Diabete: aumentano i malati e diminuiscono i medici. È emergenza - LinkOristano
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Diabete: aumentano i malati e diminuiscono i medici. È emergenza

Visite di controllo solo ogni otto mesi. In provincia di Oristano oltre undicimila persone con questa patologia

Diabete: aumentano i malati e diminuiscono i medici. È emergenza
Visite di controllo solo ogni otto mesi. In provincia di Oristano oltre undicimila persone con questa patologia

Ormai è una vera e propria emergenza: in Sardegna oltre 110.400 persone soffrono di diabete e i medici specialisti per garantire loro cure adeguate sono in numero insufficiente. Non è da meno la provincia di Oristano, dove le persone affette da diabete continuano ad aumentare – a oggi sono 11.374 – mentre i medici specialisti vengono dimezzati, passando dagli 8 di 3 anni fa ai 4 attuali.

Una situazione che he ha spinto le associazioni che si occupano di diabete in Sardegna, ad unirsi per fare rete e presentare alla Regione un documento che chiede immediati interventi. Le associazioni, rappresentate da Riccardo Trentin, presidente della neo-costituita Federazione Rete Sarda Diabete, sono state ascoltate dalla VI commissione Salute e politiche Sociali, presieduta da Domenico Gallus.

Una delle criticità maggiori, è appunto la carenza nell’organico del personale medico e infermieristico.

“Molti medici e infermieri sono andati in pensione e mai reintegrati”, scrive nel report Trentin. “Ciò comporta ulteriori problematiche nell’area della prevenzione delle complicanze, nell’utilizzo dei PDTA (Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali), nel numero limitato degli ambulatori di “transizione”, nella organizzazione dei centri diabetologici che dovrebbero essere strutturati secondo il modello del Team Multidisciplinare e completati con alcune figure professionali, presenti nei centri di diabetologia solo eccezionalmente, come il dietista, lo psicologo e il podologo”.

Marcello Grussu presidente nazionale Aniad

“Oristano, per esempio”, spiega Marcello Grussu, presidente nazionale dell’associazione Aniad, unitasi alla Federazione Rete Sarda Diabete, “alcuni anni fa era un gioiellino. Esisteva una rete provinciale, anche ambulatoriale, molto solida”.

“Allo stato attuale il Servizio di Diabetologia operativo dell’ospedale San Martino, è composto, invece, solo da 4 medici diabetologi contro gli 8 di circa 2/3 anni fa”, illustra ancora Grussu. “Di questi 4 medici, uno è dedicato al 100% ai pazienti che afferiscono agli ambulatori di Ales e Mogoro. Mentre degli altri 3, 2 risultano operare al 100% presso il servizio del San Martino, e uno solo al 20%, considerando che per il restante tempo assicura la prestazione presso il poliambulatorio di Ghilarza”.

“Tutto ciò”, commenta Grussu, “comporta che gli ambulatori di Terralba, Samugheo e Busachi, che erano gestiti da medici afferenti al Servizio diabetologico del San Martino, non risultano più operativi neanche poche ore alla settimana. Tutti i pazienti che prima andavano in quegli ambulatori ora non più coperti da specialisti in diabetologia, affluiscono così a Oristano, intasando il servizio e allungando di molto le liste d’attesa per le visite di controllo”.

“Basti pensare che”, illustra ancora Grussu, “se prima venivamo chiamati per la visita di follow up (visita di controllo periodica) ogni tre mesi, ora passano mediamente 7/8 mesi”.

Altro grave problema è quello relativo all’accesso alle nuove tecnologie, cioè i microinfusori e sensori. “Questi dispositivi”, scrive Trentin nella sua relazione, “rappresentano la nuova frontiera nel campo della cura della malattia, capaci di migliorare la qualità della vita del paziente non solo sul piano terapeutico ma anche su quello psicologico e sociale. L’accesso alle nuove tecnologie rappresenta un tassello dei molti traguardi che i diabetici sardi tardano a conquistare sul fronte dell’equità nelle pari opportunità di cura e della garanzia del diritto alla salute”.

“Gli accordi sull’acquisto delle nuove tecnologie essenziali per la cura del diabete”, commenta Marcello Grussu, “sono in scadenza e siamo in attesa che la Regione bandisca una nuova gara. Questo fa sì che gli uffici non se la sentano di acquistare l’attrezzatura prescritta dai medici, perché non sanno come muoversi, e quando lo fanno, accade in grandissimo ritardo. Nelle altre regioni italiane questo non succede. Qui, non godiamo degli stessi livelli di assistenza”.

Altra richiesta avanzata dalla Rete Sarda Diabete è stata quella relativa all’educazione terapeutica, figure in grado di formare i diabetici e accompagnarli nell’autogestione della malattia. “In Sardegna”, spiega sempre Marcello Grussu, presidente nazionale dell’associazione Aniad, “l’educazione terapeutica non ha mai preso avvio in maniera strutturata, ma solo nella volontarietà di qualche medico”.

“Sembra una condizione inverosimile”, osserva ancora Grussu, “ma ancora oggi non possiamo contare su un vero e proprio registro regionale, tant’è che lo abbiamo messo come condizione principale per affrontare tutto il resto dei problemi”.

Secondo il report presentato da Trentin “gli epidemiologi della Regione, incaricati di raccogliere le informazioni sanitarie dei malati di diabete necessarie all’estrapolazione dei dati, devono dunque attingere ai flussi informativi extraregionali”

“È impossibile”, conclude Marcello Grussu, “fare una seria programmazione della spesa sanitaria, piuttosto che stabilire quanti medici occorrono e in quali territori, se non si ha una evidenza del numero dei pazienti aggiornata”.

Lunedì, 27 gennaio 2020

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