Avvocati in sciopero anche a Oristano e per protesta un braccialetto al polso - LinkOristano

Avvocati in sciopero anche a Oristano e per protesta un braccialetto al polso

Le ragioni dell'agitazione, che durerà sino a venerdì, in un documento diffuso dalla Camera penale

Avvocati in sciopero anche a Oristano e per protesta un braccialetto al polso
Le ragioni della protesta, che durerà sino a venerdì, in un documento diffuso dalla Camera penale

Gli avvocati aderenti alla Camera penale di Oristano si astengono da oggi e sino a venerdì dalle udienze nell’ambito di un’agitazione nazionale. Le motivazioni di quest’agitazione sono spiegate in  una nota della Camera penale di Oristano, presieduta da Rosaria Manconi e che pubblichiamo di seguito. 

Rosaria Manconi, presidente della Camera penale di Oristano

Rosaria Manconi, presidente della Camera penale di Oristano

Diverse sono le motivazioni alla base dell’astensione dalle udienze proclamata dall’U.C.P.I., cui anche la Camera Penale di Oristano convintamente aderisce e delle quali intende farsi portavoce a livello locale, attraverso varie iniziative di sensibilizzazione ed informazione portate avanti dai propri iscritti.

Alcune di queste ragioni di protesta ineriscono principalmente alla riforma del processo penale contenuta nel DDL all’attenzione del Senato, mentre altre sono più strettamente legate alla realtà territoriale di riferimento della nostra associazione. Ci si riferisce, in particolare, alla voce diffusasi tra gli addetti ai lavori, secondo cui sarebbe allo studio della “Commissione Vietti” (che si sta occupando di ridisegnare la geografia giudiziaria del nostro Paese), un provvedimento di soppressione di vari presidi giudiziari che riguarderebbe, tra gli altri, anche il Tribunale di Oristano, nel quale tutti noi operiamo.

La rilevanza delle questioni in discussione e le gravi conseguenze che l’eventuale approvazione delle su menzionate riforme avrebbe sui diritti delle persone, ha richiesto il passaggio dallo stato di agitazione ad una forma di protesta più forte ed incisiva, attraverso la quale affermare in maniera inequivoca, la contrarietà degli avvocati penalisti in generale e di quelli Oristanesi in particolare, a riforme settoriali che con il solo fine del risparmio di risorse, mettono a rischio regole processuali poste a tutela delle libertà fondamentali della persona, Costituzionalmente garantite.

Foto Camera penale di Cagliari

Foto Camera penale di Cagliari

A questo proposito, l’Unione Camere Penali italiane, con il suo Osservatorio Carcere, il 30 novembre 2015, in occasione del primo giorno di Astensione dalle udienze, promuoverà iniziative in tutti i Palazzi di Giustizia ed una manifestazione nazionale a Firenze, per denunciare la parziale e minima applicazione dell’articolo 275 bis del codice di procedura penale e dell’articolo 58 quinques dell’Ordinamento Penitenziario, che prevedono l’utilizzo del braccialetto elettronico per il controllo a distanza dei detenuti agli arresti domiciliari, in palese violazione dei diritti dei detenuti e in contrasto con l’esigenza di superare e prevenire il sovraffollamento nelle carceri italiane. Nel corso delle manifestazioni saranno distribuiti braccialetti con la scritta: “+ BRACCIALETTI – CARCERE”, da portare al polso per chi riterrà di sostenere l’iniziativa.

Riassumendo in breve, l’astensione dalle udienze è proclamata per:

1) Opporsi all’estensione dell’applicabilità del regime speciale del “doppio binario” previsto per gravi reati associativi, al di fuori delle effettive esigenze di sicurezza e di contenimento della pericolosità di certe tipologie di reati;

2) Contrastare il progetto di riforma dell’art. 146 bis disp. att. c.p.p. (partecipazione al dibattimento a distanza), con il quale si vorrebbe estendendere a tutti i processi (e quindi oltre i limiti attualmente previsti), i casi in cui è possibile la partecipazione dell’imputato al dibattimento in videoconferenza. Introducendo così, nel processo penale italiano, uno strumento visibilmente incostituzionale, che sacrifica arbitrariamente i valori del contraddittorio, dell’immediatezza e del diritto di difesa, a discutibili esigenze di risparmio economico;

3) Richiedere un intervento al Governo ed al Parlamento, ciascuno per quanto di sua competenza, al fine di porre rimedio alla spettacolarizzazione e “mediaticizzazione” dei processi penali, che attraverso l’esibizione e la gogna degli arrestati e la diffusione dei materiali di indagine prima ed al di fuori di qualsivoglia controllo processuale, finisce per consegnare all’opinione pubblica giudizi preconfezionati ed inconfutabili.

Attraverso questo modo di procedere, infatti, non solo si pubblicizza l’efficacia dell’azione delle Procure, ma si mostra il risultato dell’indagine come un dato definitivo ed indiscutibile, dotato di una oggettiva evidenza. Così influenzando irrimediabilmente l’opinione pubblica e condizionando ogni successiva fase del processo, nonché la stessa terzietà del Giudice del dibattimento. La stigmatizzata prassi diffusasi fra Procure e media, ha di recente raggiunto picchi intollerabili, risolvendosi in una inaccettabile forma di mistificazione processuale e mediatica, cui bisogna rispondere con forza, pretendendo l’immediato ritorno all’osservanza di tutte le regole procedimentali che vengono sistematicamente violate e restituendo, al processo il giudizio ed all’informazione la dignità e l’autonomia che le spetta in una società civile e democratica;

4) Opporsi al progetto di allungamento dei termini di prescrizione del reato. Quanto più si allungano i tempi della prescrizione, tanto più si allungano i tempi del processo, con la conseguente mortificazione dei valori della ragionevole durata e della presunzione di innocenza. Invero, l’allungamento dei tempi della prescrizione finisce con l’allontanare in maniera irragionevole il reato dalla decisione sullo stesso. E quanto più sono gravi i reati, tanto più gli stessi sono destinati così ad essere giudicati a decenni di distanza dal fatto. Il risultato paradossale rischia di essere quello che, se un tempo la prescrizione sanciva la superfluità del processo a causa dell’oblio nel quale era caduto il reato, sarà ora il perdurare sine die del processo, con i suoi tempi eterni, a costituire l’unico possibile “ricordo” del reato.

5) Richiedere una seria e ragionata riforma del CSM e la separazione tra magistratura requirente e magistratura giudicante. Occorre altresì, ricostruire nuovi equilibri che regolino i poteri dello Stato, che rifondino il CSM ed il suo potere disciplinare, rendendolo efficiente ed effettivo e soprattutto, occorre che vengano introdotte nuove regole ordinamentali che tengano lontane le funzioni del giudice da quelle della magistratura requirente, con ciò ponendo le basi di una vera Terzietà del giudicante e della sua piena indipendenza, interna ed esterna.

Lunedì, 30 novembre 2015

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