"Stop alla caccia ai cormorani anche dalla Regione" - LinkOristano
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“Stop alla caccia ai cormorani anche dalla Regione”

Intervento del Grig - Gruppo d'Intervento Giuridico onlus

Cormorano - Foto Sardegna Ambiente

Stop alla caccia ai Cormorani anche dall’Assessorato regionale della difesa dell’ambiente
Intervento del Grig – Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

Riceviamo dal Gruppo d’Intervento Giuridico onlus e Lega per l’Abolizione della Caccia e pubblichiamo

Il Comitato Faunistico Regionale, nella seduta del 19 febbraio 2020, ha deciso, a maggioranza, la proroga dell’abbattimento selettivo dei Cormorani (Phalacrocorax carbo) negli Stagni dell’Oristanese (il 60% delle zone umide della Sardegna) fino al 15 marzo 2020.

L’Assessore regionale della difesa dell’ambiente Gianni Lampis si è spinto ad affermare che nei prossimi giorni firmerà il relativo decreto di proroga.

Tale provvedimento sarebbe palesemente illegittimo e la sua emanazione non sarebbe esente da conseguenze.

Infatti, il vigente piano di controllo del Cormorano 2019-2022, predisposto dalla Provincia di Oristano e approvato con decreto Ass.re Difesa Ambiente R.A.S. n. 18690/DecA/8 del 10 settembre 2019, è basato sul provvedimento favorevole al termine del procedimento di valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A.) emesso dal Servizio valutazioni ambientali dello stesso Assessorato (nota S.V.A. prot. n. 6163 del 15 marzo 2019) alla condizione che “tutte le attività di sparo devono interrompersi tassativamente con l’ultimo giorno di gennaio”, perché “il prolungamento di tale attività è suscettibile di produrre effetti significativi sulle popolazioni animali (con particolare riferimento all’avifauna per ciò che concerne l’attività riproduttiva) di tutti i siti interessati”.

Gli Stagni Oristanesi rientrano tutti in siti di importanza comunitaria – S.I.C. (direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, la fauna, la flora) e in zone di protezione speciale – Z.P.S. (direttiva n. 09/147/CE sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica), dove qualsiasi intervento dev’essere preceduto da specifica autorizzazione vincolante in materia di valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A.).

In questo caso c’è un esplicito diniego alla prosecuzione della caccia dopo il 31 gennaio.

Lo stesso parere I.S.P.R.A. prot. n. 8044 del 21 febbraio 2019, che autorizza l’abbattimento di 575 esemplari, cioè il 10% di quelli censiti nel gennaio 2019 (e che in linea teorica potrebbe prevedere la caccia al Cormorano fino al 15 marzo), afferma esplicitamente che permangono “prescrizioni e valutazioni previste da … VIA, VAS e strumenti gestionali simili”, cioè la procedura di V.Inc.A.

Ma è l’intera operazione di abbattimento che fa dei Cormorani dei capri espiatori di una cattiva gestione delle zone umide.

Quanti sono e qual è l’impatto dei Cormorani sulle attività di pesca.

In base ai dati raccolti ed elaborati dalla Provincia di Oristano (Piano triennale di contenimento degli impatti provocati dal Cormorano in Provincia di Oristano, annualità 2019-2020, maggio 2019), al gennaio 2019 complessivamente negli Stagni dell’Oristanese (Stagni di Is Benas, Cabras, Mistras, S. Giusta, Marceddì, S’Ena Arrubia) sono stati censiti 5.749 esemplari di Cormorano (Phalacrocorax carbo).

Il numero massimo di 15.635 esemplari è stato censito nel dicembre 2014.

In tutta la Sardegna, la popolazione svernante di Cormorano dovrebbe aggirarsi sui 15-20 mila esemplari: secondo la ricerca “Censimento della popolazione svernante di Cormorano Phalacrocorax carbo sinensis nella Sardegna meridionale”, effettuata da Carlo Murgia, Alberto Sanna e Alessandro Sanna, pubblicata sulla rivista di ornitologia Alula (XX, pp. 57-63, 2013), “in Sardegna la popolazione svernante è stata valutata attraverso i censimenti invernali IWC in 15.295 (2011) e 18.280 (2012) individui (Regione Autonoma Sardegna, inedito)”.

Quanto e che cosa mangiano i Cormorani?

Sempre secondo la ricerca “Censimento della popolazione svernante di Cormorano Phalacrocorax carbo sinensis nella Sardegna meridionale”, “il calcolo del consumo giornaliero (Daily Food Intake) può essere condizionato da numerosi fattori in base alla stagione (riproduttiva/non riproduttiva, invernale/estiva) o all’attività (in cova, in pesca, distanza dalle aree di pesca, disponibilità delle prede, etc)”, mentre la stima generalmente riconosciuta (Feltham, Davies, 1997) si aggira sui 473 grammi di pesce giornalieri.  Inoltre, “il Cormorano tende preferibilmente a nutrirsi di esemplari di piccole dimensioni, comunque al disotto dei 100 g”, più facili da catturare e non di “taglia commerciale”.

Inoltre, “al fine di quantificare l’incidenza dei danni provocati dalla fauna selvatica alle produzioni ittiche (Decreto Legislativo 4 giugno 1997, n. 143), la Regione Sardegna nel 2009 ha emanato la Delibera n. 38/39 in cui si stabilisce il DFI (Daily Food Intake) medio di 425 g sulla base di studi condotti in vari Paesi Europei, facendo inoltre propria la composizione qualitativa individuata dal Ministero delle Risorse Agricole Alimentari e Forestali (AA.VV., 1996): Anguille 5,25%, Ghiozzi 6,02%, Muggini 42,16% e nessun valore commerciale 46,57%”.

Quasi la metà della predazione da parte dei Cormorani, non avrebbe quindi “valore commerciale”.

Nel Piano triennale di contenimento degli impatti provocati dal Cormorano in Provincia di Oristano, annualità 2019-2020 si legge che le “produzioni ittiche negli stagni sardi e in particolare in quelli dell’oristanese, i cui pescatori denunciano diminuite da 279.256 a 123.853 Kg per colpa dei Cormorani” necessitano gli abbattimenti, ma non individuano quali sarebbero esattamente i danni provocati dai Cormorani: secondo tale affermazione i Cormorani complessivamente avrebbero predato, quindi, 155.403 kg. di pesce (di quali specie non si sa e in quale anno nemmeno…).

Ipotizzando che ci si riferisca all’anno 2018 e ipotizzando una presenza significativa nei sei mesi di svernamento gennaio-marzo e ottobre-dicembre (nel 2018 i Cormorani censiti sono passati da 10.998 esemplari nel gennaio 2018, a 575 nell’ottobre 2018, a 3.998 nel dicembre 2018), scopriremmo che i Cormorani avrebbero fatto fuori nei loro 120 giorni di presenza la bellezza di kg 1.295 al giorno…forse un po’ troppo…

Quali sono state le affermazioni sui diabolici Cormorani.

Eccone alcune.

Secondo le associazioni Uecoop e Coldiretti “funzionano solo le doppiette”.    Ecco: “secondo UeCoop Sardegna, che ha elaborato dati della Provincia di Oristano e del Dipartimento di Biologia animale dell’Università di Cagliari, tra ottobre 2014 e dicembre 2015, i cormorani hanno consumato oltre 537 mila chili di pesce per un valore complessivo di due milioni 686mila euro calcolato nell’ipotesi di un prezzo medio di 5 euro al chilo” (La Nuova Sardegna, 2 dicembre 2015).

A settembre 2015 affermavano: “solo nell’ultimo anno abbiamo calcolato un mancato reddito di 2 milioni e 600mila euro causato da 15mila cormorani, censiti nel 2014, che consumano 9,3 chili di pesce al giorno a testa … queste devono essere raddoppiate”.

Nel giugno 2015 le stesse associazioni di categoria affermavano: “tra ottobre 2014 e aprile 2015 i cormorani … sono stati 12mila” con un danno dichiarato “di circa 8 milioni” di euro.  Nel luglio 2015, dopo solo un mese, il danno dichiarato diventava di ”oltre 4milioni e mezzo di euro”.

A settembre 2015 i Cormorani erano diventati 15 mila ma il danno dichiarato scendeva a 2 milioni e 600 mila euro. In soli tre mesi.  Poi (dicembre 2015) il danno era salito a 2 milioni e 686 mila euro.

Parole e cifre in libertà.

Qual è la reale situazione della gestione degli Stagni dell’Oristanese?

Unico filo conduttore, tanto per cambiare, la responsabilità della cattiva gestione della pesca negli Stagni oristanesi, attribuita esclusivamente ai Cormorani, vil razza dannata.

Mai un briciolo di autocritica.

Inquinamenti, cattiva gestione, opere pubbliche spesso disastrose non contano nulla.

Poco importa che le fogne di Nurachi – tanto per citare un caso –  abbiano scaricato per lungo tempo (e forse ancora) nello Stagno di Cabras i reflui inquinanti o che prosegua la pesca abusiva sotto gli occhi di tutti ovvero che – secondo la stessa Coldiretti – ben l’80% dei “prodotti del mare e degli stagni” (pesci, crostacei molluschi) consumati ogni anno in Sardegna sia di provenienza extra-regionale, sintomo anche di cattiva organizzazione del settore, la colpa è sempre e solo dei Cormorani.

Ma è possibile avere un po’ di chiarezza e decenza nella gestione di beni ambientali pubblici piuttosto che sentire continuamente questi richiami alle crociate contro il capro espiatorio di turno?

Quali sarebbero, i danni effettivi per le zone umide in concessione di pesca?  E quali sarebbero, però, i ricavi effettivi da parte delle cooperative di pescatori?

Quale l’incidenza dei danni provocati dall’inquinamento e della pesca abusiva?

Che vi sia chiarezza su tutti i dati.

Non devono certo essere i Cormorani a pagare le conseguenze della scarsa capacità gestionale della pesca nelle zone umide della Sardegna, c’è bisogno di approfondite verifiche e di una seria riforma del settore.

p. Gruppo d’Intervento Giuridico onlus  e  Lega per l’Abolizione della Caccia

Stefano Deliperi – presidente del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

Lunedì, 24 febbraio 2020

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