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Via gli anestesisti dagli ospedali di Bosa e di Ghilarza: niente più urgenze

Ulteriore ridimensionamento dei due presidi a causa dell'emergenza coronavirus

Ospedale Bosa Pronto soccorso

Via gli anestesisti dagli ospedali di Bosa e di Ghilarza: niente più urgenze
Ulteriore ridimensionamento dei due presidi a causa dell’emergenza coronavirus

I quattro anestesisti impegnati attualmente nell’ospedale di Bosa e quello che opera nell’ospedale di Ghilarza devono lasciare subito le loro sedi per essere dirottati ai nuovi servizi di assistenza legati alla emergenza del coronavirus. Il Pronto Soccorso di Bosa, quindi, potrà d’ora in poi occuparsi solo di pazienti in codice bianco o verde, mentre niente cambia, al momento,  per il Pronto Soccorso di Ghilarza, la cui attività è sospesa dal mese di dicembre per la mancanza di personale .

La diversa destinazione di anestesisti e rianimatori è stata  disposta dall’ATS con una nota firmata dal Direttore del Dipartimento della Attività Ospedaliere Sergio Pili con la quale si forniscono alcune indicazioni per una nuova “regolamentazione delle attività chirurgiche nei presidi minori, la riqualificazione dei servizi di primo soccorso e la centralizzazione delle organizzazioni di Anestesia e Rianimazione”, in Sardegna.

In particolare gli ospedali di Bosa e Ghilarza, insieme a quelli di Sorgono, La Maddalena, Isili e Muravera, che corrispondono a Punti di Primo Intervento, non potranno più assicurare il trattamento delle emergenze (codici rossi)  e delle urgenze (ex codici gialli) destinati d’ora in poi unicamente al sistema di soccorso territoriale degli ospedali maggiori.

Questi ospedali, sede di Punti di Primo Intervento, potranno inoltre eseguire solo interventi chirurgici programmati che comportano degenze di breve durata.

La organizzazione dei Punti di Primo Intervento dovrà essere assicurata attraverso i medici specialisti ambulatoriali, di continuità assistenziale, e medici incaricati di emergenza sanitaria oltre che dai medici già operanti nei reparti dei rispettivi presidi.

Si tratta di un ulteriore ridimensionamento delle dotazioni organiche dei due presidi di Bosa e Ghilarza, attuato in un momento di gravi carenze di personale medico negli ospedali sardi, specie in coincidenza del diffondersi del coronavirus.

Sulla decisione di sottrarre gli anestesisti ai piccoli ospedali sardi è subito intervenuta Claudia Zuncheddu, portavoce della  Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica che in una nota afferma :

“La sospensione immediata del servizio di Anestesia e Rianimazione e l’abolizione del Pronto Soccorso H24, nei sei ospedali, implica che nessuna urgenza potrà essere risolta in loco. Nessun tipo di indagine diagnostica che prevede la presenza di un anestesista/rianimatore potrà essere eseguita. L’assenza di questi specialisti, indispensabili dentro e fuori dalle sale operatorie, penalizzerà tutti i reparti ospedalieri, i servizi di indagine diagnostica con mezzo di contrasto, la stessa somministrazione di terapie oncologiche.
Non ci sarà soluzione per le emergenze-urgenze dei territori sia per le distanze geografiche sia per la crisi degli stessi grandi ospedali sardi.
La preoccupante emergenza coronavirus, non può essere affrontata in modo maldestro accrescendo altre emergenze.
Alla carenza di medici non si può rispondere con la chiusura dei reparti. Il Presidente Solinas e i parlamentari sardi esercitino pressioni presso il governo per agevolare i giovani medici e perché si aboliscano i test di accesso a Medicina.”

Da qui la richiesta rivolta al Presidente Solinas, all’assessore della Sanità Nieddu e a tutta la classe politica sarda, di porre fine ai tagli in Sanità. ” L’epidemia di coronavirus , prosegue Claudia Zuncheddu, non si affronta sacrificando gli ospedali ma potenziandoli. Così come scongiuriamo che gli Hospice sardi, già insufficienti per i malati oncologici gravi, vengano destinati al Covid con dimissione dei ricoverati. Sarebbe un atto di cinismo e di viltà che la nostra classe politica non dovrebbe permettersi.”

Martedì, 17 marzo 2020

 

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