Buoni fruttiferi: Poste sott'accusa. Il caso arriva in Parlamento - LinkOristano

Buoni fruttiferi: Poste sott’accusa. Il caso arriva in Parlamento

"Taglio sugli interessi". Iniziativa della deputata Lucia Scanu (M5S) dopo un'azione di Adiconsum

Poste italiane - ufficio - cartello

Buoni fruttiferi: Poste sott’accusa. Il caso arriva in Parlamento
“Taglio sugli interessi”. Iniziativa della deputata Lucia Scanu (M5S) dopo un’azione di Adiconsum

La deputata del MoVimento 5 Stelle Lucia Scanu ha presentato un’interrogazione al Ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco per fare chiarezza sulle questioni legate ai buoni fruttiferi postali emessi da Poste Italiane dal 1986, sottoscritti dai risparmiatori.

“Risparmiatori che oggi si trovano ad avere risparmi dimezzati”, spiega la deputata Scanu. “Si parla anche di svariate migliaia di euro, a causa della modifica unilaterale degli accordi sui tassi di rendimento. Questo, appunto, ha portato migliaia di risparmiatori a non veder riconosciuto, dopo trent’anni, il diritto di ricevere i risparmi accumulati”.

Il Ministro Franco dovrà rispondere all’interrogazione parlamentare della deputata Lucia Scanu che chiede “di conoscere quali iniziative il Ministero intenda adottare per far sì che Poste Italiane riprenda a rispettare le decisioni dell’Arbitro Bancario Finanziario e, più in generale, atteso l’orientamento univoco, riconosca gli interessi stabiliti per i buoni fruttiferi della serie Q/P per gli anni dal 21° al 30° senza costringere gli investitori a ricorrere all’ABF e ai tribunali ordinari”.

Inoltre, nel documento parlamentare, la deputata sarda chiede quali iniziative intenda adottare per far sì che si preveda l’attivazione di un tavolo di conciliazione tra Poste Italiane s.p.a e le associazioni di consumatori riconosciute al fine di risolvere le questioni pendenti relative alla liquidazione dei buoni fruttiferi in oggetto.

Lucia Scanu

“Dal 1986 è stato adottato un decreto ministeriale, il numero 148, che, istituendo una nuova serie di buoni postali denominata dalla lettera progressiva Q, ha abbattuto, praticamente dimezzandoli, i tassi di rendimento prevedendone l’estensione a tutte le serie precedenti”, prosegue la deputata Scanu. “Secondo quanto evince dal parere della Corte Costituzionale- spiega la deputata Lucia Scanu- tale disposizione rappresenterebbe un ragionevole bilanciamento tra la tutela del risparmio e un’esigenza di contenimento della spesa pubblica e la Cassazione con sentenza n. 3963/2019 aveva escluso che Poste debba restituire i differenziali di interessi relativi ai buoni emessi prima del 1.7.1986. Tuttavia per una particolare serie, ossia quella denominata Q/P emessa tra il luglio del 1986 e il 1995, per adeguarsi al nuovo corso, Poste Italiane avrebbe dovuto stampare dei nuovi buoni, con nuovi tassi e nuovi rendimenti, invece non l’ha fatto – conclude la parlamentare – ha riadattando i vecchi buoni della serie P apponendoci sopra un timbro con i nuovi rendimenti, solo che, come fatto rilevare dalle associazioni dei consumatori, questa operazione è stata fatta male.”

“Infatti, in molti casi Poste Italiane non ha timbrato i vecchi buoni, oppure la maggior parte delle volte il timbro ha modificato solo la rendita dei primi venti anni, lasciando immutata quella dal ventunesimo al trentesimo e così, alla scadenza dei trent’anni, Poste ha riconosciuto gli importi previsti dal decreto 1986, mentre i risparmiatori pretendevano che per gli ultimi dieci anni fossero riconosciute le rendite stabilite dalla normativa precedente e indicate nei buoni fruttiferi”.

Secondo quanto riferito dalla parlamentare oristanese “sono migliaia i ricorsi che l’Arbitro bancario finanziario riceve ogni anno in merito a questa problematica, ma il parere dell’ABF non è vincolante, per questo motivo molti risparmiatori si sono rivolti ai tribunali ordinari dove i giudici hanno confermato l’orientamento degli Arbitri bancari finanziari: per gli ultimi dieci anni i sottoscrittori hanno diritto a ottenere i frutti stabiliti dalla legge pre-1986”.

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