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Nelle opere di Antonio Corriga e Antonio Amore il racconto della Sardegna

Due protagonisti del Novecento sardo e il loro legame con Oristano

Amore Corriga 5

Nelle opere di Antonio Corriga e Antonio Amore il racconto della Sardegna
Due protagonisti del Novecento sardo e il loro legame con Oristano

Tavolozza dei colori del Corriga

La Sardegna nel cuore e un amore viscerale per la pittura ad accomunarli: Antonio Amore e Antonio Corriga, il primo di origini siciliane e il secondo di Atzara, sono considerati due dei più importanti protagonisti dell’arte sarda del Novecento e che, in modo diverso, hanno lasciato traccia e ricordo di sé nella città di Oristano e non solo.

Tra colore e realtà si può collocare l’arte di Antonio Corriga ma anche il suo percorso artistico e umano iniziato ad Atzara (paese dove nacque nel 1923) e conclusosi a Oristano (città d’adozione, dov’è morto il 16 dicembre del 2011). Il suo stile inconfondibile – colori accesi e un uso sapiente della luce – l’ha portato a mischiare influenze spagnole e tedesche per proporre poi con le sue opere una personale visione della Sardegna descritta tra colore, folklore, tradizione e simbolismo.

Antonio Corriga

Pittore, incisore, scultore e ceramista, ritenuto uno dei maggiori artisti figurativi della Sardegna del Novecento, Antonio Corriga fin da bambino manifesta un prematuro amore per la pittura. A soli sette anni frequenta ad Atzara lo studio di Filippo Figari, uno dei più grandi maestri del Novecento isolano che aveva scelto il paese di Corriga, innamorandosi del paesaggio circostante. Proprio il  piccolo centro del Mandrolisai, all’epoca, è meta di molti giovani pittori spagnoli costumbristi – Eduardo Chicharro, Antonio Ortiz Echagüe, Cesareo Bernardo de Quiros e Del Castello – che, ispirati dalla natura incontaminata, importano un nuovo modo di dipingere, stimolando così la curiosità di altri grandi artisti come Antonio Ballero, Giuseppe Biasi, Richard Scheurlen (molto importante per la formazione di Corriga). Dopo un intenso percorso di studi, iniziato prima a Sassari all’Istituto d’arte e poi a Firenze al Magistero d’arte, Antonio Corriga, una volta diplomato e ottenuta l’abilitazione all’insegnamento, fa rientro a Oristano, apre un laboratorio di ceramica e insegna alla scuola professionale diretta da Vincenzo Urbani. In questi anni di formazione tra i suoi tanti maestri, oltre Figari, ci sono importanti figure come Stanis Dessy (da lui apprende la tecnica dell’incisione), Eugenio Tavolara e Vico Mossa.

Antonio Corriga

Non solo un’artista ma anche ceramista e designer per l’artigianato e tessuti e uomo politico. Corriga, oltre a esser stato uno dei protagonista diretti della creazione dell’istituto d’arte di Oristano, il secondo nell’Isola, ha rivestito, per un decennio, la carica di presidente dell’I.S.O.L.A, l’Istituto sardo organizzazione lavoro artigianale, nato nel 1957, facendo un grande lavoro di promozione e innovazione per l’artigianato artistico locale.

“Con lui”, commenta Antonello Carboni regista e operatore culturale, autore di un bel documentario “Antonio Corriga. La vita in un intreccio di colori”  (visibile qui fino al 31 gennaio prossimo), “rinasce anche la tradizione dei figoli di Oristano, che in quel periodo creavano più per un fine domestico, in sardo il cosiddetto de su stresciu de terra. Corriga rilegge invece le loro opere in una chiave artistica più innovativa, orientandoli anche nell’esportazione fuori provincia e non solo”.

Sono anni in cui Antonio Corriga pratica anche l’arte della ceramica, a cui era legato, con grande libertà creativa e sperimenta nuove forme d’arte e design, oltre a realizzare disegni per tessuti e tappeti come ricorda la figlia Sabina Corriga, fondatrice dell’Associazione culturale Corriga di Atzara.

Disegno “Trigu e Lillà” di A. Corriga

Antonio Corriga è stato anche attivista politico, più volte eletto consigliere comunale col Partito Socialista Italiano, mentre nel 2000 diventò direttore artistico della Pinacoteca “Antonio Ortiz Echagüe” di Atzara, le cui sale custodiscono diverse sue tele tra cui i “Funerali di un socialista”, dipinto in memoria di Peppino Catte. Numerose opere sono conservate negli uffici della Regione Sardegna, della provincia e del comune di Oristano, del comune di Atzara, nella sede della Comunità Montana Barbagia-Mandrolisai e nel MAMA – Museo di Arte moderna e contemporanea di Atzara, dov’è stata dedicata, in una sala, una esaustiva esposizione dell’artista atzarese attraverso una retrospettiva antologica che ripercorre il meglio della sua vasta produzione.

Le sue prime opere si rifanno alla scuola dei suoi insegnanti, in particolare per quelle figure artistiche che si ritrovano nelle campagne di Atzara. Segue poi la “Crocefissione” per la parrocchiale di Fonni e la Pala di Bonaria per la chiesa della Madonna di Bonaria a Cagliari. Sempre sue, anche diverse illustrazioni per pubblicazioni in sardo, etichette e numerosi manifesti oltre che la realizzazione di alcuni bozzetti per i biglietti della lotteria nazionale della Sartiglia.

Antonio Corriga

Un omaggio ad Antonio Corriga è stato tributato a dicembre 2018 dal Comune di Oristano che gli ha intitolato la Sala giunta, al primo piano del Palazzo Campus Colonna, dov’è esposta la sua grande tela “Il Mercato di Santa Croce” (1990). Indimenticabile e conservata nella memoria di tutti gli oristanesi, anche la Fontana in ceramica nell’ex Mercato Civico: una sorta di opera collettiva il cui disegno di Corriga, passò poi alla fase realizzativa grazie ai suoi allievi.

Sala Giunta intitolata ad Antonio Corriga

I personaggi ritratti dal Corriga, il fascino e l’eleganza degli abiti tradizionali, la bellezza dei paesaggi e dei fiori, ma anche la misticità dei riti religiosi, come quelli della Settimana Santa e della sagre e feste popolari, o ancora, dei conflitti tra l’arcaismo pastorale e la modernità industriale, fanno di lui una sorta di “ultimo cantore di una certa Sardegna”, come lo definisce Ivo Serafino Fenu, critico d’arte e autore, insieme a Maria Paola Dettori, dei testi critici sul volume Antonio Corriga, I colori di un’Isola, edito da Illisso.

Antonio Amore

Siciliano d’origine, Antonio Amore è stato un’artista eclettico e poliedrico. La maggior parte della sua esperienza artistica si svolge in Sardegna, in particolare nell’Oristanese, tra le campagne di Nughedu Santa Vittoria, lo studio della Casa del Fattore di Torrevecchia, una piccola frazione di Arborea e, successivamente, il suo  laboratorio a Oristano.

Antonio Amore nasce a Catania nel 1918 e fin da giovane vaga con il padre per la Sicilia a decorare chiese e ambienti. Nel 1938 lascia la sua terra di origine per la campagna militare in Africa. In prigionia, durante gli anni ’40, Antonio Amore conosce il pittore romano Cesare Stiavelli e con lui inizia una ricca collaborazione artistica incentrata sulla tecnica dell’acquerello. Nel 1946, una volta rientrato a Roma, Antonio Amore conosce l’artista Giacomo Balla, che diviene suo mentore. In questo  periodo, non mancano i numerosi ritorni in Sicilia: da qui riporta infatti schizzi e studi fatti dal vero che vengono poi sviluppati su tele, una volta rientrato nella capitale. Ma è in Sardegna che Antonio Amore trova la sua dimensione artistica, “un caso unico: un siciliano che diventa un sardo”, come lo descrive il noto critico d’arte, Vittorio Sgarbi.

E’ nel 1964 che, dopo una fortunata personale, intitolata “Ecce Homo” alla Galleria Anthea di Roma, Antonio Amore decide di trasferirsi in Sardegna spinto sull’Isola dalle suggestioni del libro di viaggio “Mare e Sardegna” dello scrittore inglese D.H. Lawrence. Amore decide così di rinunciare a tutto quel mondo fin troppo istituzionalizzato dell’arte e trovare, a modo suo, la sua “via” e quindi la sua arte.

L’interesse di Amore nelle sue opere, da sempre, è rivolto alla povera gente: i temi sono infatti tratti dalla realtà quotidiana del mondo dei contadini, pescatori, minatori, carrettieri,  resi con una tecnica espressionistica. Un interesse per la gente comune che rimarrà presente anche nelle opere del periodo sardo. Alla base della pittura di Antonio Amore vi è inoltre la necessità di dare una nuova e autentica dimensione dell’uomo moderno.

Commente Paolina di Antonio Amore – Opera in terracotta. Foto SardegnaCultura

Tra tutte le sue fasi artistiche divise per tematiche, a partire dal 1966 Amore decide di dedicare le sue tele al mondo pastorale sardo. È  il caso del pastore sardo spazzato via dal maestrale ne “Il Vento”, quello spaventato dalla furia dirompente di un temporale ne “L’Ombrello Verde”, il cui studio preparatorio di questo quadro ad olio è stato donato nel maggio del 2014 alla Pinacoteca comunale “Carlo Contini” di Oristano dalla moglie Michelina Angheleddu e dal figlio Maurizio, o ancora quello rappresentato nella  “Siccità” dal volto unico che la storia, il tempo e le turbe atmosferiche hanno plasmato.

Sono centinaia le opere custodite ancora oggi nella sua casa alla periferia della città, un piccolo museo dove ancora si respira l’arte e la passione di Antonio Amore. “Le sue opere ci fanno aprire gli occhi su quella che è la realtà contemporanea”, racconta Ivo Serafino Fenu nel documentario “La casa delle Stelle” realizzato anche questo dal regista  Antonello Carboni (e disponibile qui  fino al 31 gennaio 2021), “In questo senso è stato un’artista preveggente”.

Antonio Amore nel suo studio

L’arte e la storia di Antonio Amore si legano alla storia di Oristano, città con la quale non ha avuto sempre un rapporto “sereno”, come conferma il figlio Maurizio. Un luogo però sicuramente caro al pittore, per l’incontro speciale, uno dei primi che fece in città, con Peppetto Pau. Entrambi insegnavano all’istituto d’arte di Oristano e  furono  legati da un profondo rapporto di stima e di amicizia . “L’opera Mia notte d’agosto sul Mare, ad esempio”, racconta il figlio Maurizio Amore,”è un omaggio di mio padre al suo amico Peppetto, da lui definito “l’ usignolo dolce ardente del Sinis” nel 1989, in un sentito ricordo sulle colonne del «La Nuova Sardegna»”

Alcune delle opere di Antonio Corriga e Antonio Amore sono state esposte in occasione della recente mostra “Somiglianze di famiglia”, inaugurata lo scorso ottobre 2019 al Museo Diocesano di Oristano. La mostra celebrava le opere di quattro illustri pittori legati alla storia della città di Oristano, oltre ad Antonio Amore e Antonio Corriga, c’erano anche quelle di Carlo Contini e Giorgio Farris.

Scena agropastorale di Antonio Amore –

Dove dormire dove mangiare ad Atzara

Dove dormire e mangiare in provincia di Oristano

Sabato, 2 gennaio 2021

(Questa pagina è realizzata in collaborazione con l’Assessorato al turismo della Regione Sardegna)

 

 

 

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