Le pandemie del passato: un viaggio nella storia con Valerio Fais - LinkOristano
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Le pandemie del passato: un viaggio nella storia con Valerio Fais

"Epidemia: che orrore! Dal gripp all'influenza fino al corona-virus"

Valerio Fais

Le pandemie del passato: un viaggio nella storia con Valerio Fais
“Epidemia: che orrore! Dal gripp all’influenza fino al corona-virus”

Un excursus storico fra le pandemie del passato, inviatoci dallo studioso Valerio Fais, molto noto a Oristano per la sua lunga attività sindacale e culturale che per anni lo ha impegnato. Autore del romanzo “Il popolo di Oristano”, edito da Phasar Edizioni, Fais in passato ha collaborato anche con il Centro Servizi Culturali Unla.

Il suo studio “Epidemia: che orrore! Dal gripp, all’influenza, al corona-virus” è indubbiamente attuale.

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“Quanto ci affligge di questi tempi, riguardo al coronavirus, è certamente impressionante e
tragico. Se riandiamo a quanto è già avvenuto in passato, non dico che dovremmo consolarci ma, almeno imparare la lezione. Mi sono ricordato di una vecchia lettura, contenuta nel numero 8 della rivista Museo scientifico, letterario ed artistico del 1846, dal titolo ‘Storia di una malattia’.

Si parla della prima apparizione del gripp: “…cotesta epidemia mostrossi la prima volta
nel 1525, riapparve quattro anni dopo, e una terza volta nel 1558. N’erano attaccati
specialmente i fanciulli. In Francia, dove infierì diciannove anni più tardi, fece una grande
strage di vecchi. Nel secolo seguente rimase stazionaria in Italia e Francia… I superstiziosi, atterriti dalle frequenti mortalità, stimavano che quel malanno fosse una punizione del Cielo, grazie a una canzone assai oscura canticchiata dal popolo, e perciò, quando qualcuno guariva, gli amici, rallegrandosene, gli dicevano: Oh! Gli è che tu non avevi cantato la brutta canzone!”

Nel 1505 la Spagna ebbe a soffrire per dieci anni il malnato contagio, e ne morì, tra i moltissimi, la consorte di Filippo I, Anna, e il pontefice Gregorio XIII fu in pericolo di vita. In Roma perirono di gripp più di novemila persone… a Barcellona in dodici giorni l’epidemia infierì così rapidamente che perirono più di ventimila persone.

Nel 1591 e ’92, ne furono nuovamente afflitti la Francia l’Allemagna e l’Italia, dove il gripp
fece uno strazio di uomini; a Roma, dove il male perdurò dodici mesi, perirono sessantamila dei suoi cittadini.

Nel diciassettesimo secolo la malattia fu fatale particolarmente a Londra: in una settimana
morirono oltre sessantamila abitanti. Quindi irruppe in Francia, in Germania e tornò in Inghilterra e poi in Ungheria, Carniola, Stiria, Carinzia, Tirolo e nella Svizzera, nella Renania e a Roma, dove morirono fanciulli a migliaia. Quel malanno non dette mai tregua all’Europa.

Nel diciottesimo secolo si ripresentò in Francia, Prussia, Italia, Russia, Polonia, Ungheria,
Inghilterra, Svezia, Danimarca e Spagna. Mai si era così diffusa, però la sua natura mortifera si era ridotta, salvo che a Londra, Parigi, Spagna e in Italia. Caso singolare! In ogni luogo il gripp erasi sviluppato contemporaneamente col diminuire del ghiaccio, verso il mese di maggio. Nel 1733-34 l’epidemia fu più mite, ma in luogo di scoppiare in ogni terra d’Europa, vi
giunse progressivamente.

Nel 1737 ricomparve in Inghilterra, nel ’42 in Germania, quindi in Olanda, Francia e Italia;
l’anno seguente in Inghilterra furono attaccati da quell’epidemia anche i cavalli ed i cani, e
d’allora le dettero il nome gripp. Da quell’epoca, sino al 1775 imperversò per tutta Europa, non facendo differenza fra uomini e bestie; gli italiani, stimando quella maligna infreddatura un nocivo influsso degli elementi, le dettero il nome generico di influenza; così come i Francesi la chiamarono la follette, la coquelle e la grenade.

Nel 1782 imperversò di nuovo in Svezia e in Germania, dove la chiamarono blitz-hatarr
(lampo catarrale), per definire la rapidissima invasione: poiché, in una notte, la temperatura passò da 30° sottozero a 5° sopra, più di quarantamila persone vennero aggredite da quel catarro.L’anno successivo, subito dopo un temporale, imperversò a Senigallia, e da lì invase l’Umbria, la Romagna, il Bolognese, la Toscana; passando poi a Venezia, Milano Verona, Pavia e Brescia. Nel 1799 aggredì Mosca, Casan, Cronstadt e Pietroburgo. Non meno micidiali furono le reiterate apparizioni in Europa nel corso del 1800. L’Italia, la Francia e l’Inghilterra patirono i maggiori lutti.

Gli studiosi, esaminando tutti questi precedenti, finirono per opinare che l’aggressività del
gripp, o influenza, o la follette, o blitz-hatarr, fosse dovuta ad un periodo di freddo rigido seguito da un altro fortemente umido. La sua apparizione ha sempre preferito il periodo da novembre a gennaio, non disdegnando del tutto, però, la stagione estiva, ma molto umida.

Oggi abbiamo una sola certezza: il corona-virus non è stato mandato dal Padreterno per
punirci per qualche motivo canoro censurabile. La scienza ha sciolto molti dubbi sul come
e sul perché, ma purtroppo ha escogitato formidabili armi contro gli esseri umani,
trovandosi impotente contro un insignificante organismo infinitamente minuscolo ma così
aggressivo e sfuggente”.

Valerio Fais

Martedì, 7 aprile 2020

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