Dopo il rogo sul Montiferru morta una pianta su tre: il bosco resiste e con esso gli animali - LinkOristano
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Dopo il rogo sul Montiferru morta una pianta su tre: il bosco resiste e con esso gli animali

I risultati emersi al convegno di Santu Lussurgiu, organizzato da Effetto Palla Odv

Incendio Cuglieri Montiferru
Il bosco del Montiferru subito dopo il rogo della scorsa estate

Santu Lussurgiu

I risultati emersi al convegno organizzato da Effetto Palla Odv

«Soltanto il 30% delle piante è morto, mentre le altre sono state in grado di riprendersi». Il bilancio del grande rogo che un anno fa ha devastato il Montiferru e la Planargia lo ha riassunto in questa cifra Emmanuele Farris, docente di Botanica dell’Università di Sassari e presidente della sezione sarda della Società botanica italiana. Un bilancio che riguarda il compendio vegetale di quei territori, ma che si ripercuote innegabilmente sulla realtà socio economica. Farris è stato uno dei relatori al convegno promosso dall’associazione Effetto Palla Odv, “Montiferru oltre il fuoco. Gli animali selvatici e il bosco”, tenuto a Santu Lussurgiu nei giorni scorsi per ricordare un triste anniversario. Il grande bosco, quindi, reagisce. «In alcuni casi”, ha spiegato ancora il professor Farris, “c’è stata la distruzione della parte aerea e la sopravvivenza dell’apparato radicale e dei semi”.

Una resilienza che è stata notata anche dalla biologa Valeria Nulchis e dall’ornitologo Sergio Nissardi, con l’osservazione del ritorno nelle aree devastate di alcune specie animali e vegetali, capaci di adattarsi al sensibile cambiamento dell’ecosistema a causa del passaggio del fuoco.

Come è stato ribadito più volte dagli ospiti del convegno, le vittime privilegiate del rogo del Montiferru sono stati gli animali: «Gli insetti, importantissimi per l’equilibrio dell’ecosistema e della catena alimentare, in grado di concimare il suolo», ha spiegato il docente di Entomologia agraria dell’Università di Sassari Roberto Antonio Pantaleoni, «i mammiferi, la cui capacità di sopravvivenza all’incendio del Montiferru è dipesa dalla modalità e dall’intensità dei roghi, ma anche dalla tipologia del rifugio dell’animale, dalla sua capacità di muoversi», ha detto infine Marco Apollonio, professore di Zoologia dell’Università di Sassari.

L’impegno di Effetto Palla e della clinica veterinaria Duemari. Fin dal primo giorno dell’incendio, la clinica veterinaria Duemari è stata in prima linea. «Abbiamo ricoverato circa 200 animali in un mese, dai cani ai gatti, ai cerbiatti, volpi, cinghiali», ha riferito Monica Pais, presidente dell’associazione effetto Palla Odv e veterinaria della clinica oristanese Duemari. Un vastissimo numero, considerando le 15 persone che operano all’interno della struttura.

«Cinghiali – ha continuato Pais – che hanno vissuto per giorni con le zampe bruciate, a mollo nell’acqua e che non abbiamo voluto abbattere, nonostante non sapessimo se fossero in grado di ritornare alla vita all’aperto. Abbiamo fatto bene». «Sono sopravvissuti – ha aggiunto Paolo Briguglio, medico veterinario e direttore della clinica Duemari di Oristano – li abbiamo medicati, hanno perso le ultime due falangi ma non le zampe. Ora riescono a stare in piedi e hanno recuperato il loro stato selvatico». «Abbiamo aiutato anche gli animali non feriti, fuori dalla clinica», ha aggiunto Monica Pais.

La onlus, infatti, ha provveduto ad aiutare gli allevatori che, a causa del rogo, erano rimasti senza cibo per i loro animali. «Lo abbiamo fatto fornendo alimenti che potessero sopperire alla mancanza di luoghi per il pascolo, garantendo alle pecore circa 3.600 quintali di granelle: una razione di orzo, mais e piselli, di grande apporto energetico e proteico», ha proseguito il racconto Mario Cataldi, agronomo e direttore della onlus Effetto Palla. Alimenti acquistati grazie alla grande solidarietà della gente, celebrità ma soprattutto privati, che ha risposto numerosa alla raccolta fondi della onlus.

Sono stati tantissimi anche gli aiuti materiali arrivati dal resto d’Italia, tanto che l’associazione, con l’aiuto di volontari, ha dovuto collocare i beni di prima necessità in spazi messi a disposizione da privati. «Per noi, l’interessamento delle persone, grazie alle foto degli animali feriti che abbiamo diffuso sui social, è stato un contributo fondamentale per sensibilizzare il tema degli incendi. Una parte delle loro donazioni sarà utilizzato per favorire uno studio dell’area del Montiferru, che sarà svolto da professionisti e docenti», ha concluso Briguglio.

All’invito di Monica Pais, presidente dell’associazione effetto Palla Odv e veterinaria della clinica oristanese Duemari, hanno risposto in tantissimi, seguendo il convegno di Santu Lussurgiu, dalle autorità rappresentate dal sindaco di Santu Lussurgiu Diego Loi al Prefetto di Oristano Fabrizio Stelo, ai professionisti relatori con i quali la onlus collabora da diverso tempo, al pubblico, che ha riempito Casa Donna Caterina con vivo interesse e seguito gli interventi coordinati da Nicolò Migheli.

Convegno Montiferru, Santu Lussurgiu 2022

L’area interessata dal rogo in parte colpita anche da un acquazzone tropicale. Un maxi rogo, quello dello scorso anno, che ha riguardato «53 ettari gestiti da Forestas a Cuglieri e oltre 600 ettari a Santu Lussurgiu», ha riportato Maurizio Mallocci, direttore generale dell’agenzia regionale Forestas. Una piccola parte, se si pensa che l’incendio ha coinvolto circa 17 mila ettari. «Un ecosistema forestale e un paesaggio distrutto, dove i servizi ecosistemici che il bosco forniva sono venuti meno in un attimo, esponendo il territorio al rischio di dissesto idrogeologico, mancando l’ombrello naturale della copertura vegetale», ha spiegato Mallocci.

A questo evento drammatico di enorme portata, si è aggiunto «un acquazzone tropicale che ha coinvolto circa 500 ettari intorno Tresnuraghes», aggiunge il direttore generale di Forestas. «Le piogge intense sui luoghi colpiti dall’incendio – ha specificato Mallocci – hanno dilavato il territorio, che ha così perso la componente organica del suolo, il substrato sul quale la vegetazione sarebbe ripartita. Il danno si è ripercorso anche nei comuni a valle, dove è aumentato il rischio idrogeologico».

Gli interventi di Forestas sul Montiferru. Mallocci ha descritto gli importanti passi avanti fatti dall’agenzia nell’ultimo anno: «Abbiamo provveduto al taglio degli alberi raso terra, per consentire una rapida ricrescita dei germogli e al decespugliamento delle aree perimetrali ai fabbricati. Una delle prime attività è stato quello di soccorrere la fauna nei primi giorni successivi all’evento per avviarli nelle strutture veterinarie. Con la onlus Effetto Palla abbiamo stipulato una convenzione per avvalerci del loro sostegno. Siamo anche intervenuti per ripristinare i punti di abbeveraggio degli animali, con un’alimentazione di tipo integrativo».

Come evitare gli incendi. Giuseppe Mariano Delogu, docente di Tecniche di Protezione civile dell’Università di Sassari, ha individuato alcune possibili soluzioni per la prevenzione antincendio: «Occorre una selvicoltura preventiva”, ha detto nel convegno di Santu Lussurgiu, “creare le condizioni per fare in modo che l’incendio arrivi in forme meno aggressive, con la pianificazione delle pascolo e le attività agricole, con l’azione del fuoco prescritto, diradamenti, potature, creazione di fasce parafuoco, che non sono solo quelle fatte con le ruspe ma anche fasce verdi, costruzione di vasconi».

Convegno Montiferru, Santu Lussurgiu 2022

Giovedì, 28 luglio 2022

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