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Al carcere di Massama corsi universitari in dad. Ma niente scuole

Il 5,4% dei detenuti sardi studia per prendere una laurea

Massama - carcere

Al carcere di Massama corsi universitari in dad. Ma niente scuole
Il 5,4% dei detenuti sardi studia per prendere una laurea

La casa circondariale di Massama

Se al carcere di Massama continuano le criticità legate ai corsi scolastici, invece sono garantiti i corsi universitari in dad. “Per quanto riguarda le scuole, la situazione è critica, la didattica a distanza non è ancora ripartita. Ho già provveduto a segnalare questa situazione al tribunale di sorveglianza”, spiega il garante del Comune di Oristano per i diritti delle persone private della libertà personale, l’avvocato Paolo Mocci.

Per l’università invece il discorso cambia. “La didattica da remoto per gli studenti universitari è garantita. Probabilmente”, spiega Mocci, “è più semplice perché gli studenti interessati sono pochi rispetto a quelli iscritti alle scuole secondarie. Prima della pandemia alcune attività erano in presenza e altre a distanza, ora invece è tutto online”.

Paolo Mocci

I detenuti sardi che seguono corsi universitari non sono tanti, ma in percentuale i numeri isolani sono decisamente superiori alla media nazionale. In Sardegna il 5,4% dei detenuti è iscritto all’università. Il dato italiano è fermo all’1,4%. A fornire questi numeri, nel corso di una tavola rotonda online organizzata dalla facoltà di Studi umanistici dell’Università di Cagliari, è stato il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, Maurizio Veneziano.

Dallo scorso anno l’Università di Cagliari ha attivato un polo universitario penitenziario che garantisce la frequenza a corsi e seminari ai detenuti e alle detenute negli istituti di Uta e Massama che ne facciano richiesta. Si tratta di un’attività che genera anche un indiretto risparmio di risorse. “Normalmente”, ha sottolineato Veneziano, “un detenuto costa allo Stato in media 300 euro al giorno. Tutto quello che spendiamo in cultura, istruzione e lavoro va a formare un grande valore economico”.

Maria Del Zompo

L’impegno dell’Università di Cagliari nelle carceri di Uta e Massama è stato testimoniato dal rettore Maria Del Zompo. “È l’unico ascensore sociale che funziona”, ha dichiarato il rettore, “l’unica realtà che può far cambiare di stato una persona è la cultura, la conoscenza. Questo accade nella scuola e negli studi universitari: è con orgoglio che il nostro ateneo, grazie alla professoressa Cristina Cabras e alle altre istituzioni coinvolte, porta avanti un percorso difficile di recupero di persone che hanno sbagliato e che hanno voglia di riscattarsi”.

Nei mesi scorsi l’Università di Cagliari ha garantito lezioni e seminari ai detenuti che ne hanno fatto richiesta, grazie all’impegno di decine tra ricercatori e unità di personale tecnico-amministrativo. “Negli anni scorsi gli studi scientifici dello staff della professoressa Cristina Cabras”, ha aggiunto Gianfranco De Gesu, direttore generale dei detenuti e del trattamento, Dipartimento amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia, “hanno dimostrato che quando i detenuti delle colonie penali sarde avevano la possibilità di acquisire competenze attraverso lo studio, il tasso di recidiva crollava. L’incontro con il mondo universitario era quindi assolutamente necessario”.

Venerdì, 22 gennaio 2021

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