Il Grig alla Regione: "Per fermare il far west delle rinnovabili serve una moratoria nazionale" - LinkOristano
Energia

Il Grig alla Regione: “Per fermare il far west delle rinnovabili serve una moratoria nazionale”

La petizione lanciata dall'associazione ambientalista ha già superato le 1.500 firme

Pale eoliche - parco eolico
Foto d'archivio

Cagliari

La petizione lanciata dall’associazione ambientalista ha già superato le 1.500 firme

“Non c’è stato alcuno stop al far west degli oltre 800 progetti per la realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili presentati per quasi 58 GW di potenza (quasi 30 volte la potenza degli impianti oggi esistenti in Sardegna, ben 7 volte l’obiettivo al 2030 stabilito in sede comunitaria). C’è stata l’approvazione di un disegno di legge che dovrà seguire il consueto iter in Consiglio regionale per la sua eventuale approvazione nel testo finale che l’aula consiliare deciderà”. È il commento del presidente del Gruppo di intervento giuridico Stefano Deliperi alla notizia dell’approvazione, da parte della Giunta regionale guidata dalla presidente Alessandra Todde, del disegno di legge “Misure urgenti per la salvaguardia del paesaggio, dei beni paesaggistici e ambientali”.

L’associazione ambientalista insiste invece sulla necessità di una moratoria nazionale che sospenda qualsiasi autorizzazione per nuovi impianti: per questa ragione nei giorni scorsi è stata lanciata una petizione online, già sottoscritta da più di 1.500 persone.

“Il disegno di legge”, va avanti la nota del Grig, “prevede ‘il divieto di realizzare nuovi impianti di produzione e accumulo di energia elettrica da fonti rinnovabili che incidono direttamente sull’occupazione di suolo’ anche per gli ‘impianti di produzione e accumulo di energia elettrica da fonti rinnovabili le cui procedure di autorizzazione o concessione sono in corso al momento dell’entrata in vigore della presente legge’ (art. 2) in attesa dei decreti del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica che individuino le aree idonee e non idonee per l’installazione di tali impianti (direttiva n. 2018/2001/UE, art. 5 della legge 22 aprile 2021, n. 53) e del successivo adeguamento del piano paesaggistico regionale (P.P.R.), comunque non oltre 18 mesi. Per la verità, non si tratta di rose e fiori, al di là di alcuni commenti entusiasti”.

“Innanzitutto”, sottolinea Deliperi, “nulla vien detto sui numerosi progetti di centrali eoliche offshore e non pare si sia tenuto adeguatamente conto della previsione del pur noto art. 20, comma 6°, del decreto legislativo n. 199/2021, secondo cui ‘nelle more dell’individuazione delle aree idonee, non possono essere disposte moratorie ovvero sospensioni dei termini dei procedimenti di autorizzazione’. La giurisprudenza costituzionale è stata estremamente chiara nell’attribuire allo Stato l’emanazione dei principi fondamentali della materia ‘energia’, fra cui le disposizioni in materia di individuazione di aree idonee e non idonee per l’ubicazione degli impianti, la predisposizione di un’autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio dei medesimi impianti, previa intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni-Province autonome. In particolare, lo Stato ‘attraverso la disciplina delle procedure per l’autorizzazione degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, ha introdotto princìpi che […] non tollerano eccezioni sull’intero territorio nazionale’ (sentenze n. 286 del 2019, n. 69 del 2018 e n. 99 del 2012; nello stesso senso, sentenza n. 177 del 2021)”.

“Una norma regionale che preveda la moratoria delle procedure, ovvero la sospensione delle autorizzazioni delle centrali eoliche e fotovoltaiche sul proprio territorio regionale”, denuncia il Grig, “verrebbe con altissima probabilità ancora una volta impugnata per conflitto di attribuzioni (art. 127 Cost.) dallo Stato davanti alla Corte costituzionale con esiti abbastanza prevedibili. Non solo. Lo stop proposto sarebbe ‘non tanto delle autorizzazioni, perché le istruttorie sono di competenza nazionale, quanto della loro realizzazione e messa in opera’: questo significa che un progetto potrebbe esser autorizzato, ma non potrebbe esser concretamente realizzato, determinando lo scontato avvio di azioni risarcitorie nei confronti della Regione. Come si vede, le perplessità (per non dir altro) sul piano giuridico non sono poche e nemmeno di poco conto”.

La strada che il Gruppo di intervento giuridico auspica è quella della moratoria nazionale, come detto. “La Regione autonoma della Sardegna”, scrive ancora Deliperi, “è coordinatrice della Commissione Ambiente ed Energia della Conferenza permanente delle Regioni e Province autonome: in quella sede può esser approvata una proposta di moratoria nazionale da portare alla Conferenza permanente Stato – Regioni e Province autonome, così da farla divenire provvedimento a efficacia nazionale. Una moratoria nazionale sarebbe più che giustificata”.

Giovedì, 2 maggio 2024

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