Maristanis, tra anni di sfide per la tutela delle zone umide e costiere - LinkOristano
Prima categoria

Maristanis, tra anni di sfide per la tutela delle zone umide e costiere

Le attività svolte all'interno del progetto all’avanguardia in tutto il Mediterraneo 

Maristanis, tra anni di sfide per la tutela delle zone umide e costiere
Le attività svolte all’interno del progetto all’avanguardia in tutto il Mediterraneo 

S’Ena Arrubia – Foto Medsea

L’Italia ha un primato indiscusso nel Mediterraneo grazie a un progetto di portata internazionale, Maristanis in Sardegna, che si occupa delle zone umide e costiere, la culla della biodiversità e il fulcro per le rotte migratorie. Il progetto riguarda quasi 8.000 ettari di zone umide, che corrono da Capo Mannu alla laguna di Marceddì, a cui si aggiunge l’area marina protetta del Sinis (267 km quadrati).

Sono 6 i siti riconosciuti dalla Convenzione Ramsar e presenti nel Golfo di Oristano: Stagno di Sale ‘e Porcus, Stagno di Mistras, Stagno di Cabras, Stagno di Pauli Maiori, Stagno di S’Ena Arrubia, Stagni di Corru S’Ittiri, Marceddì, San Giovanni. Le aree umide e il sistema del bacino idrografico di Oristano rappresentano un sistema ecologico unico e costituiscono un ecosistema dal valore inestimabile per il nostro Paese e per il resto del Mediterraneo.

Maristanis è cofinanziato dall’organizzazione filantropica svizzera Mava e coordinato dalla Fondazione italiana Medsea, in collaborazione con l’Area Marina Protetta “Penisola del Sinis – Isola di Mal di Ventre”. Queste le iniziative realizzate in tre anni.

Il drone per ridurre i consumi idrici in agricoltura. Medsea ha finanziato nel 2020, assieme alla Coldiretti Oristano e a dieci aziende del territorio, la prima parte di un progetto sperimentale di monitoraggio con drone per l’efficientamento idrico. Diverse le produzioni tenute sotto controllo, soprattutto mais (sette aziende), ma anche riso, sorgo ed erba medica, per un totale di 50 ettari complessivi. Si occupa del “progetto agricoltura di precisione” Andrea Liverani, 25 anni, giovane dronista sardo che ha vinto gli oscar green della Coldiretti.

Isolotti con i gusci di cozza per la nidificazione a Corru Mannu. Un progetto Nieddittas e Medsea: riutilizzare i gusci dei mitili per la costruzione di isolotti artificiali allo stagno di Corru Mannu, per sostenere l’insediamento e la nidificazione di alcune specie di uccelli. Si creano così nuovi spazi utili a ospitare gli uccelli che soffrono del disturbi rappresentato dalla fauna selvatica e randagia, in particolare il Fraticello (Sternula albifrons), la Sterna comune (Sterna hirundo), il Beccapesci (Thalasseus sandvicensis) e il Gabbiano roseo.

Spiagge, plastica al bando in tutto il golfo di Oristano. Il Golfo di Oristano sarà il primo in Sardegna a diventare plastic free; in tutti i Comuni aderenti verrà bandita la plastica monouso nei litorali e si procederà a delle raccolte straordinarie di plastiche accumulate nei fondali marini. I litorali dei centri costieri saranno monitorati dai volontari con cadenza periodica.

Il club “Friends of Maristanis” e il turismo sostenibile. Il club Friends of Maristanis si propone di riunire gli attori economici delle strutture ricettive oristanesi in un progetto di sostenibilità ambientale che inizia dall’impegno sulla riduzione dello spreco idrico, attraverso due app, una per controllare apparecchi e consumi (Acqua check) e una dedicata agli utenti (Save Water). Perché scegliere di fare accoglienza rispettando l’ambiente è l’unico investimento possibile.

Is Fainas. Questo progetto nasce per il recupero dell’antica arte dell’intreccio. San Vero Milis, un tempo centro d’eccellenza per questo tipo di lavorazione tipica delle economie degli stagni, simbolo dell’emancipazione del ruolo della donna (che trovava da questa attività la sua prima risorsa economica), conta attualmente 1 unico artigiano professionista registrato all’albo delle imprese artigiane. La tradizione millenaria dell’intreccio in questo territorio rischia di perdersi. Gli esperti dell’intreccio hanno prodotto una serie di manufatti oggi esposti nella “Casa Ramsar-Museo dell’Intreccio di San Vero Milis”, centro visite voluto e realizzato dalla fondazione MEDSEA e dall’amministrazione comunale del comune oristanese.

Sono state promosse le lavorazioni artigiane tipiche, ma è stata anche costruita una linea più moderna “Is Fainas”. La direttrice dell’Atelier Luma che ha base ad Arles e la designer Ines Bressand hanno visitato San Vero e i laboratori artigiani lo scorso anno per il primo esperimento di collaborazione tra artigiane e artigiani sanveresi e una designer internazionale.

Piantumazione del giunco a Sale ‘e Porcus. Destinato all’intreccio: gli artigiani possano andare a prelevare il giunco, pianta protetta, per i propri manufatti in spazi ad hoc che gli agricoltori della zona hanno messo loro a disposizione vicino allo stagno di Sale ‘e Porcus.

Il ritorno alle origini per giovani manager. Nello stagno di S’Ena Arrubia la cooperativa di pescatori Sant’Andrea ha lanciato il marchio Arrubia; sta investendo nell’ittiturismo con un food truck e sta diversificando l’offerta: ha messo in commercio il granchio blu, specie aliena entrata nel golfo di Oristano solo da qualche anno, oggetto di studio in modo da poterne tenere sotto controllo il numero. Con i tecnici della Fondazione IMC Centro Marino Internazionale ONLUS e del FLAG Pescando Sardegna Centro Occidentale, sono state installate le strutture che a marzo accoglieranno la prima semina di ostriche. Alessandro, Amerigo e Alberto Porcu sono tre fratelli, hanno meno di quarant’anni e hanno deciso di investire sul loro territorio, trasformando una cooperativa con 70 anni di storia in un’impresa innovativa, lavorando al coinvolgimento delle nuove generazioni di pescatori. Alessandro, tecnico informatico, e Amerigo, regista di Hollywood, hanno deciso di ritornare nei luoghi d’origine e seguire le orme del nonno che qui lavorava.

La Torre di Marceddì, completamente ristrutturata, sarà un museo delle zone umide e punto di osservazione del paesaggio delle terre d’acqua dell’oristanese. In seguito a una campagna lanciata da MEDSEA che ha visto migliaia di cittadini coinvolti, la Torre Vecchia è stata recentemente nominata Luogo del cuore FAI.

Medseagrass. Nelle Coste del Sinis sono in corso le operazioni di ricognizione dei fondali, con l’ausilio di un drone marino, per individuare le aree danneggiate dagli ormeggi dove riqualificare l’ecosistema marino attraverso la piantumazione di 300mq di posidonia. Il progetto prevede la creazione di un’app per regolamentare gli ormeggi in futuro.

Maristanis è un progetto corale, voluto da tutti gli attori del territorio (la Regione Autonoma della Sardegna, la Provincia di Oristano, l’Area Marina protetta “Penisola del Sinis-Isola di Mal di Ventre”, le 11 municipalità toccate dalle zone umide). Questi enti hanno da poco sottoscritto il Contratto di Costa Maristanis, con 6 macro-obiettivi legati alla tutela della biodiversità. Per Sandro Pili, sindaco di Terralba e referente del Gruppo di Coordinamento di Contratto, l’accordo segna “una tappa fondamentale per la tutela e valorizzazione delle zone umide costiere dell’Oristanese, un percorso articolato e complesso, che conferma la forte volontà di costruire una strategia integrata”.

“Siamo fieri del percorso che stiamo portando avanti”, commenta Alessio Satta, presidente Medsea. “Il progetto è partito da una scommessa che oggi è un’esperienza pilota per l’Italia, per il Mediterraneo. Questo ci dà un’ulteriore spinta ad andare avanti e realizzare quanti più progetti di tutela delle zone umide a vantaggio della nostra adorata Isola. Medsea è un player importante che combatte il fenomeno della disoccupazione sul territorio, dando lavoro a oltre 25 giovani sardi”.

“Come Mava siamo soddisfatti del grande lavoro svolto da Medsea sul progetto Maristanis all’interno della strategia ‘Enhancing the conservation of coastal wetlands in the Mediterranean Basin’, che vede coinvolti 30 partner in 10 diversi Paesi del Mediterraneo”, commenta Luis Costa, manager per il Mediterranean basin alla Fondazione Mava. “Scopo primario è il ripristino delle zone umide per far sì che possano diventare delle soluzioni basate sulla natura per affrontare i cambiamenti climatici in corso e le minacce agli ecosistemi marino costieri nell’area. Il contratto delle zone umide costiere dell’Oristanese rappresenta uno straordinario modello nel Mediterraneo: getta le basi per un processo partecipativo e consolida conoscenze più approfondite su questo straordinario bacino di biodiversità e sulle azioni a tutela, come quella del consumo consapevole e sostenibile dell’acqua potabile, a partire dai settori agricoltura e turismo, già impegnati nel territorio sul risparmio idrico”.

Sterna comune ©Egidio Trainito

Martedì, 2 marzo 2021

commenta