Dedoni (Rif) rilancia: "Le entrate sulle accise alla Sardegna" - LinkOristano
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Dedoni (Rif) rilancia: “Le entrate sulle accise alla Sardegna”

Nuova presa di posizione del capogruppo dei Riformatori

Attilio Dedoni

Dedoni (Rif) rilancia: “Le entrate sulle accise alla Sardegna”
Nuova presa di posizione del capogruppo dei Riformatori in consiglio regionale

“Ci complimentiamo con l’assessore Paci per il giudizio lusinghiero espresso stamani dalla Corte dei Conti nell’avvio della verifica sul consuntivo 2017, ma è necessario sottolineare un dettaglio di non poco conto: l’azione di risanamento dei conti sarà anche robusta, il bilancio sarà anche in pareggio, le entrate saranno anche in crescita, ma tra le voci in ingresso continua a mancarne una che, da sola, varrebbe quasi la metà dell’intero ammontare delle entrate regionali, vale a dire le accise sui prodotti petroliferi fabbricati in Sardegna”.
Lo ha dichiarato il capogruppo dei Riformatori Sardi per l’Europa in Consiglio regionale, il consigliere oristanese Attilio Dedoni.

“Paci ha un bel da dire che il risanamento è iniziato nel 2014 con l’approvazione delle norme di attuazione dell’art. 8 dello Statuto”, ha detto ancora Dedoni. “Sono proprio quelle norme-truffa a sottrarre ai sardi i loro soldi con il benestare della Regione. L’Assessore ha accettato di buon grado che lo Stato disattendesse del tutto il dettato statutario, sottoscrivendo un accordo secondo il quale ci sono dovute soltanto le accise sui prodotti petroliferi commercializzati sul territorio regionale, un’inezia se paragonate a quelle sui prodotti fabbricati nell’Isola. Tutto ciò in barba a quanto scritto nello Statuto, che è una legge costituzionale della Repubblica, e a quanto sostiene la giurisprudenza in materia, vale a dire che le accise sono un’imposta di fabbricazione e non un’imposta al consumo”.

“Grazie alle norme di attuazione di cui Paci è tanto orgoglioso, dal 2014 a oggi, alla Regione sono venuti a mancare non meno di 3 miliardi di euro all’anno”, ha concluso il capogruppo dei Riformatori. “Con quei soldi, non solo sarebbe stato più facile chiudere il bilancio in pareggio, ma ci sarebbe stata un’enorme mole di risorse in più da spendere per rilanciare l’economia e l’occupazione, per risanare i conti della sanità senza tagliare posti letto e senza declassare gli ospedali sul territorio, per potenziare l’offerta dei trasporti interni ed esterni, per contrastare seriamente lo spopolamento e l’abbandono scolastico investendo per diffondere capillarmente i servizi pubblici nelle aree disagiate, per aprire più istituti scolastici anziché accorpare quelli esistenti e per rilanciare la formazione professionale”.

Lunedì, 18 febbraio 2019

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