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Stavolta nel mare di Capo Frasca sono i pescatori che sparano la protesta

Chiedono la chiusura del poligono: "Troppi danni per noi". Da martedì manifestazioni pacifiche in mare e a terra

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Stavolta nel mare di Capo Frasca sono i pescatori che sparano la protesta
Chiedono la chiusura del poligono: “Troppi danni per noi”. Da martedì manifestazioni pacifiche in mare e a terra

Stamattina a Oristano l'incontro per spiegare le ragioni della protesta

Stamattina a Oristano l’incontro per spiegare le ragioni della protesta

Con le loro barche presidieranno tutta l’area interdetta dal perimetro di Capo Frasca svolgendo azioni di protesta e manifesteranno anche davanti all’ingresso della base militare, coinvolgendo le popolazioni locali, i quasi 600 pescatori delle marinerie della provincia di Oristano e di quella di Arbus (un quarto dell’intera categoria in Sardegna), che stamane a Oristano hanno spiegato le ragioni di questa iniziativa annunciata ieri. Chiedono la chiusura del poligono di Capo Frasca utilizzato per le esercitazioni aree, diventato ormai un grave problema che limita enormemente la loro attività. “Solo quest’anno abbiamo subito sequestri dell’attrezzatura di pesca per un numero pari a quello degli ultimi vent’anni”, ha affermato Franco Zucca, presidente del Consorzio delle cooperative di pesca di Marceddi “ormai sono due o tre sequestri a settimana”. L’assessore di Terralba Cristina Manca,  ha fatto riferimento al fatto che alcuni pescatori in passato, a causa di sconfinamenti, siano stati persino “mitragliati”, anche se ci ha tenuto ad evidenziare i buoni rapporti tra la popolazione locale e il personale della base.

“I nostri pescatori sono sequestrati nel porticciolo di Marceddì”, ha accusato il sindaco di Terralba Pietro Paolo Piras, spiegando come ogni giorno per prendere il largo debbano utilizzare uno strettissimo corridoio disegnato dalle interdizioni imposte dal Ministero della difesa e caratterizzato da bassi fondali. Per gli operatori delle altre marinerie, invece, si tratta perlopiù di dover affrontare rotte molto più lunghe per aggirare le zone interdette. Facendo i calcoli in base ai parametri stabiliti proprio dal Ministero della difesa, un danno di “svariati milioni di euro”, ha spiegato il presidente di Legacoop Oristano Gabriele Chessa, che al pari del presidente provinciale di Federcopesca Raffaele Manca e al vicesindaco di Arbus Michele Schirru ha sintetizzato l’obiettivo della vertenza: “Vogliamo indietro il nostro mare, ripulito e bonificato. Il poligono di Capo Frasca deve chiudere. Nel frattempo chiediamo un’immediata riduzione delle zone interdette e il ristoro del danno economico”.

Un danno che lo stesso Ministero della difesa, come spiegato ancora dal sindaco di Terralba Pietro Paolo Piras, ha riconosciuto: “Il Ministero si è detto d’accordo perché anche ai nostri pescatori venissero riconosciuti i giusti indennizzi”, ha affermato Piras, “poi quando ormai l’intesa era stata definita e mancava solo qualche piccolo dettaglio il Ministero della difesa è scappato”.

Da qui la protesta che parte martedì prossimo, in concomitanza con la ripresa delle esercitazioni di tiro aereo a Capo Frasca e con l’arrivo della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito, presieduta da Gian Piero Scanu, a Capo Frasca il giorno seguente, mercoledì.

“La Regione sta chiedendo un riequilibrio delle servitù militari”, ha ricordato il presidente di Legacoop Oristano Gabriele Chessa. “Si apre uno spiraglio e in questa vertenza si inserisce anche la nostra battaglia per la chiusura di Capo Frasca”.

Venerdì, 30 settembre 2016

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