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Economia

Nell’Oristanese la ceramica è donna: a guida femminile il 70% delle imprese

Il segretario di Confartigianato Oristano, Marco Franceschi: "Legami col territorio per valorizzare le eccellenze"

Tessingiu 55esima edizione
Foto d'archivio

Oristano

Il segretario di Confartigianato Oristano, Marco Franceschi: “Legami col territorio per valorizzare le eccellenze”

Nell’Oristanese è gestito da donne il 70% delle imprese impegnate nel settore della produzione di manufatti in ceramica. Un dato molto alto, superiore alla media regionale del 47,2%. È quanto emerge dal dossier “Ceramica ad alta vocazione artigiana in Sardegna” realizzato dall’Ufficio studi di Confartigianato Sardegna, che ha analizzato i dati 2023 di UnionCamere-Infocamere e Istat.

Sono 118 le imprese che in Sardegna si occupano di fabbricazione di prodotti in ceramica e porcellana per uso moderno o tradizionale, e  circa 200 gli addetti. Sul totale delle attività ben 100 (l’84,7%) sono artigiane: l’incidenza più alta in Italia. L’isola, con questi numeri, si classifica al 9° posto in Italia per consistenza del comparto, che al primo posto vede la Sicilia con 484 realtà, seguita dalla Campania con 433. Il panorama delle produzioni è vario: pezzi artistici e vasellame, di uso domestico e da toletta, ma anche statuette e articoli ornamentali, vasi, brocche e recipienti utilizzati per trasporto o confezionamento di merci, articoli sanitari e pezzi isolanti.

A livello territoriale, 55 imprese (47 artigiane) operano nella vecchia provincia di Cagliari, 32 realtà (29 artigiane) in quella di Nuoro, 23 in quella di Sassari-Gallura (17 artigiane) e 8 a Oristano (7 artigiane).

“Al di là dei numeri che non ci riconoscono un primato”, ha commentato il segretario di Confartigianato Imprese Oristano, Marco Franceschi, “la qualità dei prodotti in ceramica per l’Oristanese è sicuramente da podio: la cifra stilistica è molto elevata. Inoltre, molti ceramisti non oristanesi e che oggi lavorano fuori provincia si sono formati nel nostro liceo Artistico. L’artigianato artistico è una bandiera, a prescindere dai numeri. Fa bene l’assessore regionale dell’Artigianato Franco Cuccureddu a valutare il riavvio di un’agenzia per la promozione delle creazioni artistiche sarde. Certi mestieri, se non agevolati, non hanno previsioni rosee di futuro”.

Lo studio “Ceramica ad alta vocazione artigiana in Sardegna” è stato presentato da Franceschi, durante la tavola rotonda “Artigianato nella nostra storia rurale. Arti e mestieri”, organizzata nei giorni scorsi dal Comune di Ollastra, nell’ambito delle iniziative della “Fiera di San Marco”.

“Creare sinergie e reti sulla ceramica sarda, artistica e di design ma anche tipica e tradizionale, rappresenta quel valore aggiunto di cui abbiamo bisogno per valorizzare le eccellenze isolane”, ha affermato il segretario di Confartigianato Imprese Oristano durante il suo intervento a Ollastra. “C’è la volontà di promuovere le realtà territoriali e rendere questi prodotti elementi distintivi e altamente attrattivi di tutta l’isola”.

“Con l’approvazione e l’avvio del percorso attuativo del regolamento sulle indicazioni geografiche per i prodotti artigianali”, ha proseguito Franceschi, “anche per la ceramica ad alta vocazione artigiana si apre uno dei più importanti capitoli fortemente caratterizzati da un legame inscindibile e duraturo con i territori. Si tratta di specificità che testimoniano la storia e la tradizione delle nostre produzioni e che, contemporaneamente, esprimono la capacità di innovarsi e di affrontare costantemente le sfide del cambiamento nei mercati. La valorizzazione e la protezione delle indicazioni geografiche tipiche non è una rivendicazione sterile, ma un modo per rendere riconoscibile un modo di vivere, di pensare, di credere, di agire, di intraprendere, di produrre, di modificare il mondo intorno a noi, come parte integrante della nostra contemporanea identità culturale”.

Il settore della ceramica fa parte dei comparti manifatturieri a maggiore intensità energetica insieme ad alimentare, carta, chimica, gomma e materie plastiche, metalli, vetro e cemento. Per questo nel settore il 68% delle imprese ha adottato buone pratiche nel digitale nel 2023 mentre ben il 40,3% delle aziende ha investito in prodotti e tecnologia per il risparmio energetico (67,5% miglioramento del processo produttivo, 61% miglioramento del prodotto finale, 28% riduzione consumo di energia e materiale).

A livello nazionale le imprese della ceramica generano un fatturato di 450 milioni di euro, di cui il 62,4% viene esportato (quota superiore di 16 punti percentuali rispetto al 46,5% del Manifatturiero), ed un valore aggiunto di 182 milioni di euro. Per quanto riguarda l’occupazione, il comparto della ceramica conta 5.815 addetti, di cui 3.511 sono nell’artigianato, rappresentando il 60,4% degli addetti del comparto. Nel loro complesso, le micro e piccole imprese (MPI) originano l’82,3% dell’occupazione, il 62,0% del valore aggiunto ed il 55,8% del fatturato del settore. Nel 2023 nelle professioni legate alla produzione di ceramica le micro e piccole imprese richiedono 860 lavoratori, di cui 540, pari al 62,8% sono di difficile reperimento, quota che supera di 14,7 punti il 48,1% del totale entrate in MPI.

Più di 4 imprese della ceramica su 10 sono guidate da donne. Il comparto ha una elevata presenza di imprese femminili: si tratta di 1.132 imprese attive che rappresentano il 41,6% delle imprese del comparto, quasi il doppio del 22,7% del totale economia e oltre il doppio rispetto al 18,0% del Manifatturiero. Tra le maggiori regioni per imprese del comparto della ceramica, la quota di imprese femminile nella ceramica è più elevata e superiore alla media in Emilia-Romagna con il 51,0%, Sardegna con il 47,2% e Lombardia con il 45,3%.

Marco Franceschi Confartigianato
Marco Franceschi

Secondo le ultime evidenze disponibili, relative ai 12 mesi terminanti a novembre 2023, le esportazioni del comparto della ceramica ammontano a 318 milioni di euro, di cui 233 milioni in prodotti in ceramica per usi domestici e ornamentali (73,3%) e 85 milioni in altri prodotti in ceramica (26,7%). L’Italia è il 6° esportatore europeo del comparto della ceramica con una quota dell’8,7% sul totale Ue. In chiave dinamica, nei primi 11 mesi del 2023 le vendite del made in Italy crescono del 2,1%, in controtendenza rispetto al -2,8% della media Ue. In crescita le vendite nei primi tre mercati: Germania a +7,3%, Francia a +3,0% e Stati Uniti a +1,6%.

“L’avvio del percorso di riconoscimento delle indicazioni geografiche”, ha concluso il segretario di Confartigianato Oristano, “avrà quindi un ruolo fondamentale per mantenere alta la competitività del made in Italy, mettendo in evidenza le produzioni realizzate da aziende radicate sul territorio, con tradizioni manifatturiere secolari, capacità di proporre prodotti che si adattano alle esigenze della clientela, superando la logica della standardizzazione. Per questo, siamo orgogliosi di essere ‘attori indispensabili’ di questo processo affinché il percorso di attuazione del Regolamento comunitario 2411 del 2023 possa prendere rapidamente il suo cammino”.

Tolto il settore della ceramica, l’artigianato tipico e tradizionale della Sardegna, pur rappresentando una piccolissima parte di tutto il comparto, rappresenta l’immagine vera e propria della cultura e delle radici dell’isola. Le imprese regolari sono poche (prevalentemente oreficeria, tessuti, ceramiche, legno, pelle, metalli non preziosi, coltelleria, vetro, pietra, intreccio), in rappresentanza di meno dell’1% di tutto l’artigianato regionale. Con una media di 2,2 addetti per azienda, possiamo contare circa 400 addetti ufficiali. Il valore aggiunto (stimato) è di circa 95 milioni di euro (diretto, indotto e nero) con un valore aggiunto, sul totale dell’artigianato sardo, del 4,4%. Il valore dell’export (tra certificato e stimato) di prodotti in legno e sughero, coltelleria, mobili, tessuti, porcellana, ceramica, vetro, vale oltre 25 milioni di euro. Due i punti dolenti del settore: le 1500 “entità” non regolari, non registrate alle Camere di Commercio, e il “falso”, circa il 50% dei prodotti non è di produzione regionale. In 5 anni sono arrivati in Sardegna oltre 27 milioni di euro di prodotti contraffatti (la maggior parte oreficeria).

L’artigianato artistico costituisce un grande patrimonio culturale ed economico e rappresenta nel mondo l’emblema del gusto, della creatività, dell’unicità del made in Sardinia. Il “fatto ad arte sardo”, per la sua capacità di essere pezzo unico e su misura è per l’isola un’enorme risorsa creativa e reattiva contro l’omologazione del gusto indotta dalla globalizzazione e rappresenta la difesa della memoria, dell’identità e della diversità. Ma l’artigianato d’arte, è anche tra i settori a maggiore rischio d’estinzione, a causa degli alti costi d’impresa, delle difficoltà burocratiche e degli oneri nella trasmissione dell’attività e nella formazione dei giovani, dei problemi nella commercializzazione e del fenomeno, come abbiamo detto, della contraffazione.

L’attività artigiana delle imprese del tipico e tradizionale sardo, nei vari territori, è importante dal punto di vista dell’attrattività e del mantenimento della tradizione e della memoria. Di certo con possiamo dire altrettanto per il valore economico che questo settore porta in dote. La maggior parte di queste micro attività scompare nel silenzio perché troppe non reggono il ritmo delle produzioni industriali e perché, se economicamente valide, la loro diffusione commerciale è limitata.

“Da anni”, si legge in una nota di Confartigianato, “diciamo che tali professionalità avrebbero bisogno di due elementi basilari: i fondi e le strutture. Il primo fattore servirebbe a riequilibrare economicamente l’attività, ovvero renderla competitiva da punto di vista commerciale, affinché mantenga la propria identità artigianale, mentre il secondo sarebbe necessario per farla ‘vivere’, esercitandola, ad esempio, in contesti che stiano all’interno di spazi espositivi”.

Giovedì, 2 maggio 2024

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