Coronavirus: "L'ospedale di Ghilarza aiuterà, ma non scordate le promesse" - LinkOristano
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Coronavirus: “L’ospedale di Ghilarza aiuterà, ma non scordate le promesse”

Il Comitato civico per il Delogu interviene sulla riorganizzazione dei servizi

Ghilarza - Ospedale Delogu - Pronto Soccorso

Coronavirus: “L’ospedale di Ghilarza aiuterà, ma non scordate le promesse”
Il Comitato civico per il Delogu interviene sulla riorganizzazione dei servizi

Anche in questo periodo di emergenza, il “Comitato Civico per l’Ospedale Delogu bene comune” si espone in prima linea per difendere il proprio presidio: in lungo comunicato espone punti a favore, dubbi e perplessità sulla nota con cui la Direzione sanitaria ha comunicato sia la riorganizzazione delle attività chirurgiche nei Presidi minori, che la riqualificazione dei servizi di Primo soccorso e la centralizzazione delle organizzazioni di Anestesia e Rianimazione. Anche l’ospedale di Ghilarza userà le proprie risorse per combattere l’emergenza da coronavirus, ma questa non dovrà essere una scusa – dice il Comitato – per non garantire, appena terminata la pandemia, l’adeguato impiego di personale medico. 

Di seguito pubblichiamo l’intervento del Comitato.

Ci siamo iscritti tutti, fin dalla nostra iniziale costituzione in Comitato, al lungo elenco degli uomini liberi e abbiamo denunciato, da subito e pubblicamente, una sorta di avvertito e strisciante mobbing aziendale diretto a scoraggiare, se non a impedire, il sentire e il parlare dei lavoratori del comparto sanità, altro e diverso rispetto al verbo dei vertici, non solo regionali ma anche di area provinciale.

Per questo non possiamo, adesso, non unirci convintamente al coro di quanti lamentano, con l’Ordine dei giornalisti della Sardegna e l’Associazione della Stampa sarda, la scandalosa limitazione della libera manifestazione del pensiero e della libera informazione derivanti dalla recente direttiva emanata della Regione sull’attività di comunicazione istituzionale diretta verso la popolazione.

Peraltro, la recentissima “Nota di ATS Sardegna/Dipartimento delle Attività Ospedaliere, datata 11 marzo, con cui la Direzione Sanitaria comunica sia la riorganizzazione delle attività chirurgiche nei Presidi minori che la riqualificazione dei servizi di Primo Soccorso e la centralizzazione delle organizzazioni di Anestesia e Rianimazione” non può piovere torrenzialmente sull’intera rete ospedaliera regionale e sui territori direttamente interessati e coinvolti accolta solo da timoroso silenzio.

Troviamo la nota sostanzialmente fuori tempo, rigidamente ancorata al passato contro cui abbiamo convintamente lottato, quello del rigore e dei tagli dissennati nel settore della sanità pubblica; la troviamo sorda, cieca e inoperante sul presente che, già oggi, complice il dilagare del coronavirus, sta ripensando il concetto stesso di sanità pubblica e il suo urgente bisogno di investimenti massicci in termini sia ordinari che straordinari (assunzione di operatori medici, infermieristici e tecnici, taglio delle abilitazioni post laurea, apertura e potenziamento di reparti, acquisizione di nuove attrezzature.

Consideriamo la stessa nota strumentalmente articolata in una prima parte ordinaria e strutturale, di certo colpevolmente tardiva in termini applicativi del combinato disposto dal D. M. 70/2015 e dal piano regionale di revisione della rete ospedaliera, e in una seconda parte straordinaria ed emergenziale,
neanche adeguatamente specificata in rapporto alle urgenze determinate dalla comparsa e dalla diffusione del contagio di coronavirus anche nell’area oristanese.

Non dimentichiamo che il Comitato è nato, si è radicato e opera nell’interesse della popolazione di un’area geograficamente estesa al Guilcier, al Barigadu, al Marghine e al Sinis-Campidano di confine, con la finalità di difendere la persistenza e la funzionalità dei servizi ospedalieri del Delogu di Ghilarza, così come configurati nel piano regionale.

Tale compito ci spinge a sottolineare gli aspetti positivi della prima parte della nota sottoscritta dalla Direzione sanitaria del Dipartimento delle Attività Ospedaliere.

La leggiamo, infatti, come importante passo avanti anche verso la riapertura e la stabilizzazione del vecchio Pronto Soccorso del nostro ospedale e la interpretiamo come passaggio applicativo anche della nostra richiesta, ribadita da ultimo nel comunicato 20, di configurazione strutturale dei punti di Primo Intervento, per i quali chiediamo alla Commissione regionale competente e allo stesso Consiglio regionale di adottare la denominazione specifica di presidi di Primo Intervento, per sottolinearne la particolare valenza in termini di lotta e contrasto al progredire del fenomeno dello spopolamento nelle aree deboli e
marginali della nostra Isola.

Appare certo e chiaro, infatti, che solo la permanenza delle strutture di servizio pubblico (sanitarie, scolastiche, assistenziali, postali, bancomat, caserme…) possono trattenere gli attuali residenti nelle comunità di appartenenza.

Abbiamo da sempre condiviso la logica della revisione della rete ospedaliera, intesa come passaggio da una vecchia configurazione dispersiva e confusamente generalista ad una nuova, segmentata per livelli di competenza, di appropriatezza e di capacità di adeguata risposta.

Per quanto l’obiettivo sia stato perseguito fino ad oggi in modo inadeguato e disarmonico e, spesso, con supponenza autoritaria e indisponibilità all’ascolto e al confronto, che non hanno aiutato la causa, troviamo nella nota già richiamata l’indicazione finalmente chiara e concreta del percorso di accettazione e urgenza in ambito regionale.

Per rimanere a casa nostra, a Ghilarza quindi, va precisato che il passaggio dal vecchio Pronto Soccorso al nuovo presidio di Primo intervento appare solo nominalistico perché, di fatto, quello del Delogu non è mai stato un Pronto Soccorso accreditabile e reale, se non altro perché privo di rianimazione e delle figure professionali indispensabili previste dalla normativa specifica.

Il fatto, dunque, che il nuovo presidio abbia “una natura mista ospedaliero-territoriale e possa assicurare solo il trattamento delle non urgenze e delle urgenze minori (codici bianchi e verdi) e non possa assicurare il trattamento delle emergenze (codici rossi) e delle urgenze (indifferibili e differibili, codici arancioni e codici azzurri ovvero ex codici gialli)” noi lo leggiamo come elemento di doverosa chiarezza e di garanzia effettiva per il territorio.

Appare naturale e scontato, quindi, che “le emergenze e le urgenze dovranno quindi, sempre e senza eccezione alcuna, essere indirizzate e condotte dal sistema di soccorso territoriale afferente all’Areus, ai presidi di Cagliari, Carbonia, San Gavino Monreale, Oristano, Lanusei, Nuoro, Alghero e Olbia, Tempio Pausania, Ozieri e Iglesias, secondo criteri di appropriatezza e non di prossimità territoriale”.

Non ci convince, invece, e ci lascia fortemente perplessi, la genericità dell’affermazione “la organizzazione dei punti di Primo Intervento sarà assicurata con risorse afferenti sia al territorio (medici specialisti ambulatoriali, medici di continuità assistenziale e medici incaricati di emergenza sanitaria) che all’ospedale medici dipendenti operanti nei reparti del Presidio.

Presso ciascuno dei presidi con PPI sarà definito, col coinvolgimento dell’Areus, uno specifico percorso che assicuri: 1. Modalità di assicurazione delle non urgenze e delle urgenze minori; 2. Modalità di organizzazione dei trasferimenti primari dal PPI al Pronto Soccorso o al DEA”.

Per quanto ci riguarda, crediamo che, fatto salvo l’arco orario di apertura h. 24, la tipologia e la qualificazione degli operatori dei PPI vada puntualmente definita col concorso delle Organizzazioni rappresentative di tutti i lavoratori del comparto sanità, avendo chiaro che nessun paziente arriva in Presidio con la targa del codice di gravità e che, quindi, l’operatore medico di riferimento deve avere adeguata e sicura capacità di diagnosi e, anche nel peggiore dei casi, deve essere in grado di garantire il necessario intervento di stabilizzazione del malato per consentirne il trasporto ad altra sede in totale sicurezza.

Ovviamente rimaniamo fermamente contrari all’indicazione che il trattamento delle non urgenze e delle urgenze minori (codici bianchi e verdi) possa essere scaricato sui medici operanti nei servizi ospedalieri di Medicina e di Chirurgia. Sarebbe un ritorno ad un utilizzo improprio e assolutamente inaccettabile, peraltro già sanzionato con relative sentenze della Magistratura.

Concordiamo, invece, con la specificazione che a Ghilarza “l’attività chirurgica sarà esclusivamente elettiva con setting di day e week surgery”. Ovviamente, dovrà essere programmata e garantita in termini di reale continuità operativa, superando rapidamente i limiti del passato e del presente.

Naturalmente, comprendiamo e non possiamo che accettare che, anche nell’Ospedale di Ghilarza, “le turnazioni dei dirigenti anestesisti-rianimatori siano sospese con effetto immediato e le relative risorse siano impiegate nelle attività correlate alle nuove e maggiori esigenze imposte dall’epidemia CoVID-19” purché già da subito, col ricorso al monte di assunzioni straordinarie messo a disposizione dal Governo nazionale, o appena superato il periodo di pandemia, venga comunque garantita la presenza ordinaria dei dirigenti anestesisti-rianimatori indispensabili per la continuità del servizio di day e week surgery e del servizio di radiologia.

Sarebbe semplicemente delittuoso che la burocrazia sanitaria scelga, invece, di dilatare ulteriormente i già lunghi tempi di attesa che i malati debbono sopportare per gli interventi chirurgici e le prestazioni specialistiche!

Per il Coordinamento: Raffaele Manca – Livio Deligia – Immacolata Boeddu

Giovedì, 26 marzo 2020

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