Il Consorzio riassegna 5 capannoni: non saranno un'incompiuta - LinkOristano
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Il Consorzio riassegna 5 capannoni: non saranno un’incompiuta

Dopo aver incassato fondi pubblici, le imprese non avevano mai avviato l'attività nel porto di Oristano

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Non saranno un’incompiuta: il Consorzio industriale riassegna cinque capannoni
Dopo aver incassato fondi pubblici, le imprese non avevano mai avviato l’attività nel porto di Oristano

Una foto aerea dell’area industriale – Consorzio industriale di Oristano

Rischiavano di allungare l’elenco delle incompiute nel Centro Sardegna, ma il Consorzio industriale di Oristano è riuscito ad evitare che ciò accadesse, riassegnando tre stabilimenti, nell’area del porto, recuperati da imprese che non li avevano mai completati o non avevano avviato l’attività, nonostante i finanziamenti pubblici ricevuti. Presto saranno riassegnati anche altri due capannoni.

Erano tutti inseriti in progetti che nelle aspettative avrebbero dovuto creare occupazione e sviluppo. Beneficiari di importanti sostegni pubblici, non sono mai giunti, però, a questo traguardo. Il Consorzio in questi anni ha svolto un paziente lavoro di recupero, un percorso virtuoso, come lo ha definito il presidente Massimiliano Daga.

La prima riassegnazione ha riguardato un immobile su un lotto di terreno di oltre 28.000 metri quadrati, nell’area del porto di Oristano: originariamente destinato alla produzione di olii dietetici e farine proteiche, ora è passato alla Cooperativa Produttori Arborea – C.P.A. – per attività a servizio dei propri soci (stoccaggio materie prime zootecniche e produzione di olii e farine).

Massimiliano Daga – Foto Linkoristano

La più recente assegnazione riguarda invece uno stabilimento in corso di costruzione su un lotto di terreno di oltre 15.000 metri quadrati. Avrebbe dovuto ospitare un impianto per la produzione di biodiesel e concimi ecologici, ma è stato assegnato alla Plan Service di Gianluigi Carta, imprenditore della zona operante nell’attività di stoccaggio di merce sfusa e confezionata (pellet).

È in fase di ultimazione la procedura per l’assegnazione di un capannone al rustico su un lotto di 15.000 metri quadrati originariamente destinato al recupero e riciclaggio del vetro, della quale si attende la conclusione nei prossimi mesi. A breve sarà inoltre avviata la procedura per l’assegnazione dell’ultimo immobile, un capannone allo stadio iniziale di costruzione su un lotto di 10.000 metri quadrati, originariamente destinato alla produzione e allestimento di materiale pubblicitario.

Da alcuni anni il Consorzio aveva messo in mora le imprese che non avevano rispettato gli obblighi di completamento e mantenimento in produzione degli stabilimenti: la procedura è sostanzialmente di natura espropriativa, prevista dall’art. 63 della legge 448/98. L’ente ha così potuto acquisire al proprio patrimonio cinque stabilimenti non ultimati da imprese che avevano beneficiato di ingenti contributi pubblici a fronte delle spese sostenute.

Le procedure di riacquisto sono state piuttosto lunghe per la necessità di dover attendere l’esito dei contenziosi attivati dai proprietari (in gran parte organi di procedure fallimentari) e degli altri adempimenti legali necessari per la rimozione dei pesi e vincoli (ipoteche) apposti sugli immobili.

Per ciascuno degli immobili recuperati, il Consorzio ha avviato una procedura a evidenza pubblica per la assegnazione a imprese interessate al loro completamento e avvio dell’attività produttiva, con formule contrattuali elastiche che lasciano all’aggiudicatario la facoltà di acquisire la proprietà del bene immediatamente oppure al termine di un contratto di “rent to buy”.

Il recupero delle strutture inutilizzate va nella direzione della riduzione del consumo del suolo, evitando di utilizzare nuovi lotti di terreno. Inoltre consente l’assegnazione degli immobili per la creazione di nuove attività produttive a fronte della presentazione di progetti d’impresa e non di mere offerte immobiliari, dando in tal modo una utilità alle ingenti risorse pubbliche a suo tempo erogate. E – dettaglio da non trascurare – libera il campo visivo da strutture semi abbandonate che causano un’immagine negativa per l’area industriale e per le altre imprese che vi operano.

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