Operazione camaleonte: chi non vuole il reparto Covid a Ghilarza?
Il Comitato per la difesa del “Delogu” contro le scelte dell’Assl. Sabato nuova manifestazione
Va avanti l’Operazione camaleonte all’ospedale di Ghilarza. Il Comitato Civico per l’ospedale Delogu bene comune lancia un altro pesante attacco sulla gestione della sanità nell’Oristanese e annuncia una nuova manifestazione per chiedere la riapertura del Laboratorio analisi e del Presidio di Primo Intervento: appuntamento per sabato 20 febbraio dalle 9.30 alle 12 con le auto in fila sul viale Antonio Carta.
Ecco il documento, firmato dai portavoce del Comitato, Raffaele Manca, Livio Deligia e Immacolata Boeddu.
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È davanti agli occhi di tutti il fatto che la sanità oristanese, già in pesante affanno in passato, sia oggi in situazione di gravissima precarietà, anche per le pessime scelte e le spericolate operazioni realizzate dalla ASSL nella prima fase Covid, quando alla chiara indicazione politica regionale, che individuava nel “Delogu” di Ghilarza una delle strutture di contenimento del fenomeno (deliberazione ATS n. 276 del 28.04.2020), si è sovrapposta una vera e propria operazione camaleontica di travisamento tecnico e operativo, sfociato conclusivamente in un nuovo Reparto di Chirurgia del “San Martino” e non nel previsto e indispensabile reparto Covid.
È stata proprio tale scelta a generare il periodo drammatico, peraltro non ancora concluso, vissuto dall’ospedale di Oristano e, a cascata, da quelli di Bosa e di Ghilarza.
Eppure, alla luce delle dichiarazioni di un gran numero di epidemiologi che non solo temono ma prevedono altri e ricorrenti fenomeni pandemici nell’immediato futuro, la struttura ospedaliera del “Delogu” era e rimane comunque altamente congeniale e adatta a fornire adeguata risposta sanitaria e a fungere da filtro protettivo per il “San Martino”.
L’ospedale di Ghilarza è, infatti, da sempre e da subito divisibile in due parti separate (Reparto di Chirurgia e Ostetricia e Reparto di Medicina) perché già dotate, l’una e l’altra, di propri ingressi autonomi, scale, ascensori, percorsi e spazi di degenza. Già oggi è in grado, quindi, di ospitare in periodo ordinario sia l’esistente Reparto di Medicina che il previsto Reparto di Riabilitazione, facilmente sostituibili, in periodo straordinario, con uno solo o anche due reparti riservati all’emergenza del momento.
Chi conosce la struttura è in grado di valutarne la facile adattabilità ad un simile progetto e di apprezzare la possibilità effettiva di rapido intervento con azioni temporalmente separate e in grado, quindi, di garantire sulla parte al momento non interessata dai lavori la permanenza dei servizi sanitari già presenti.
Se poi l’alibi per permanere nell’immobilismo è quello delle risorse, chi ha il dovere di farlo può mettere le mani su quelle, oltre due milioni di euro, ancora inutilizzate ma disponibili in ASSL da almeno tre anni, in ovvia attesa anche delle risorse europee del Recovery Plan finalizzate al potenziamento delle reti sanitarie.
La radice del male che ha pervaso una parte sia della politica che della sanità oristanese riposa sulla irrazionale convinzione, sempre viva e a fasi alterne riemergente, che la presenza degli ospedali di Bosa e di Ghilarza indebolisca il ruolo e la vitalità di quello di Oristano. Tale convinzione si manifesta anche attraverso scelte che possono sembrare di dettaglio ma sono, invece, sostanziali. Come esempio di piena attualità può essere richiamata la recente decisione oristanese relativa al Laboratorio analisi del “Delogu”, ridotto ormai a semplice “punto prelievi” dopo la chiusura del 20 luglio 2020, contestuale all’uscita per pensionamento dell’ultimo dei tre dirigenti medici dell’organico, mai sostituiti.
Il Comitato ritiene che la decisione del Consiglio regionale (Ridefinizione della rete ospedaliera/25 ottobre 2017) di individuare nel “Delogu” di Ghilarza un Centro di Emergenza Territoriale, integrata anche dalla successiva deliberazione della Giunta regionale (n. 47/21 del 25 settembre 2018) che ha inglobato la stessa denominazione di Punto di Primo Intervento, indicata dal DM. 70/2015, in quella di CET, rappresenti una chiara ed espressa precisazione valoriale non solo del termine “emergenza” ma anche del termine “territorio”.
Per tale ragione il Comitato ha contestato e contesta la decisione del Responsabile aziendale di considerare riattivabile il servizio di Laboratorio analisi di Ghilarza solo in presenza contestuale del Punto di Primo Intervento, e non anche in semplice funzione di risposta alle esigenze sanitarie del territorio e di contrasto del suo disagio e isolamento.
Il Comitato ribadisce fermamente la sua richiesta di riapertura immediata del Laboratorio analisi poiché ritiene che i servizi del CET, quelli assegnati dal Piano Regionale e già presenti (PPI, Medicina, Day Surgery, Radiologia, Laboratorio e Dialisi), tutti e ognuno a prescindere dagli altri debbano permanere in costanza di attività.
Il Comitato, voce di un territorio debole e marginale, non solo rifiuta ma ritiene anche dannosa per lo stesso “San Martino” di Oristano la riproposizione di una incomprensibile esibizione di autorità che manifesta la convinzione che un numero di prestazioni concentrato nel solo Laboratorio di Oristano possa essere più utile e funzionale alla ASSL in termini di servizio di quanto possa esserlo, invece, la sommatoria di numeri separati (Laboratorio di Oristano, Laboratorio di Bosa e Laboratorio di Ghilarza) che possono esprimere, alla fine, non solo la stessa ma anche una superiore entità numerica, come il quadro storico dei dati ampiamente dimostra.
Martedì, 16 febbraio 2021
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