamente, non impediscono, né potrebbero, le ispezioni per la verifica dello stato dei reperti; potrebbero, invece, avere l’effetto paradossale di rendere quelle ispezioni urgenti e indifferibili, visto che il Comune dichiara, con le ordinanze (una sorta di autodenuncia), di temere di non essere in grado di garantire la tutela del Museo e dei reperti in esso conservati”.
“Il consiglio è la revoca con effetto immediato delle ordinanze, con ritorno alla normalità e ripresa del dialogo”.
Giovedì, 18 febbraio 2021
In considerazione di quanto mi è dato sapere, alla Lubrano, mi verrebbe da dire “Quì sorge una domanda spontanea”:
Come mai insorgono certi nomi con certi toni e atteggiamenti solo ora che la piccola realtà cabrarese reagisce energicamente a tutela del proprio patrimonio dopo l’offensivo e vessatorio silenzio quarantennale proprio della Sovrintendenza?
Capisco lo sconcerto dei responsabili di codesta istituzione a questa energica reazione del sindaco di Cabras e dell’intera comunità che semmai sarebbe dovuta essere messa in atto già da vari lustri. Ciò che non capisco, e magari qualcuno lo spiegasse pubblicamente con dovizia di dettagli, il fragoroso silenzio di ben 40 anni. Vorrei capire le reali motivazioni di questo tener nascosto un capitolo importantissimo come quello dei “Giganti di Mont’e Prama” per ben 4 decenni e soprattutto conoscere i nomi dei responsabili ivi incluse le motivazioni stesse.
Chi e cosa ha realmente danneggiato chi e cosa?
Ben vengano a questo punto indagini e interlocuzioni giudiziarie al fine di capire e carpire il delicato confine (a quanto pare invisibile) tra diritti, legittimazioni, moralità e senso civico.
Se poi le reazioni del mondo archeologico dipendente dalla Sovrintendenza butta tutto su un quadro politico, allora direi che siamo arrivati al quibus di certi e precisi soprusi se non alla frutta.
Le dimissioni di Stiglitz le reputo opportune perchè così facendo, lo stesso Stiglitz si associa alle eventuali responsabilità del sindaco di Cabras Abis nell’aprire finalmente questo grande vaso di Pandora.
Mi reputo un sincero spettatore di questo inedito (o forse no) quanto indecente spettacolo in cui le vittime sacrificali sono la storia e la comunità cabras-sinisiana.
Verrebbe da dire “Sangue e arena” … che si riapra il set di San Salvatore per una riedizione di “Spaghetti Western”.
Maurizio Meli
Ma perché è come mai queste vibranti proteste con tanto di dimissioni non si sono verificate quando la Soprintendenza autorizzò l’impianto della vigna sul sito in un area per la quale già era nota la presenza di un muro nuragico e che ora, causa la presenza di un vigneto, dovrà essere espropriata ad un prezzo quintuplo (?) Rispetto al suo valore originario?
Misteri Cabraresi…. come acqua e luce a spese nostre fino al Mare dove ci sono case e terreni agricoli..
Credo che questo suo commento faccia parte di eventuali altri articoli e argomentazioni. Però se vuole dettagliare le Sue rimostranze non ha che da scrivere.
Si apra il dibattito.
Condivido l’osservazione. Per decenni in quella zona al massimo hanno messo grano. All’improvviso scoperto il sito mettono una vigna che nelle tabelle di calcolo per l’esproprio ha un valore alto. Allora ci si domanda: ma il sovraintendente, gli archeologi, ma anche gli amministratori di Cabras dove erano? Oggi si stracciano le vesti ma se è vero che i giganti rappresentano anche un volano economico per la zona, che i soldi dell’esproprio vengano recuperati dal ritorno economico del museo e non con le tasse degli altri cittadini. Se voglio vedere i giganti sono comunque costretto a pagare il biglietto.
Il Sovrintendete e gli archeologi si sa dov’erano. lo si sa dalle firme sulla autorizzazione, quando sapevano, ripeto, dalla presenza di un muro nuragico, dalla campagna georadar che il sito in quel fazzoletto di terra ora occupato dalla vigna era più che promettente.Ora la soprintendenza e chi la affianca si straccia le vesti perchè un ordinanza sindacala vieta lo spostamento di 2 statue, anche se già una statua fu restaurata nel museo di cabras dall’equipe di Nardi
Il proprietario del vigneto ha fiutato bene, la sovraintendenza ha pensato solo adesso il valore delle statue e del sito.Spero di non sbagliare, ma su
ma su questa faccenda ci sono tanti interessi.(A favore di chi?)
Il Comitato tecnico consultivo per la salvaguardia, conservazione, promozione, fruizione e valorizzazione del patrimonio archeologico del Comune di Cabras, se ne farà una ragione.
Non c’è vero dibattito se ci si nasconde dietro un nickname.
Questo è il vero cuneo che divide.
Divide la politica e i ministeri lontani anni luce dalle realtà dei territori
Bravoooo …. senza un briciolo di vergogna professionale e di capacità autocritica! Sei anni per pubblicare gli atti di un convegno. Quarant’anni di battaglie per convincervi ad esporre i Giganti. Evidente nostalgia degli anni d’oro (40….) in cui solo pochi archeologi eletti potevano vedere le meraviglie del passato nei sotterranei della soprintendenza. Ostacoli e scherno nei confronti di chiunque voglia dare il suo contributo per stimolare la conoscenza non preconcetta sulla nostra storia, un vero dibattito scientifico, nuove forme di fruizione attiva, di promozione integrata della conoscenza. La sua incapacità di capire il concetto di “valorizzazione e fruizione dei beni culturali” non le consente di rendersi conto della gravità e tantomeno delle conseguenze della vostra inefficienza nel promuovere il territorio, quella si purtroppo riconosciuta a livello internazionale per gran parte degli accademici italiani, come ha ammesso lo stesso ministro in carica nel cercare manager stranieri per le grandi sedi espositive.
In qualità di direttore di un museo di cui neanche i sanveresi sospettano l’esistenza, non contento di non saper fare il proprio lavoro, pretende pure di discettare sulle scelte di gestione futura del territorio agricolo.
Avrei voglia di ringraziarla per aver finalmente capito che il Sinis può fare a meno delle sue capacità, però uno studioso senza dubbi proprio non merita perdono.
Propongo invece la realizzazione di una esposizione dedicata agli ex archeologi sardi per raccontarne le gesta alle nuove generazioni. Il Museo di Cabras potrebbe candidarsi a buon titolo.