"Se il coronavirus arriva in un carcere, porta al collasso il sistema sanitario sardo" - LinkOristano
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“Se il coronavirus arriva in un carcere, porta al collasso il sistema sanitario sardo”

Lettera aperta di Sdr e garanti dei detenuti: "Serve un atto di coraggio"

“Se il coronavirus arriva in un carcere, porta al collasso il sistema sanitario sardo”
Lettera aperta di Sdr e garanti dei detenuti: “Serve un atto di coraggio”

Il movimento Socialismo Diritti Riforme e il coordinamento regionale Garanti locali delle persone private della libertà hanno inviato una lettera aperta al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, al Presidente della Regione Christian Solinas e ai Parlamentari sardi, per chiedere un atto di coraggio che affronti la gravissima situazione delle carceri sarde in riferimento all’emergenza coronavirus.

Nella lettera viene paventato il rischio che il contagio nelle carceri possa portare alla paralisi l’intero sistema sanitario della Sardegna.

Pubblichiamo di seguito il testo integrale della lettera aperta.

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Mentre tutto cambia, c’è un luogo, il carcere, dove il covid-19 ancora non ha fatto aprire gli occhi. Negli Istituti Penitenziari dell’isola niente è cambiato, anzi. Mentre si attendono serie iniziative in grado di ridurre i rischi, assistiamo a scelte del Ministero della Giustizia che non possono essere condivise. Non è tempo di norme restrittive. Non è accettabile, e risulta oltre i limiti umani, negare la detenzione domiciliare a chi, con conclamati problemi psichici, si è allontanato alcuni mesi fa da una Comunità terapeutica perché era scompensato. Sono troppi oggi i detenuti che non hanno una casa, perché senza famiglia, così è per tantissimi stranieri, e quindi non possono fruire della misura alternativa.

L’uso del braccialetto elettronico suona come una presa in giro perché i dispositivi non sono disponibili. Lo Stato ancora una volta non rispetta le norme e lo fa impunemente nei confronti di chi sta scontando una pena perché condannato o privato della libertà in attesa di giudizio. Davanti a questo quadro sensibile, che coinvolge Agenti Penitenziari, Funzionari Giuridico Pedagogici, Amministrativi, Comandanti e Direttori chiediamo una mini amnistia. Il limite deve essere quello dei 3 o 4 anni, pur escludendo i reati più gravi. Occorre un atto di coraggio decisivo sapendo che un’emergenza sanitaria in un Istituto Penitenziario dell’isola potrebbe portare al collasso l’intero sistema sanitario regionale.

Paolo Mocci

Mariagrazia Caligaris

Le presenze di detenuti nelle case Circondariali di Cagliari-Uta, Sassari-Bancali e nella Casa di Reclusione di Oristano sono oltre il limite regolamentare. La situazione è al limite a Nuoro, Alghero e Tempio Pausania. Non c’è tempo da perdere. I rappresentanti istituzionali e il Governo si attivino. Il Capo dello Stato si è espresso con chiarezza. Così hanno fatto i Magistrati e gli Avvocati. Il Ministro Bonafede ascolti e agisca. Non deve prevalere un giustizialismo immobilista che genera tensioni e accresce le ansie di tutti. Liberi e ristretti.

Maria Grazia Caligaris, Socialismo Diritti Riforme
Paolo Mocci, coordinamento regionale Garanti locali delle persone private della libertà

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