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Nel settore lapideo sardo export in crisi, ma le aziende resistono

Indagine di Confartigianato. Parla il presidente Matzutzi. I dati della provincia di Oristano

Nel settore lapideo sardo export in crisi, ma le aziende resistono
Indagine di Confartigianato. Parla il presidente Matzutzi. I dati della provincia di Oristano

Export in crisi ma le imprese sarde resistono nel settore lapideo della Sardegna. Lo evidenzia uno studio della Confartigianato Sardegna. Una fotografia in chiaroscuro del settore che nei decenni ha contribuito a sostenere l’economia regionale e a far conoscere le produzioni isolane di qualità nel mondo come avvenuto quando vie, piazze e palazzi di Manhattan, Dubai e Shangai venivano lastricate di marmo di Orosei, granito di Buddusò o basalto della provincia di Oristano.

I dati, rilevati dall’Osservatorio di Confartigianato Sardegna per le MPI (fonte UnionCamere 2016-2017), descrivono un comparto regionale di 528 imprese, di cui 350 artigiane (66,3% del totale); queste ultime, con i numeri in leggera crescita rispetto alla fine del 2016 (+3 nel primo trimestre 2017), danno lavoro a 282 dipendenti per un totale di 692 addetti. L’analisi, in ogni caso, ha anche registrato sia i 310mila metri cubi di “pietre ornamentali” estratti dalle cave sarde, sia il “crollo” del comparto dal 2009 quando nell’Isola venivano censite 414 realtà artigiane, arrivate a 367 nel 2013 e 347 nel 2016: dall’inizio della crisi sono scomparse 63 micro e piccole aziende ovvero il 16,1% del comparto è stato cancellato.

Antonio Matzutzi

Preoccupante la situazione dell’export nonostante l’ingente quantità di materiale estratto. I bassi numeri sono derivati dal fatto che le pietre, nella stragrande maggioranza dei casi, vengono vendute a società della Penisola come “materia prima” che, in un secondo tempo, viene trasformata in semilavorati o in prodotti finiti. Nel 2016 numeri delle esportazioni di pietre tagliate, modellate e finite made in Sardegna ammonta a 2,1 milioni di euro: il 41,1% destinato a mercati UE28 e il 58,9% a mercati Extra UE28. Rispetto al 2015 la domanda di pietre proveniente da mercati esteri è scesa del 30,4%, flessione determinata dal calo delle vendite sui mercati Extra UE28 (-43,1%).
Un settore che regge nel saldo aperture/chiusure, grazie soprattutto alle grandi commesse ottenute negli anni precedenti, ma con un futuro che si presenta come un grosso punto interrogativo, anche a causa del clima di instabilità che si respira a livello internazionale del quale il comparto non può che risentire, poiché fortemente caratterizzato da una pesante dipendenza dai mercati esteri.
“Solo una piccola parte del fatturato, che interessa gran parte delle micro imprese del settore, proviene dal mercato interno – spiega Antonio Matzutzi, neo Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna e titolare di una impresa del settore lapideo – la maggior parte del lavoro arriva dall’estero e c’è preoccupazione per i segnali d’incertezza e di flessione che vengono da alcune realtà importanti”.

“In questo momento – spiega Matzutzi – non siamo ancora definitivamente ripartiti dopo la crisi del 2009 e ritrovarsi nel mezzo a una nuova bufera sarebbe un problema non da poco”.

Insomma la ripresina è fragile e uno stop potrebbe cancellare in un sol colpo quanto di buono si è provato a costruire per uscire dal guado.
Le incertezze alle quali fa riferimento il Presidente di Confartigianato Sardegna sono in particolare quelle della Turchia che ha ridotto gli acquisti rispetto del 2016 del 46,9% così come i segni negativi di altri Mercati che hanno fatto segnare una flessione del 58,6%.

Elaborazione Confartigianato Sardegna

Proprio sull’export, i primi 5 Paesi – che rappresentano il 67,6% delle esportazioni totali di pietre della Sardegna – sono Francia (21,8%), Spagna (14,3%), Turchia (10,8%), Albania (10,8%) e Libia (9,8%). Di questi Paesi 3 su 5 registrano una variazione positiva: Libia (+77,3%), Francia (+75,3%) e Albania (+59,7%) mentre crolla il mercato in Spagna (-28,9%) e Turchia (-46,9%). Il 50% delle vendite sui mercati esteri di pietre tagliate, modellate e finite sono realizzate da imprese della provincia di Nuoro-Ogliastra che esporta per 1milione 110mila euro.
A livello territoriale, la provincia sarda che conta il maggior numero di imprese artigiane di lapidei (123) è Sassari, seguita da Cagliari (115), Nuoro (77) e Oristano (35). Sul fronte degli addetti, tra estrazione e trasformazione, quella che impiega più personale è Cagliari con 244, seguita da Sassari con 226, Nuoro con 139 e Oristano con 83, con una dimensione media aziendale di 2,4 addetti.
Sulle aziende pesano anche gli scarsi appalti pubblici e le incertezze delle norme legate alla legge Urbanistica, che influiscono negativamente sui sistemi del pubblico e del privato.

“I primi, e non è una novità – continua Matzutzi – sono sempre più rarefatti probabilmente anche a causa delle incerte applicative del codice degli appalti. Mancando questi, soffrono anche le imprese che eseguono i lavori e quelle fornitrici, come avviene per i lapidei. Una fonte importante di sostentamento potrebbe, per esempio, arrivare dalla riqualificazione dei centri storici”. “Nel secondo caso – prosegue il Presidente – la legge interessa maggiormente il privato. Questa, se approvata, potrebbe fornire uno slancio positivo alla ripartenza del comparto, notoriamente legato all’edilizia privata”.

Però una soluzione, anche se non immediata, alla crisi, potrebbe venire dalla “crescita imprenditoriale” delle imprese de la loro mettersi in rete.

“La tendenza – sottolinea Matzutzi – è sempre più quella di far crescere le aziende per specializzarle non solo nell’estrazione ma anche nella trasformazione della materia prima in modo da valorizzarla”.

“Ottimi esempi di arrivano, per esempio, dalla Toscana – conclude – le imprese si sono consorziate e hanno investito per iniziare la trasformazione del marmo producendo lastre e semilavorati, riuscendo così riesce a trattenere una maggiore ricchezza sul territorio. Anche in Sardegna dovremmo fare questo”.

Venerdì, 24 giugno 2017

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