"Orfani delle istituzioni che devono garantire il diritto alla salute" - LinkOristano

Lettera al direttore

Lettere

“Orfani delle istituzioni che devono garantire il diritto alla salute”

Lettera aperta delle referenti del Comitato per il diritto alla Salute della provincia di Oristano

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Uno dei cartelli esposti durante una delle tante manifestazioni in favore della salute

Oristano
Lettera aperta delle referenti del Comitato per il diritto alla Salute della provincia di Oristano

Dal Comitato per il diritto alla Salute della provincia di Oristano riceviamo e pubblichiamo.

Siamo qua, ancora una volta a scrivere per raccontare ciò che sta accadendo nella nostra sanità, per ripetere ciò che ormai è noto a tutti, perché la salute, con la sua precarietà, è uno stato naturale, prima che un diritto universale, faticosamente conquistato. Ciò che si palesa oggi non sembra essere frutto di eventi ineluttabili, ma di scelte: la scelta di depotenziare la sanità pubblica, la scelta di indebolire i poli sanitari del centro Sardegna, la scelta di non opporsi a questo disegno iniquo e scellerato.

Un disegno, questo in cui, a colpi di chiusure, provvisorietà, emergenze e tagli, lo schizzo prende forma e allunga le ombre di un diritto calpestato e indebolito. Ecco, questo è ciò che vediamo e patiamo.

E allora abbiate il coraggio di dirlo, che la Sardegna che verrà è una ciambella con il buco. Ditelo a chi organizza la propria vita, sociale, imprenditoriale, familiare, comunitaria, che il centro dell’isola, i piccoli paesi, sono destinati all’abbandono.

La Sardegna è una terra unica e particolare, ce lo diciamo sempre, lo scriviamo nelle cartoline smaltate di mare smeraldo e yacht festanti, lo cantiamo nelle feste profumate di mirto e canti a tenores, lo rammentiamo nei nuraghi millenari; lo dimentichiamo, però, quando si tratta di assecondare questa particolarità orografica, demografica, culturale, paesaggistica. Siamo una terra di tanti paesi, piccoli, talvolta poco accessibili, spesso poco serviti, i cui abitanti sembrano scomparire nei tavoli delle decisioni.

I nostri paesi non si stanno spopolando per forza maggiore e inevitabile, sono vittime collaterali di un obiettivo che non li contempla. Perché se un territorio e una comunità, sparisce dal pensiero e dall’immaginazione, diventa prima invisibile e poi scompare, quindi muore, lentamente, ma inevitabilmente.

È così le voci della disperazione e della delusione che sale, non sfiorano l’udito. La voce fievole ma assordante delle persone fragili lasciate all’assurda disorganizzazione sanitaria, non arriva a squarciare il muro dell’indifferenza. Lo sconforto e la preoccupazione che assale il personale del servizio sanitario pubblico non smuove la coscienza dei decisori. Sentiamo solo il silenzio, la solitudine, l’indifferente rimando ad una soluzione già in tasca, forse bucata, giacché non arriva mai, a fare da eco al malessere.

C’è una Sardegna inascoltata, e ciò rende la Sardegna intera più debole.

Da una parte le persone, le comunità, che subiscono lo smantellamento del diritto alla salute, ad un servizio equo, accessibile e di qualità; dall’altra le istituzioni deputate a difendere l’art.32 della Costituzione e a garantirne l’attuazione; quelle istituzioni a cui abbiamo affidato la gestione del bene comune, tra cui la preziosa salute pubblica, e quindi il nostro futuro; quelle istituzioni chiamate a prendersi cura delle comunità “come un buon padre di famiglia”, per utilizzare quella metafora alla quale ricorre il nostro ordinamento giuridico per definire l’agire normale, di chi, uomo o donna che sia, ha a cuore, con visione matura e giusta, il bene della propria comunità, tutta.

Ma ci sono giorni in cui ci scopriamo orfani.

Comitato per il diritto alla Salute della provincia di Oristano

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