"Patto del grano" tra Coldiretti e Casillo: minimo 51 euro al quintale e pagamenti immediati - LinkOristano
Agricoltura

“Patto del grano” tra Coldiretti e Casillo: minimo 51 euro al quintale e pagamenti immediati

La misura arriva in aiuto a un mercato sempre più assoggettato alle speculazioni

La firma del "Patto del grano" tra Coldiretti e Molino Casillo
La firma del "Patto del grano" tra Coldiretti Sardegna e Molino Casillo

Cagliari

L’accordo firmato oggi arriva in aiuto a un mercato sempre più esposto alle speculazioni

Un “Patto del grano” per rilanciare la cerealicoltura sarda, dando dei punti fermi al settore che più di tutti sta subendo le fluttuazioni del mercato a causa delle speculazioni. Lo hanno siglato questa mattina a Cagliari Coldiretti Sardegna e il Molino Casillo, tramite il Consorzio agrario di Sardegna. 

Si parte da due certezze: prezzo minimo di 51 euro al quintale, garantito per tutti, e pagamenti immediati: due pilastri per un mercato senza regole, in cui gli agricoltori sono in balia delle speculazioni internazionali, con i prezzi che salgono e che potrebbero crollare per dinamiche lontane dalle logiche locali, come lo sblocco definitivo della produzione ucraina e l’arrivo del grano dal Canada – mercati di riferimento per le importazioni – che incidono pesantemente sull’equilibrio del mercato interno.  

“A sette giorni dall’immissione della fattura paghiamo il grano al cerealicoltore. Con questo accordo siglato con la Coldiretti, avremo un prezzo minimo garantito per tutti, 51 euro al quintale”, afferma Vito Savino, responsabile di Molino Casillo in Sardegna.  

Grazie alla collaborazione del Consorzio agrario della Sardegna, il grano “potrà essere conferito in tutta la Sardegna nei nostri centri di ammasso: a Macchiareddu, Dolianova, Sestu, Villasor, Sardara, Senorbì, Tuili, Sanluri, Mogoro, Sassari nell’azienda Runchina”, spiega Dario Cadau a nome del Consorzio.  

“Da 100 anni garantiamo l’ammasso con i centri di stoccaggio su tutta la Sardegna”, afferma Giancarlo Picciau, presidente del Consorzio agrario, “dando un servizio insostituibile agli agricoltori soprattutto in questo momento di forte incertezza”. 

Il grano quest’anno sta raggiungendo prezzi record mai toccati prima, con aumenti di quasi il 90% rispetto allo scorso anno, quando era stato pagato in media al produttore circa 27 euro al quintale.  

Aumenti che non concederanno maggiori margini all’agricoltore, che ha già prodotto con costi elevatissimi: per fare qualche esempio, i concimi sono aumentati del 170%, il gasolio del 130%. Spese già affrontate per produrre il grano, a dimostrazione del periodo di forte incertezza che si sta vivendo, in cui i costi stanno lievitando in maniera spropositata e senza controllo. 

“Il Covid prima e la guerra in Ucraina dopo”, afferma il presidente di Coldiretti Cagliari, Giorgio Demurtas, “hanno creato tanta incertezza intorno al grano. Le due emergenze mondiali sono anche strumenti utili per gli speculatori per fare affari dalla caduta o dal rialzo dei prezzi delle materie prime. Per questo diventano fondamentali i due pilastri del Patto del grano, prezzo minimo garantito e pagamento immediato”. 

Secondo Coldiretti Sardegna, queste grandi emergenze mondiali, in particolare il recente conflitto in Ucraina, hanno fatto emergere l’importanza e la centralità del cibo e dunque quella di produrla nelle proprie terre. “Prima dello scoppio della guerra in Ucraina, abbiamo studiato insieme all’Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni il progetto Ri-coltivare la Sardegna, con l’obiettivo di produrre cereali e proteine in 100 mila ettari di terra già strutturati per l’irrigazione ma non ancora utilizzati”, afferma il direttore di Coldiretti Sardegna, Luca Saba. “Il progetto consentirebbe di acquisire una certa autonomia produttiva e limitare le speculazioni, soprattutto quelle legate da accordi di filiera tra agricoltori e allevatori, tra l’altro incentivati dal Pnrr, dove sono previsti per questi accordi 1,2 miliardi di euro”, prosegue Luca Saba.     

“In questo modo oltre alla produzione di cibo sano e garantito”, afferma Giorgio Demurtas, “si creerebbe un enorme valore aggiunto per la Sardegna, terra vocata alla coltivazione dei campi. Basti ricordare che tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 la Sardegna era la seconda regione dopo la Sicilia in cui si coltivava più frumento duro in Italia: 158.000 ettari contro gli odierni 30 mila, su 1,29 milioni totali nazionali. Il totale nazionale è ancora oggi pressoché simile”. 

 Venerdì 24 giugno 2022

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