Nuove sfide per l'olivicoltura sarda. Nell'Oristanese numeri in crescita dopo il grande incendio - LinkOristano
Agricoltura

Nuove sfide per l’olivicoltura sarda. Nell’Oristanese numeri in crescita dopo il grande incendio

Stamane nella sede di Coldiretti un incontro con l'associazione dei produttori

Incontro Coldiretti Apos olivicoltura Oristano 4 agosto 2023
A Oristano l'incontro sull'olivicoltura promosso da Coldiretti e Apos

Oristano

Stamane nella sede di Coldiretti un incontro con l’associazione dei produttori

Si è parlato delle sfide del settore olivicolo stamane a Oristano, nella sede di Coldiretti. Nel corso dell’incontro, promosso dall’organizzazione regionale di produttori Apos, è stato fatto il punto sulla produzione in provincia e in tutta la Sardegna.

Il 2022 è stato un anno record per olio e olive nell’Oristanese. Sono stati prodotti 97.140 quintali di olive e 13.940 quintali d’olio, quasi tre volte i dati del 2021, anno segnato dal grande incendio che nell’estate aveva devastato il Montiferru e la Planargia. Ma sono stati superati anche i numeri del 2020, quando in provincia erano stati prodotti 87.450 quintali di olive e 11.200 quintali di olio.

In tutta l’Isola, invece, nel 2022 i quintali di olive sono stati 433.990 e 64.830 quelli di olio. Per quanto riguarda la produzione di olio, la Sardegna si colloca al settimo posto a livello nazionale. È quanto emerge dai dati Istat, rielaborati in uno studio realizzato da Laore.

L’Apos, società cooperativa agricola Op per il settore olio d’oliva, olive da tavola e altri prodotti che fa riferimento a Coldiretti Sardegna, conta nell’isola un migliaio di soci. In questo caso l’Oristanese recita però il ruolo di cenerentola, con appena 25 soci diretti. In Sardegna i soci Apos hanno una superficie coltivata a ulivo di circa 2.200 ettari e producono ogni anno 1.600 quintali di olio extravergine.

Nel complesso, invece, gli oliveti sardi coprono 37.923 ettari, di cui 4.625 nell’Oristanese (12%). Storicamente in provincia sono la Planargia, il Montiferru, il Guilcier, il Sinis, il Grighine e l’Alta Marmilla le aree di maggiore concentrazione degli oliveti.

Nel corso dell’incontro è stato tracciato uno spaccato sull’olivicoltura e sul valore delle filiere nel comparto. Sono intervenuti il direttore di Coldiretti Oristano, Emanuele Spanò, e il presidente dell’organizzazione di produttori Apos, Antonello Fois.

Fa riflettere un dato: tra il 2010 e il 2020 in Italia il numero delle aziende agricole nel settore olivicolo ha registrato una riduzione del 35%. In Sardegna il calo è stato del 31%: 13 anni fa le aziende erano 31.212, mentre nel 2020 sono scese a 20.382.

“L’Oristanese è un territorio storico per l’olivicoltura. Il nostro obiettivo”, ha dichiarato il presidente dell’Apos Antonello Fois, “è raggruppare il potenziale olivicolo e oleario produttivo all’interno della nostra organizzazione, in modo che le aziende più strutturate possano innescare un circolo virtuoso affinché non si abbandoni questo settore”.

“Partiamo da Oristano perché questa provincia ha un patrimonio olivicolo importante”, ha aggiunto il direttore di Coldiretti Oristano, Emanuele Spanò, “nonostante i problemi che ha dovuto affrontare il settore nel 2021 a causa del grande incendio che ha colpito in particolare l’Alto Oristanese”.

L’appuntamento è stato l’occasione anche per presentare l’Apos nel territorio. Tra gli obiettivi dell’organizzazione di produttori c’è quello di valorizzare le produzioni olivicole e la loro commercializzazione. I servizi tecnici erogati da Apos supportano principalmente la produzione primaria delle aziende olivicole finalizzando l’attività al miglioramento qualitativo e quantitativo della materia prima.

Incontro olivicoltura Coldiretti e Apos a Oristano

Venerdì, 4 agosto 2023

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