Mille anni di storia nel nuraghe S'Urachi, che appassiona gli americani - LinkOristano
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Mille anni di storia nel nuraghe S’Urachi, che appassiona gli americani

Ricerca internazionale a San Vero Milis, tra i tesori archeologici e della natura

Mille anni di storia nel nuraghe S’Urachi, che appassiona gli americani
Ricerca internazionale a San Vero Milis, tra i tesori archeologici e della natura

Alle porte di San Vero Milis e a pochi passi dal mare, si può ammirare uno dei più grandi complessi archeologici non solo della provincia di Oristano ma di tutta la Sardegna: il nuraghe S’Urachi. Oltre mille anni di storia sono racchiusi all’interno di questo importante sito nuragico, unico nel suo genere e ancora in fase di scavo e ricerche archeologiche. L’intera area si estende su un dosso ai margini dell’abitato, precisamente nella località Su Padru (“prato”), un’ampia zona destinata, sin dall’antichità, ad usi comunitari. Da qui sono visibili ben sette delle dieci torri che un tempo, costituivano le mura perimetrali.

Le sue dimensioni e la sua posizione, in un territorio densamente popolato fin dall’età nuragica, fanno sì che il sito nuragico di S’Urachi, da sempre, sia stato considerato un punto di riferimento per le tante popolazioni  che si sono stanziate tra il Sinis settentrionale e il Campidano Maggiore.

Il nuraghe S’Urachi, di recente tra i “protagonisti” dell’ultimo numero di “Archeologia Viva”, il periodico bimestrale divulgazione archeologica, viene descritto come “un grandioso complesso nuragico insolitamente costruito in basso nella pianura alluvionale non lontano dal golfo di Oristano, le cui vicende insediative e architettoniche segnano oltre mille anni di storia della Sardegna”.

S’Urachi è un nuraghe complesso e che, attualmente, rimane in gran parte interrato. Ciò che è visibile, messo in luce dalle recenti campagne di scavo, è buona parte della sua cinta muraria esterna che colpisce più per la sua estensione che per l’altezza delle murature superstiti. Il sito si compone oltre alle sette torri dell’antemurale – le altre tre sono ancora sepolte dall’ampia coltre di terra depositatasi nel tempo – al suo interno, anche di un corpo del nuraghe di cui però ancora non si conosce l’esatta planimetria. Si tratta di un polilobato, ovvero presenta una parte centrale, il “mastio”, e forse altre cinque torri di cui per ora solo due di queste sono visibili.

Le ricerche e gli scavi archeologici avviati nel 1948 nel sito nuragico e ripresi con cadenza regolare dal 1979, continuano fino ad oggi. Le indagini per ora non hanno permesso di stabilire una datazione precisa per il complesso nuragico, si sa però che intorno al nuraghe si estendeva un villaggio. Si sa, inoltre,  che l’area nuragica fu frequentata anche in età romana e furono costruiti degli edifici al di sopra dei resti interrati del nuraghe e una strada passava accanto all’antemurale. Quest’ultima, ormai non più utilizzata, verrà a breve eliminata per render maggiormente visibili le torri esterne.

“Il sito nuragico di S’Urachi”, racconta Alfonso Stiglitz, archeologo e direttore del Museo Civico di San Vero Milis, e condirettore scientifico degli scavi che interessano il sito archeologico, “è stato interessato da diverse campagne di scavi. La prima che portò alla luce le mura e le torri che racchiudono il nuraghe, fu eseguita nel 1948, a opera tra gli altri di Giovanni Lilliu, accademico dei Lincei. Interrotte per anni, le ricerche ripresero nel 1979 e continuano fino a oggi, anche se eseguite in modo discontinuo”.

“Quest’anno”, aggiunge sempre Alfonso Stiglitz, “a causa dell’emergenza coronavirus, la campagna di scavi è saltata. Si sarebbe dovuta svolgere in due aree in particolare, esterne all’antemurale del nuraghe, dove gli archeologi si aspettavano di trovare interessanti contesti di età fenicia e punica”.

Collaborazioni archeologiche internazionali. Intorno al sito archeologico di S’Urachi ruota anche un progetto omonimo “Progetto S’Urachi”. Nasce tra il 2012 e il 2013, dall’incontro tra lo stesso Alfonso Stiglitz, e Peter van Dommelen, dell’americana Brown University, che già da anni scavava in Sardegna, nell’area di Terralba. L’equipe internazionale del progetto S’Urachi si divide in due filoni: il primo riguarda la ricostruzione del paesaggio naturale e umano della comunità di S’Urachi, il tutto dilazionato nel tempo e nelle sue varie fasi. Il secondo filone, invece, studia il processo di incontro, unione e condivisione avvenuto tra comunità venute da fuori – fenicie – che si sono installate pian piano nel sito di S’Urachi, e hanno interagito con la comunità preesistente.

Tra i ritrovamenti più interessanti legati al nuraghe, oltre al famoso torciere bronzeo di tipo cipriota, databile tra la fine dell’VIII e l’inizio del VII secolo a.C. ed esposto oggi al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, dati interessanti arrivano da alcuni scavi fatti nel 2005 riguardanti la base, nel fossato davanti all’antemurale, forse utilizzato come deposito o per riti votivi. Qui sono state ritrovate delle ossa di pollo, una delle più antiche attestazioni (VII sec. A. C.) in Sardegna e in Italia.

S’Urachi e il suo antemurale con fossato antistante

La leggenda di Sa musca maghedda. Attorno al sito di S’Urachi si legano anche tante leggende e racconti tipici della tradizione popolare sarda. Tra questi, quella più narrata, probabilmente dagli anziani per intrattenere i bambini –  i classici contus de forredda o contus de foghile detti davanti al focolare domestico – è quello di sa musca maghedda. Si narra infatti che all’interno del nuraghe S’Urachi fosse sepolto un tesoro ma che questo fosse protetto da pericolose mosche pronte ad aggredire chiunque ci si avvicinasse. “Un detto”, racconta l’assessore comunale di San Vero Milis, Cristina Cimino, “forse nato a seguito delle tante pietre del sito nuragico che venivano prese in passato e spostate via per costruire parte di quello che sarebbe stato poi il nostro paese”.

C’è anche una seconda versione di questa leggenda raccontata dall’archeologo Alfonso Stiglitz: l’esistenza all’interno del nuraghe di due forzieri, uno con dentro tesori e un secondo con dentro queste terribili mosche e quindi la possibilità, fatale o meno, di chi si addentrava dentro il nuraghe ad aprire il forziere “sbagliato” e rischiare così la vita.

Alla scoperta del sito nuragico di S’Urachi. L’intera area la si può conoscere durante le campagne di scavi, di solito nei mesi estivi, oppure visitando il Museo Civico di San Vero Milis, strettamente connesso con gli scavi e che si trova nel centro abitato del comune. Il museo, infatti, oltre a essere uno spazio espositivo è anche uno spazio di ricerca. Le vetrine espositive verranno  “informatizzate”: il nuovo progetto, ancora in fase di allestimento, permetterà al visitatore non solo di ammirare fisicamente i reperti finora ritrovati a S’Urachi ma darà modo, tramite pannelli touch screen, di contestualizzare i reperti storici in una visita più completa.

Un altro modo per valorizzare e raccontare il sito nuraghico di S’Urachi è anche quello di connetterlo alla musica e all’arte. Il comune di San Vero Milis lo fa con una rassegna estiva, intitolata “Altrimari” ,e che prevede suggestivi concerti notturni al nuraghe S’Urachi, alternando un programma di conferenze e visite guidate volte alla promozione identitaria e storica del sito. Quest’anno ad esempio, il tema per il concerto era “I suoni del cinema”, le composizioni di Morricone, Williams, Piovani e Rota tratte dalle colonne sonore di capolavori del grande schermo suonate ai piedi del nuraghe.

D’interesse turistico e culturale, sempre volto alla promozione del territorio, anche l’appuntamento imperdibile di fine estate a San Vero Milis, con la manifestazione Intrecci Sanveresi: una rassegna di promozione dell’artigianato tipico sanverese, che ha come obiettivo quello di dare una nuova luce all’artigianato locale. Durante la manifestazione viene infatti riproposto l’antico corredo della sposa per la panificazione. Is crobis, is canisteddas e i chibirus, ma anche i buttiglias vengono confezionati dalle abili mani di alcune donne del paese che mantengono in vita la tradizione dell’intreccio di giunco, cipero e paglia.

Simile negli intenti anche la manifestazione “Artigianato in riva al mare” che si tiene solitamente per tutto il periodo estivo fino a ottobre nella borgata marina di Su Pallosu, di San Vero Milis. Dove un tempo si preparavano immersioni per la pesca di corallo e pesce, per tutta l’estate si possono ammirare veri e proprio capolavori dell’artigianato sardo: cesti, nasse, maschere, ceramiche, quadri e tanti altri oggetti, tutti realizzati a mano. L’esposizione viene organizzata annualmente nella centralissima via Ziu Triagus 14 di Su Pallosu, dall’associazione culturale “Amici di Su Pallosu”.

Non solo S’urachi. Il territorio di San Vero Milis offre diversi luoghi di interesse da visitare. Restando in ambito archeologico, di grande interesse è l’area di Serra Is araus, un sito archeologico caratterizzato dalla presenza di una necropoli prenuragica. Qui sono state ritrovate due gruppi di domus de janas, distanti da loro circa 60 metri l’una dall’altra; un insediamento di fase nuragica e due nuraghi, Priogu e Serra is Araus. La zona si trova nel Sinis settentrionale a poche centinaia di metri della strada provinciale che da San Vero Milis porta poi alla marina di Putzu Idu. La collina appare come una sorta di isola nella campagna circostante.

La necropoli di Serra Is araus è molto importante perché è dagli scavi effettuati (Capo Mannu Project, 2013) nelle sue tombe che venne identificata, per la prima volta in Sardegna, la corretta sequenza delle fasi culturali comprese tra il neolitico recente e la prima età del Bronzo.

La zona di San Vero Milis è inoltre ricca di zone umide, come Sa ‘e proccus, uno stagno temporaneo tra i più estesi dell’intera Sardegna. Ben 325 ettari di superficie. Nei mesi estivi e autunnali, per l’assenza delle piogge e per l’evaporazione naturale, lo specchio d’acqua si trasforma in una immensa salina, meta ogni anno di numerosi visitatori.

Fenicotteri nella salina

La presenza di specie particolarmente tutelate ne fanno uno dei punti di osservazione più importanti del Mediterraneo. Particolarmente importante è  la sosta di migliaia di fenicotteri (circa 6.000 – 12.000 presenze annue). Anche altri stagni del territorio, forse meno conosciuti, come Sa salina manna e Is benas), hanno una ricca presenza di uccelli visibili con facilità e a distanza, con un semplice binocolo.

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Sabato, 26 dicembre 2020

(Questa pagina è realizzata in collaborazione con l’Assessorato al turismo della Regione Sardegna)

 

 

 

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