"I trasferimenti a Bosa e Ghilarza come le cure palliative prima della morte" - LinkOristano
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“I trasferimenti a Bosa e Ghilarza come le cure palliative prima della morte”

Ordine dei Medici Oristano, Cimo, Anao - Assomed intervengono in difesa dei 13 medici in causa con l'Ats, dopo le dichiarazioni del sindaco di Bosa

Ospedale Mastino Bosa

“I trasferimenti a Bosa e Ghilarza come le cure palliative prima della morte”
Ordine dei Medici Oristano, Cimo, Anao – Assomed intervengono in difesa dei 13 medici in causa con l’Ats, dopo le dichiarazioni del sindaco di Bosa

Il presidente dell’Ordine dei Medici di Oristano Antonio Sulis, il segretario Anaao – Assomed Ats Sardegna Lugi Curreli e il segretario aziendale Cimo Giampiero Sulis, danno il loro supporto ai 13 medici del San Martino di Oristano, che hanno nuovamente diffidato l’Ats perché li costringe a trasferimenti obbligatori nei presidi ospedalieri di Bosa e Ghilarza. 

Con un comunicato difendono i medici dirigenti nella tutela dei loro diritti, rispondendo al sindaco di Bosa, Pier Franco Casula, che nei giorni scorsi ha chiesto che ritornino alla copertura dei servizi. 

Di seguito pubblichiamo il Comunicato firmato da Antonio Sulis, Luigi Curreli e Giampiero Sulis

Viste le dichiarazioni sulla stampa locale, suscita sconcerto la reazione del Sindaco di Bosa che difende il “Mastino”, presidio ospedaliero locale, attaccando i medici che hanno diffidato l’ATS, in quanto violate le proprie normative contrattuali e legislative in materia di orari, mobilità e servizio di guardia.

L’emergenza iniziale è diventata una situazione insostenibile in quanto nessun provvedimento di soluzione è stato attuato nel contempo e l’emergenza è diventata abitudine. Il sindaco dovrebbe tutelarsi contro i suoi colleghi amministratori della sanità sarda che hanno causato il declino e lo sfascio sia del San Martino di Oristano, che non è certo il “centro del mondo”, che del Delogu di Ghilarza e del Mastino di Bosa.

La soluzione dei “provvedimenti palliativi” che la politica ha messo in atto per sanare le gravi carenze di personale medico ospedaliero è, come per la medicina, una copertura temporanea, per arrivare in tempi opportuni, a una soluzione della situazione di criticità.

L’intento della protesta è evidentemente quello di tenere alta l’attenzione sull’argomento, a prescindere da campanilismi di sorta, poiché riteniamo che un eventuale silenzio al riguardo potrebbe solo determinare il prolungarsi dell’attuale stato di “provvedimento palliativo” a uno stato di “soluzione mai del problema” e questi tempi diventino ingiustificatamente “Biblici”.

Non ci pare utile il ricorso a un avvocato per “precettare” medici che si rechino nei presidi ospedalieri di Bosa e Ghilarza, bensì trovare vie legali opportune e rapide che smuovano, chi di dovere, a portare avanti le procedure che a essi fanno capo, con tempi veloci che possano far superare, definitivamente, gravi emergenze come questa.

Si ricorda inoltre che i colleghi che si sono recati presso i Presidi ospedalieri di Bosa e Ghilarza, mai si sono rifiutati o hanno ostacolato il regolare funzionamento dei reparti e dei servizi, ma si sono sempre dedicati e applicati con professionalità.

Certe esternazioni portano sconcerto nell’opinione pubblica e potrebbero alimentare sfiducia nei confronti della classe medica in un momento in cui la politica nazionale, la federazione degli ordini dei medici e le organizzazioni sindacali stanno promuovendo una serie di iniziative per combattere la violenza verbale e fisica nei confronti di medici e operatori sanitari.

Citare il giuramento di Ippocrate adombrando comportamenti non consoni da parte dei colleghi precettati per garantire il funzionamento dell’ospedale di Bosa, pare del tutto improprio.

Sabato, 8 febbraio 2020

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