"Meno scorte di mangimi e prezzi alle stelle. Ad Arborea 36mila bovini da sfamare" - LinkOristano
Economia

“Meno scorte di mangimi e prezzi alle stelle. Ad Arborea 36mila bovini da sfamare”

Il conflitto in Ucraina dà una mazzata al settore zootecnico sardo già in crisi

Bovini - mucche - stalle
Foto d'archivio

Arborea

Il conflitto in Ucraina dà una mazzata al settore zootecnico sardo già in crisi

Mangime cercansi per le aziende zootecniche. Un settore chiave ad Arborea, dove operano poco meno di 120 attività e sono 3.000 le persone coinvolte, tra famiglie e dipendenti. A preoccupare è la guerra tra Russia e Ucraina, conflitto che scuote un mercato da tempo instabile e condizionato da continui rincari.

Dall’inizio della guerra in Ucraina, come rivela uno studio di Coldiretti, è aumentato del 17% il prezzo del mais e del 6% quello della soia, entrambi destinati all’alimentazione degli animali negli allevamenti.

“Le scorte di mangimi sono sempre meno”, dichiara il presidente di Coldiretti Arborea, Giancarlo Capraro, “e oltre a questo ci hanno prospettato ulteriori rincari all’orizzonte. C’è chi ha annunciato alle aziende di avere scorte per alcune settimane, chi per un mese”.

Soltanto ad Arborea i bovini sono 36mila. Ogni animale, a seconda dello stato in cui si trova (in accrescimento o in lattazione), consuma tra 1,5 e 4 chilogrammi di mangime al giorno. “Le nostre aziende fanno scorte settimanali”, aggiunge il presidente di Coldiretti Arborea, “non abbiamo grandi spazi per stoccare il mangime. Molte attività in estrema difficoltà stanno gettando la spugna, stiamo vivendo un incubo”.

Gli allevatori sono quindi costretti a razionalizzare il mangime per riuscire a tirare avanti il più possibile. E così facendo è destinata a calare la produzione del latte. “Si va a intaccare la resa media per capo”, spiega ancora Capraro, “e si dà il colpo di grazia all’economia locale. Il rischio è che le aziende non saranno più sostenibili economicamente”. Meno latte significa anche grosse ricadute negative per i caseifici.

“Da quando ci sono stati i primi aumenti”, prosegue l’allevatore di Arborea, “il prezzo dei mangimi è cresciuto in alcuni casi anche tra il 50 e il 70%. Oggi il mais costa tra i 35 e i 37 euro al quintale, se arriverà a costare 40 euro non lo comprerò certamente”.

Soltanto poche settimane fa tantissimi allevatori provenienti da tutta l’isola – alle prese con i continui rincari – avevano manifestato insieme a Cagliari per chiedere il sostegno del Governo e della Regione. “Gli aiuti in arrivo rischiano però di essere vanificati dalle conseguenze della guerra in Ucraina”, sottolinea Capraro, “perché per la soia e il mais dipendiamo principalmente proprio dal paese che si affaccia sul Mar Nero. E di mercati alternativi non se ne vedono granché. Ci sarebbe il Sudamerica per la soia, ma in questo momento la Cina si sta accaparrando il 70% delle scorte mondiali di questo legume”.

Una carta vincente per il futuro potrebbe essere puntare sull’autoproduzione di energia e mangimi. “Dev’essere la strada da seguire”, conclude il presidente di Coldiretti Arborea, “le politiche del prossimo biennio devono essere orientare in questa direzione”.

Lunedì, 7 marzo 2022

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