Nuove prove dal giudice sulla morte di Doddore Meloni: udienza a maggio - LinkOristano
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Nuove prove dal giudice sulla morte di Doddore Meloni: udienza a maggio

La famiglia, col legale Cristina Puddu, continua la battaglia contro l'archiviazione e deposita ulteriori risultanze d'indagine

Dal giudice nuove prove sulla morte di Doddore Meloni: udienza a maggio
La famiglia, col legale Cristina Puddu, continua la battaglia contro l’archiviazione del caso

Foto Linkoristano

È fissata per il prossimo 6 maggio la nuova udienza preliminare nell’ambito del procedimento sulla morte dell’indipendentista di Terralba, Doddore Meloni, avvenuta il 5 luglio del 2017,  nell’ospedale Santissima Trinità di Cagliari, dove Meloni aveva cessato di vivere dopo la detenzione in carcere e lo sciopero della fame di quasi due mesi.

Per due volte la procura di Cagliari ha chiesto l’archiviazione delle indagini sul decesso dell’indipendentista e per due volte il giudice delle indagini preliminari  ha accolto l’opposizione del legale della famiglia, l’avvocato Cristina Puddu. Il giudice Lucia Perra questa volta ha ritenuto ammissibili le ulteriori indicazioni di indagine, predisposte col supporto tecnico medico-legale del consulente di parte per la famiglia Meloni, in contrasto con  la ricostruzione dei fatti sostenuta dalla Procura.

“Potrà passare ancora altro tempo”, ha commentato l’avvocato del leader di Meris, “ma sono certa che si arriverà alla verità vera, perché la morte di Doddore merita giustizia”.

Cristina Puddu

La prima bocciatura alla richiesta di archiviazione era arrivata nel mese di aprile, a tre mesi dalla prima udienza di discussione. Gli atti erano stati restituiti al pubblico ministero, che nel termine di sei mesi aveva svolto nuove indagini e presentato al Gip una nuova richiesta di archiviazione lo scorso mese di dicembre. Nello stesso mese l’avvocato Cristina Puddu aveva presentato la seconda opposizione per la quale il gip si è espresso favorevolmente e ha fissato la nuova data per l’udienza.

La  morte di Doddore Meloni aveva alimentato forti polemiche. L’indipendentista era stato arrestato il 28 aprile dello stesso anno per scontare la pena relativa ad alcune condanne per evasione fiscale e falso, condanne che aveva fortemente contestato, dichiarandosi prigioniero politico e attuando subito dopo l’arresto lo sciopero della fame e della sete. Fortemente provato, Meloni aveva poi deciso di riprendere a bere, ma di proseguire lo sciopero della fame. Le sue condizioni di salute si erano però aggravate a inizio del mese di luglio. Meloni quindi era stato trasferito all’ospedale Santissima Trinità, dove era morto il 5 luglio.

Giovedì, 30 gennaio 2020

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