Caro bollette e prezzi delle materie prime alle stelle: in provincia di Oristano scatta la cassa integrazione - LinkOristano
Economia

Caro bollette e prezzi delle materie prime alle stelle: in provincia di Oristano scatta la cassa integrazione

Aziende in grande difficoltà

caro bollette foto archivio
Foto d'archivio

Oristano

Aziende in grande difficoltà

Il caro bollette e l’aumento dei prezzi delle materie prime stanno mettendo in seria difficoltà anche molte aziende oristanesi, tanto che alcune hanno deciso di ricorrere  allo strumento della cassa integrazione.

“Stiamo iniziando a ricevere dalle attività del territorio pratiche per la cassa integrazione”, racconta la direttrice della Confcommercio di Oristano, Sara Pintus. “Questo significa che le aziende non solo non riescono a pagare le bollette, ma non ce la fanno a coprire neppure gli altri costi e sono quindi costrette a fare scelte dolorose”.

C’è chi, per assurdo, oggi incassa più del periodo pre-Covid, ma oggi vedere il proprio margine di guadagno  azzerato. “In questo periodo stiamo lavorando meglio dei mesi pre-Covid, però non ci rimane nulla. Le spese sono troppo elevate, se continua così non ce la facciamo”, conferma Giuseppe Casu, che a Oristano è il titolare della pizzeria La Tana del Lupo.

I rincari stanno mandando al tappeto tante attività commerciali del territorio. Chiaramente, a patire in misura maggiore la crisi sono le imprese che dipendono più di altre dall’energia. E ce ne sono tante pure nell’Oristanese. È il caso, per esempio, di panifici e pasticcerie, delle macellerie e pure delle pizzerie che utilizzano i forni elettrici.

“Stiamo vivendo una situazione assurda”, va avanti Casu de La Tana del Lupo, “prima pagavo 5.000 euro di bolletta all’anno, ora siamo a 10.000 euro. In un condominio è difficile pensare a un forno a legna, quindi ho optato per l’elettrico. In commercio ci sono forni a basso consumo, ma bisogna fare tante valutazioni, perché si parla di investimenti da 20.000 euro”. Inoltre, incidono notevolmente i prezzi maggiorati delle materie prime. “Un chilogrammo di mozzarella costava 6 euro, ora 7,20”, evidenzia Casu, “un sacco di farina costava 16 euro, oggi 27. Un pacco da 100 cartoni per la pizza costa 24 euro, mentre in passato riuscivo ad acquistarlo a 12,90 euro. Anche il prezzo della polpa di pomodoro è quasi raddoppiato”.

“L’incertezza ci spaventa tanto”, commenta preoccupato  il segretario generale di Confartigianato Oristano, Marco Franceschi, “in gioco ci sono più variabili che non consentono di pianificare e di sapere quale sarà il risultato aziendale. Confartigianato chiede la separazione chiara della componente elettrica da quella gas, perché la luce non può seguire il trend di aumento del gas. Tra le richieste c’è anche quella di incentivare le imprese più fragili, quelle che non hanno alcun paracadute e con marginalità ormai al limite. In più, bisogna che ci si focalizzi sul risparmio energetico, in alcuni casi magari modificando le nostre abitudini. Penso per esempio che alcuni rivedranno l’orario di apertura e decideranno di chiudere al tramonto. Un’altra forma di abbattimento dei costi è l’autoproduzione di energia. Ma non tutti hanno a disposizione le risorse o gli spazi adatti per l’installazione di pannelli fotovoltaici”.

A causa delle bollette pazze e del caro materie prime ci si aspetta anche un calo delle produzioni. “Il costo dell’energia è quadruplicato”, dice Giuseppe Montini, titolare di una pasticceria ad Ales, “se a giugno 2021 pagavamo 1.000 euro al mese, ad agosto di quest’anno invece siamo arrivati a 4.000 euro. Da settembre, però, abbiamo cambiato operatore e bloccato il prezzo per due anni. Per contenere i consumi siamo costretti a produrre meno, ma non possiamo certo spegnere il forno o la cella di lievitazione. Stiamo lavorando mese per mese”.

“Siamo stati costretti ad aumentare di poco il prezzo delle paste e delle torte”, prosegue Montini, “ma non andremo certo a coprire così i costi di queste bollette esagerate. Il burro costava 7 euro al chilogrammo, oggi è arrivato a 13 euro. Anche il costo della farina è raddoppiato”. E con il Natale che si avvicina torneranno i panettoni artigianali, una specialità della pasticceria di Ales. “Non rinunceremo”, dice ancora il titolare, “al limite faremo un quantitativo ridotto di panettoni, magari riducendo la pezzatura. L’anno scorso il nostro panettone classico mandorlato costava 22 euro al chilogrammo, quest’anno penso non riuscirò a metterlo in vendita a meno di 27-28 euro al chilo”.

Produce panettoni artigianali anche il panificio Cappai di Milis. “Siamo stati costretti a ritoccare i prezzi dei prodotti maggiormente ricercati”, commenta Carla Cappai, “specialmente quelli realizzati con le materie prime più costose. Il prezzo del pane più semplice è rimasto più o meno lo stesso, vogliamo dare la possibilità a tutti di mangiare. Conosciamo tanti pensionati in difficoltà, arrivare a fine mese per loro è dura. I panettoni saranno interessati dagli aumenti maggiori. Oggi, per esempio, i canditi vengono quasi battuti all’asta. Per questa ragione il panettone classico, che nel 2021 era in vendita a 18 euro al chilogrammo, quest’anno raggiungerà almeno 25 euro”.

“Da luglio ad agosto la bolletta dell’energia elettrica è passata da 1.070 a oltre 2.800 euro”, sottolinea Carla Cappai, “noi, inoltre, abbiamo i forni a gasolio. Si tratta di gasolio da riscaldamento, quindi non ci spetta neppure il contributo di 15 centesimi in meno alla pompa. Tra gli aumenti più significativi ci sono quelli su farina, strutto e burro, senza dimenticare l’olio di semi, che siamo arrivati a pagare anche più di 3 euro al litro”.

A Donigala Fenughedu Gianni De Muro, che è anche presidente della Federcarni provinciale, aderente alla Confcommercio, racconta dell’esperienza della sua macelleria: “Noi macellai non ci siamo mai lamentati”, dichiara De Muro, “ma oggi c’è il rischio che tanti non ce la facciano più. Siamo in grande difficoltà come mai prima. So di colleghi che fino a poto tempo fa pagavano sotto i 1.000 euro di corrente e oggi ricevono bollette chi da 3.000 e chi da 5.000 euro. E sta aumentando pure il costo della carne, con rincari partiti già prima del conflitto bellico in Ucraina. Su alcuni tipi di carne come il pollame si registrano aumenti anche del 30%. Inoltre, non vanno dimenticati gli aumenti sui prodotti che utilizziamo per il confezionamento. Il consumatore paga la carne il 10-15% in più, ma i maggiori costi per noi macellai sono decisamente superiori. Si rischia di perdere le piccole attività di paese o di quartiere, negozi che hanno anche un ruolo sociale”.

“A farci paura è che il problema non è di immediata risoluzione”, conclude la direttrice della Confcommercio di Oristano, Sara Pintus. “Le aziende sono oggettivamente in difficoltà. E novembre alle porte non aiuta, si tratta infatti del mese in cui storicamente si acquista meno. Confcommercio chiede che si calmieri il prezzo dell’energia, compresi il gas e il petrolio. Il Governo e l’Ue sono chiamati a promuovere politiche efficaci in questo momento di emergenza”.

Giovedì, 13 ottobre 2022

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