Sanità e liste d'attesa, la Corte dei conti bacchetta la Regione - LinkOristano
Prima categoria

Sanità e liste d’attesa, la Corte dei conti bacchetta la Regione

Carenze organizzative, pesanti differenze fra i territori e pessima gestione dei dati

referti medici online

Sanità e liste d’attesa, la Corte dei conti bacchetta la Regione
Carenze organizzative,  pesanti differenze fra i territori e pessima gestione dei dati

Nel 2019 erano state prenotate 1.457.898 visite specialistiche presso tutte le Aziende del Servizio sanitario regionale, comprese le strutture private accreditate. Ma le visite/prestazioni effettivamente eseguite sono state meno di un milione (939.387, cioè il 64.43%). Le 518.511 prenotazioni che non sono andate a buon fine (il 35,57%) sono dovuto a disdette, rinunce tacite (drop out) o annullamento/sospensione da parte delle strutture aziendali.

I dati arrivano da una deliberazione della Sezione regionale di controllo della Corte dei conti (presidente facente funzioni e relatore Maria Paola Marcia), che ieri si è riunita in adunanza pubblica per deliberare sugli esiti dell’indagine sulla gestione delle liste di attesa nel Servizio sanitario regionale per il triennio 2018-2020 (un estratto della deliberazione, ricco di dati, è disponibile in formato pdf). All’adunanza, che si è svolta secondo le prescrizioni anti-covid – erano presenti anche i rappresentanti dell’Assessorato alla Sanità e delle Aziende sanitarie (ATS Sardegna, AO Brotzu, AOU di Cagliari, AOU di Sassari).

Analizzando quei dati, si fa notare fra l’altro che – in caso di visite saltate – le disdette superano di gran lunga le rinunce tacite e la percentuale più elevata di prestazioni non eseguite si registra in ATS. Le strutture private accreditate hanno ricevuto prenotazioni per 298.457 visite/prestazioni (il 22% del totale) e ne hanno erogato 134.479.

Quanto ai tempi medi di attesa (in giorni) in relazione alle diverse classi di priorità, la Corte dei conti ha rilevato “esiti piuttosto diversificati tra le Aziende”. Ad esempio, per le visite classificate come urgenti (da eseguire entro 72 ore) si va da 0 zero giorni di attesa alla AOU di Sassari ad un giorno per l’Azienda Brotzu e l’AOU di Cagliari, contro gli 8 giorni della media per il resto dell’ATS.

In generale, per le visite specialistiche più richieste capita di attendere in media dagli 88 giorni per una spirometria fino al massimo di 170 giorni per una colonscopia.

Ma c’è un altro serio problema, vissuto sulla propria pelle dai pazienti nell’Oristanese: la Sezione di controllo rileva che la “critica condizione organizzativa delle strutture aziendali del Servizio sanitario regionale determina sempre più frequentemente la distribuzione della richiesta di prestazioni in aree territoriali differenti da quelle di residenza dei pazienti. La penalizzazione che ne discende in termini di costi economici ed umani a carico del paziente non trova, allo stato, alcuna compensazione, poiché detti costi non sono ricompresi nei LEA (livelli essenziali di assistenza)”.

Complessivamente, il giudizio della Corte dei conti non è positivo. Nella deliberazione si fa notare che durante l’indagine “la Regione si è limitata a descrivere e citare le numerose iniziative assunte e i provvedimenti adottati nel corso degli anni considerati, diretti al governo e alla gestione delle liste d’attesa. La Regione non ha, invece, fornito indicazioni in ordine alla ricaduta di tali misure sulla effettiva riduzione/abbattimento dei tempi d’attesa negli esercizi considerati (ovvero assegnati all’utente al momento della prenotazione per godere della prestazione sanitaria), pur potendosi desumere che la Regione disponga di una consistente banca dati per effetto dell’asserito uso delle agende informatizzate e della centralizzazione di queste ultime presso il CED regionale, risalente negli anni”.

“Da parte del competente Assessorato non è stato prodotto all’esame della Sezione un complessivo quadro di riferimento, organico ed aggiornato, necessariamente organizzato per volumi di prenotazioni, classe di priorità, volumi di prestazioni erogate, anche distinte tra quelle intestate alle Aziende e quelle proprie delle strutture private accreditate, se del caso corredato dalla rappresentazione delle difficoltà che si frappongono (fuori dall’emergenza Covid) all’allineamento delle procedure in atto con quelle stabilite nei Piani nazionali e regionali da tempo introdotti”.

“Più specificamente non è stato trasmesso alcun monitoraggio contenente le rilevazioni dei tempi di attesa, secondo la classe di priorità e i previsti tempi massimi da rispettare, atto ad evidenziare l’andamento nel corso degli anni considerati della gestione in argomento, in linea con gli obiettivi del Piano nazionale (PNGLA) e del Piano regionale (PRGLA)”.

“Ai fini conoscitivi della presente indagine di controllo i report di fonte Cup Web, resi disponibili, risultano del tutto insufficienti, sia sul piano quantitativo (parziali rispetto alla realtà operativa delle Aziende), sia perchè detti report riguardano solo monitoraggi ex ante e non anche ex post. Analogamente, con riguardo ai ‘flussi informativi’ citati nelle ultime risposte dell’Assessorato regionale, deve precisarsi che, allo stato degli atti, non sono accessibili o resi noti”.

Secondo la Sezione di controllo, “la carenza delle acquisizioni istruttorie ha determinato notevoli difficoltà nella ricomposizione di un organico quadro di riferimento, in quanto sarebbe stato opportuno predisporre un agevole strumento conoscitivo di semplificazione del quadro gestionale in esame, di cui deve essere assicurata la trasparenza e la pubblica fruibilità”.

Colpa della Regione più che delle singole aziende, secondo i giudici contabili: “la quantificazione regionale dei volumi di erogazioni per il 2019 – posta a fondamento dei Protocolli operativi sottoscritti con le Aziende – potrebbe essere vantaggiosamente raccordata con i volumi di prestazioni come dichiarati dalle Aziende nella presente sede di rilevazione istruttoria, in quanto si possono agevolmente riscontrare significative discordanze (quanto meno confrontando le modalità di rilevazione e di trattamento dei dati seguiti da ciascuna Azienda). La Sezione ravvisa, infatti, nelle operazioni di auto-rilevazione cui le Aziende hanno dato luogo, un oggettivo contributo di chiarezza e di certezza, che dovrebbe incontrare una adeguata utilizzazione da parte della Regione nell’ambito delle procedure che si dovranno necessariamente impostare, nella prospettiva di assicurare il rispetto delle linee guida”.

Fra l’altro, sottolinea la deliberazione, “in ordine alle presenti risultanze, non sono pervenute considerazioni o valutazioni da parte della Regione in aderenza al principio di confronto e collaborazione propri del controllo sulla gestione, contrariamente alle Aziende, le quali hanno proposto precisazioni e richieste di rettifiche (in particolare la rimodulazione della casistica di drop out da limitarsi alle rinunce tacite)”.

Difficoltà anche per “la rilevazione condotta in istruttoria presso le Aziende del SSR (rivolta a verificare i tempi assegnati al paziente al momento della prenotazione rispetto ai tempi massimi contemplati per le diverse classi di priorità, e al riscontro della effettività di erogazione dell’offerta di servizi sanitari)”: la Sezione di controllo conferma “le disomogeneità di procedure nella rilevazione e nel trattamento dei dati tra le diverse Aziende, ascrivibile all’assenza in concreto di una coordinata regia regionale delle attività/gestioni”.

Ancora: “non sono pervenute notizie in corso di istruttoria nel merito dei lavori del tavolo regionale composto dai diversi soggetti del sistema, tenuto al periodico coordinamento e alla verifica dell’efficace applicazione delle misure stabilite, in sintesi tenuto alla stretta osservazione dell’andamento dei tempi di attesa (ovvero del tasso di rispetto delle prescrizioni contenute nel PNGLA e nel PRGLA) in ciascuna realtà aziendale o accreditata/convenzionata”.

Il sistema complessivamente funziona male, sia nella gestione delle agende informatizzate sia per i servizi di prenotazione ed i centralini telefonici da parte delle strutture aziendali. La Sezione di controllo rileva che “gli operatori addetti agli uffici di sportello e ai centralini di Call center dipendono da ditte esterne, in forza di contratti di somministrazione di servizi o di prestazioni occasionali. Si riferiscono numerosi casi di esposti da parte degli utenti che lamentano inefficienze dei servizi in questione. Pertanto va assicurata la massima vigilanza sulla corretta esecuzione dei contratti in questione, esercitando i dovuti controlli e verificando l’adeguatezza professionale degli addetti incaricati dalle ditte private. Sul punto è auspicabile l’avvio di appositi controlli di qualità in ordine al grado di soddisfazione dell’utenza”.

Continuando così, il rischio di sprecare risorse pubbliche è reale. I giudici scrivono che “le carenze di coordinamento complessivo, unitamente alla inadeguata misurazione dei processi produttivi all’interno di ciascuna Azienda (tenuto conto dell’effettiva disponibilità di dotazioni umane e strumentali che nel corso degli anni si sono significativamente ridotte), potrebbero vanificare gli ingenti impegni finanziari già assunti per incentivare le prestazioni aggiuntive”.

La Regione Sardegna aveva recepito l’intesa del 21 febbraio 2019 sul Piano nazionale di governo delle Liste d’attesa (PNGLA) per il triennio 2019–2021. Il successivo Piano regionale delle liste d’attesa (PRGLA), approvato a dicembre del 2020, è stato trasmesso al Ministero della Salute assieme al cronoprogramma delle attività, richiamando le Linee guida in materia di attività libero professionale intramuraria ambulatoriale (ALPI), già adottate.

Il programma è stato valutato positivamente dall’Osservatorio nazionale sulle liste di attesa e la totalità dei fondi previsti per la prima tranche – 4.210.526 euro, per il 20219 – è stata trasferita dallo Stato alla Regione.

L’intervento finanziario della Regione per il triennio 2019-2021 stanzia e ripartisce fra le Aziende del Servizio sanitario risorse economiche destinate all’abbattimento delle liste di attesa: ci sono 10.500.000 euro destinati ad incentivare il personale per garantire l’erogazione di prestazioni aggiuntive, oltre a 11.297.191 euro per il potenziamento della produttività dei servizi.

Le “linee di indirizzo” per la gestione delle liste di attesa stabilivano un elenco di 43 prestazioni ambulatoriali (14 visite specialistiche e 29 di diagnostica strumentale) da sottoporre a monitoraggio, con l’obiettivo di garantire al 90% degli utenti l’erogazione delle prestazioni nei tempi definiti, secondo quattro classi di priorità:

  • U (urgente) – da eseguire entro 72 ore;
  • B (breve) – da eseguire entro 10 giorni;
  • D (differibile) – da eseguire entro 30 giorni per le visite e entro 60 giorni per gli accertamenti diagnostici;
  • P (programmata) – da eseguirsi entro 180 giorni per accertamenti diagnostici.

Giovedì, 25 febbraio 2021

commenta