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Il mare d’inverno: San Giovanni di Sinis, un luogo del cuore

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Il mare d’inverno: San Giovanni di Sinis, un luogo del cuore
Dalle passeggiate domenicali alla visita dell’area archeologica di Tharros

Penisola del Sinis – Foto Marta Mereu

“Oggi non farei nulla, ascolterei solo questo mare d’inverno, seduto con le ginocchia strette nelle braccia, il mento appoggiato e un sorriso riconciliato”. Così scrive Fabrizio Caramagna, scrittore e studioso di aforismi italiani, in una delle sue più note citazioni, parlando del mare d’inverno e di cosa si può fare e sentire davanti a queste acque cristalline salate: una fortuna che, per chi vive vicino al mare, è sempre concessa. Così come avviene a San Giovanni di Sinis, un tempo borgo dei pescatori e oggi rinomata località balneare del comune di Cabras, affacciata sul golfo di Oristano, e che in qualsiasi periodo dell’anno offre uno scenario unico nel suo genere. Anche in questi giorni, che ormai l’inverno lo precedono di poco e che regalano temperature miti, il mare del Sinis è meta di quanti vogliono riservarsi qualche ora di tranquillità.

Situata in una posizione strategica, nel cuore del Mediterraneo, la spiaggia di San Giovanni di Sinis e tutta la sua fascia costiera presenta testimonianze culturali e risorse ambientali e naturali diversissime tra loro.

Passeggiata domenicale a San Giovanni di Sinis – Foto Marta Mereu

La riva, così come la lunga spiaggia argentata costeggiata da rocce di arenaria e basalto, risultano i posti ideali per fare lunghe passeggiate, ammirare il suggestivo panorama, ma anche per dedicare un po’ del proprio tempo all’attività fisica all’aria aperta. La marina si presta infatti alla pratica di varie discipline: da quelle acquatiche come il kitesurf e il sup (stand up paddle) per la presenza di venti costanti che la rendono una delle mete preferite per gli appassionati di questi sport; alle immersioni, diving e snorkeling o pesca subacquea, per il suo mare cristallino con un fondale ricco di specie ittiche e flora marina; fino al trekking ed escursioni varie come quella in “nordic walking” adatte a tutti, o ancora ai vari percorsi da poter fare con la propria mountain bike o perché no, con una bici a noleggio.

Kitesurfing a San Giovanni di Sinis – Foto Marta Mereu

Fino a pochi decenni fa, nel piccolo borgo di San Giovanni di Sinis,  si potevano ammirare le tipiche capanne in falasco e giunco utilizzate dai pescatori locali ma anche ritrovo domenicale per tante famiglie di Cabras. Ora la marina rivive anche grazie all’attività di promozione culturale e turistica portata avanti dall’associazione Tzur, nata nell’agosto del 2007 con l’obiettivo generale di riqualificazione per la promozione e lo sviluppo del territorio in ambito culturale, turistico, paesistico-ambientale. L’associazione in questi anni ha promosso e organizzato diverse iniziative e manifestazioni, dalle giornate ecologiche a quelle volte a riproporre i valori della cultura e dei prodotti tipici del territorio, o legate alle festività e alle ricorrenze tradizionali, laiche o religiose, della borgata.

Borgo e case di San Giovanni di Sinis – Foto Marta Mereu

Il piccolo borgo, che oggi ospita bar, ristoranti e diverse strutture ricettive, è molto animato d’estate ma anche di inverno è meta frequentata da qualche turista straniero “fuori stagione” o dagli stessi locali residenti in provincia, che vogliono concedersi una giornata al mare e staccare dalla quotidianità della città. Sono tanti infatti i chioschi, sempre aperti, dove si possono mangiare prodotti freschi e della tradizione oltre alle fritture di pesce.

Nella piazza centrale della borgata  si trova una piccola chiesa paleocristiana risalente al V secolo, in principio a croce greca e, in seguito, restaurata a croce latina. Si tratta della  chiesetta di San Giovanni. La chiesa sorge su un’area cimiteriale in origine pagana e successivamente cristiana. Orientata ad est con l’abside e costruita in blocchi di arenaria, si presenta al visitatore in tutta la sua semplicità che forse è proprio una delle sue principali peculiarità: la chiesetta è molto affascinante proprio per la sua architettura arcaica con pianta a croce greca sormontata da cupola.

Dalla chiesa di San Giovanni, ci si dirige poi sul lato destro, attraverso le case, verso il mare. In prossimità delle ultime abitazioni, si intravede poi un cartello che indica l’Oasi di Seu, un altro luogo caratteristico del Sinis e tra le mete preferite per le lunghe passeggiate al mare. Caratterizzata da una vasta macchia verde sui toni gialli di un Sinis bruciato dal sole, è un’oasi a tutti gli effetti: un paradiso naturalistico, estesa poco meno di 100 ettari.

In direzione opposta invece, partendo sempre dalla chiesetta di San Giovanni e salendo sul lato sinistro della strada si affaccia sulla vasta insenatura del golfo di Oristano, la s​piaggia di mare Morto: un’insenatura protetta e un tranquillo approdo per imbarcazioni da diporto ma posto ideale anche per chi vuole godersi un po’ di mare calmo e piatto durante le forti giornate di maestrale. Il vento da questo lato, non arriva e consente la balneazione anche in giornate molto ventose. Una caratteristica, questa, che fa comprendere come, sin dai tempi dei fenici, questo luogo fosse una base strategica e ottimale per il commercio e che ha poi portato all’edificazione della città e del porto di Tharros.

Mare Morto, penisola del Sinis – Foto Marta Mereu

Salendo più su di San Giovanni di Sinis a piedi (mentre nei mesi estivi c’è anche la possibilità di salire con il trenino turistico) si trovano poi le antiche rovine della città fenicia di Tharros. Qui storia e archeologia si intrinsecano tra loro conservando le tracce dei popoli che hanno abitato questa terra in passato e che accompagnano tutto il tratto di fascia costiera.

Tharros area archeologica – Foto Stefania Andolfo

Fondata nell’VIII secolo a.C. da genti fenicie e abbandonata poi nel XI d.C., la città di Tharros sorge nella propaggine meridionale della penisola del Sinis, sempre nel territorio di Cabras. Su una delle tre colline su cui nasce la città, la più settentrionale, nota con il nome di Murru Mannu, in sardo “grande muso”, è visibile ancora oggi un importante villaggio protostorico dell’età del Bronzo medio-recente e che doveva essere già abbandonato al momento dell’arrivo dei Fenici. Resti di un monumento nuragico sono stati poi riconosciuti alla base della torre spagnola del colle di San Giovanni mentre altri due nuraghi si trovano sul Capo San Marco: uno, noto col nome Baboe Cabitza, nella parte più alta del promontorio, l’altro nell’insenatura di Sa Naedda.

Qui, nel 2001, sono state avviate nuove indagini nella necropoli meridionale, quella che ha restituito nell’Ottocento, i famosi ori di Tharros. L’area funeraria, utilizzata dalla comunità Tharrense dall’epoca fenicia fino a quella romana, è formata da strutture, scavate nella roccia, del semplice tipo a fossa o del più complesso tipo a camera ipogeica, preceduta da un corridoio gradinato. La missione di scavo, condotta dall’Università di Bologna e dalla Soprintendenza Archeologica, in collaborazione con l’Università di Cagliari, ha riportato alla luce ampi lembi dell’antica area funeraria, restituendo importanti testimonianze dei ricchi corredi e dei rituali funerari, in particolare di età punica. Diversi materiali ceramici, amuleti, gioielli e manufatti metallici, sia di uso rituale e sia di impiego pratico, sono stati quindi recuperati, restaurati e poi esposti al Museo Civico di Cabras.

Rovine archeologiche di Tharros – Foto Stefania Andolfo

Per conoscere meglio l’intera area archeologica, ci si può rivolgere anche alla cooperativa “Penisola del Sinis” che gestisce in loco le visite guidate e collabora con le tante associazioni culturali e operatori turistici attivi nel territorio. Dopo aver visitato le rovine archeologiche, all’interno è presente anche una struttura realizzata interamente in legno, di fronte alla spiaggia di San Giovanni di Sinis, che offre ai visitatori l’opportunità di degustare i piatti tipici della cucina locale e, in particolari occasioni, pietanze dell’antica tradizione culinaria pompeiana.

Nell’estremità più meridionale di questa insenatura, infine, si arriva poi al promontorio di Capo San Marco, un luogo di grande bellezza naturalistica. In questo lembo di terra, orientato sull’asse Nord-Sud e che termina con una scogliera a picco, è situato il noto faro di Capo San Marco che sovrasta le antiche rovine di Tharros. L’omonima spiaggia, che sorge al di sotto di questo promontorio è spesso frequentata dagli amanti delle immersioni subacquee e dello snorkeling. La si potrebbe definire una sorta di caletta relativamente grande, la cui distanza e l’isolamento la rendono una delle mete preferite dei visitatori più avventurosi. I colori della sabbia ricordano quelli della spiaggia di San Giovanni, il cosiddetto “spiaggione”: sabbia fine di colore gialla con alternarsi di sabbia in quarzo, con una vegetazione retrostante caratterizzata principalmente dalla macchia mediterranea.

Penisola del Sinis – Foto di Marta Mereu

Tra le altre meraviglie e luoghi da scoprire nella penisola del Sinis, ci sono, infine,  le note torri costiere che rendono ancora più caratteristico il panorama: sono le torri di San Giovanni, di Torre Vecchia o di San Marco e del Sevo, in sardo “Turr’e Seu”, costruite entrambe tra il XVI e il XVII secolo su iniziativa della Corona di Spagna.

Tutela dell’habitat marino. La grande varietà dei fondali marini della penisola del Sinis rappresenta una peculiarità importante da salvaguardare. Per proteggere questo grande patrimonio naturale, la sua biodiversità marina e favorire l’educazione ambientale e la ricerca, nel 1997 è stata istituita l’Area Marina Protetta “Penisola del Sinis – Isola di Mal di Ventre”, gestita dal comune di Cabras.

Fondale marino Sinis – Foto AMP

Mentre nel 2007 è nato il laboratorio del Cres, il Centro di recupero del Sinis delle tartarughe e dei mammiferi marini, nato dalla collaborazione tra l’Area marina protetta e l’Istituto per l’ambiente marino costiero del Consiglio nazionale delle ricerche.

Fauna marina del Sinis – Foto AMP

Meta turistica e luogo di cultura e spettacolo. Ogni anno San Giovanni di Sinis è meta di tanti visitatori, locali e stranieri che vengono ad ammirare le peculiarità della zona. Qui, ad esempio, ha casa anche l’ex ministro, Paolo Savona, attuale presidente della Commissione nazionale per le società e la Borsa (Consob). O ancora la “nostrana” Geppi Cucciari, comica conduttrice televisiva e radiofonica, originaria di Macomer, che spesso per le sue vacanze estive, predilige la spiaggia dell’istmo che collega San Giovanni di Sinis a Capo San Marco.

San Giovanni di Sinis è anche  un luogo di cultura spettacolo: spesso negli anni sia Tharros, con il suo “anfiteatro”, o la stessa “Pratza de Is ballus” di fronte alla chiesetta di San Giovanni, sono stati gli scenari perfetti per ospitare i grandi concerti di musica dal vivo e gli spettacoli promossi dal Dromos Festival.

Dove dormire e mangiare nella Penisola di San Giovanni di Sinis

Sabato, 14 novembre 2020

(Questa pagina è realizzata in collaborazione con l’Assessorato al turismo della Regione Sardegna)

 

 

 

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2 Commenti a Il mare d’inverno: San Giovanni di Sinis, un luogo del cuore

  1. Biagio 19 Novembre 2020 - 07:30

    Se sei amante del bello e non solo del divertimento è il posto giusto tutto l’anno. È un posto mistico direi magico. Da vivere.‍♂️

    Rispondi
  2. Gnappo 22 Novembre 2020 - 14:56

    Peccato che sia a pagamento per tutta l’estate, per tutte le estati. Da anni ormai, e per anni sarà così. Son posti che fanno parte del passato.
    Anni 70, 80 e 90.
    Mai più tornato da quando si paga il parcheggio.
    E mai lo farò.

    Rispondi

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