Confagricoltura lancia l'allarme su vaccinazione e salute degli ovini - LinkOristano

Confagricoltura lancia l’allarme su vaccinazione e salute degli ovini

Raffaele Pinna (Ghilarza): "Necessario riconoscere agli allevatori gli eventuali danni accusati dalle vaccinazioni dei capi"

Pecore

Sta esplodendo la rabbia degli allevatori sardi, preoccupati per gli eventuali danni che si potrebbero generare, come già accaduto nel 2003, dalla campagna obbligatoria di vaccinazione per la Lingua Blu che dovrebbe partire a Maggio. Denunciano la mancanza di un raccordo per competenza tra l’assessorato, l’Ara, i veterinari e lo zooprofilattico con la conseguenza che manca un costante monitoraggio sul diffondersi delle patologie che colpiscono gli ovini. La Asl e lo Zooprofilattico non sarebbero dunque in grado di verificare e certificare le perdite produttive aziendali (necessarie per rendicontare gli indennizzi) – sostengono gli allevatori- determinate dalla recrudescenza della malattia che dopo 12 anni ha fatto la ricomparsa provocando la morte di numerosi capi e una forte riduzione della quantità di latte prodotto.

Preoccupa inoltre il diffondersi di nuove patologie come la Caev e il morbo di Schmallenberg che partito dalla Germania, ha fatto registrare il primo caso in Italia a Treviso nel 2001 e ora, con lo stesso insetto vettore della Blu Tongue, si sta propagando negli allevamenti della Sardegna con la drammatica conseguenza di un possibile calo della produzione di latte stimato sino ad un 50%.

Questi temi sono stati affrontati nel corso di un incontro organizzato da Confagricoltura che ha visto un serrato dibattito tra Salvatore Farina, il responsabile della Sanità Animale dell’Assessorato e gli allevatori.

“Ora che si sono fermati i casi di mortalità e l’epidemia sta cessando anche grazie all’ondata di freddo che blocca la replicazione degli insetti vettore e la circolazione del virus, dobbiamo farci trovare preparati per la prossima annata – ha sottolineato Farina- e iniziare la vaccinazione prima della nuova ondata epidemica. La fine estate e l’inizio autunno sono i periodi più a rischio. Con 3 milioni e 900.000 dosi di vaccino spento, procederemo a immunizzare gli ovini appartenenti ai focolai e poi la rimonta delle altre province”.

Gli allevatori sono spaventati e si sentono abbandonati al loro destino difronte ad una vaccinazione obbligatoria che dopo la somministrazione, potrebbe generare dei pesanti effetti collaterali, come già accaduto nel 2003 quando si sono registrati ingenti danni alle greggi, cali produttivi di latte, malformazioni e aborti.

“Purtroppo ogni giorno continuiamo a registrare capi malati e morti. Il freddo non ha bloccato l’epidemia nella provincia di Cagliari. Un tempo le pecore partorivano regolarmente – racconta Maurizio Podda, appassionato di genetica e titolare a Villaspeciosa di un’azienda antica tre generazioni – si sincronizzavano 1500 capi, di cui al massimo solo 20 non partorivano. Abbiamo dovuto abbandonare questa tecnica perché gli ovini non rispondevano più alle sollecitazioni. Nella mia azienda c’è stato un calo di parti del 40%”.

“Il 15 marzo del 2002 dopo la vaccinazione – dichiara Raffaele Pinna, titolare di un’azienda ovina a Ghilarza – ho riscontrato un sensibile calo della produzione di latte. In passato chiedevamo ai veterinari di certificare per iscritto i problemi riscontrati, ma si è tutto insabbiato. Oggi che ancora una volta siamo obbligati a sottoporre gli animali alla vaccinazione, chiediamo vengano riconosciuti gli eventuali danni”.

“Chiediamo agli assessori all’Agricoltura Cherchi e alla Sanità De Francisci di istituire al più presto una struttura tecnico amministrativa interdisciplinare che coordini l’Ara, la Asl, lo zooprofilattico e un gruppo di ricerca scientifico – sottolinea il direttore di Confagricoltura Sardegna Maurizio Onorato – in modo da effettuare un costante monitoraggio sulle patologie che colpiscono gli ovini e prevenire anziché inseguire il problema che si ripresenta periodicamente”.

Lunedì, 18 febbraio 2013

 

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