Zeddiani racconta la favola bella di Zia Veronica - LinkOristano
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Zeddiani racconta la favola bella di Zia Veronica

Due giornate di manifestazione in omaggio alla pittrice e cantastorie del paese

Zeddiani racconta la favola bella di Zia Veronica
Due giornate di manifestazione in omaggio alla pittrice e cantastorie del paese

Zeddiani ricorda Zia Veronica, pittrice naïf che per anni ha raccontato la storia, il lavoro, le tradizioni, i paesaggi del paese e della Sardegna, portando in tanti luoghi un tocco allegro dal forte significato identitario.

Sabato 30 e domenica 1° dicembre, due giorni di iniziative, preludio di un progetto che intende realizzare a Zeddiani un festival annuale di respiro nazionale e internazionale dedicato alla pittura naïf, che intendono raccontare la pittrice attraverso un viaggio di ricordi, di emozioni e di colori, gli stessi che hanno contraddistinto la sua produzione artistica.

I cittadini di Zeddiani che, gelosamente, conservano le opere dell’artista aprono le proprie case in un abbraccio colorato grande e accogliente. Due giornate ricche di colori, suoni e sapori che sanno di tradizione e festa di popolo. Mediante le opere di Zia Veronica, la comunità di Zeddiani fa conoscere, per tramandarla, la propria memoria.

L’iniziativa è organizzata dal Comune di Zeddiani in collaborazione con la Pro Loco, il Centro di Aggregazione Sociale, La Biblioteca e con la collaborazione degli abitanti del paese e dei suoi saperi locali, mentre la direzione scientifica e culturale è stata affidata al critico d’arte Ivo Serafino Fenu.

Si comincia sabato, 30 novembre, alle 16, con l’inaugurazione dell’opera pittorica Ritratto di Zia Veronica, dell’artista Miranda Scalas, nella via IV Novembre n. 126. Alle 16.30, nei locali dell’ex Montegranatico, segue l’inaugurazione, della mostra La “Favola bella” di Zia Veronica, a cura di Ivo Serafino Fenu. La giornata si chiude, alle 17, con la conferenza dal titolo Il mondo di Zia Veronica: dalla “Favola bella” alla realtà, con interventi di Ivo Serafino Fenu e dei Saperi locali (Annalucia Corona, Daniela Meli e Greca Firinu). Appuntamento all’ex Montegranatico.

Segue il saluto finale, con animazione folkloristica e degustazione di anicini e vernaccia

Domenica la giornata si apre la mattina, alle 10, con l’apertura di infopoint e della mostra all’ex Montegranatico e della casa di Zia Veronica. Anche i zeddianesi aprono le loro case ai visitatori.Il paese di Zeddiani e i suoi concittadini rendono omaggio a Zia Veronica esponendo le opere della pittrice. Segue l’apertura del Centro di Aggregazione Sociale: per la visita alla mostra, i laboratori creativi per bambini, adolescenti e adulti. Ancora in programma lo spazio ludico a cura della Biblioteca Comunale e l’animazione musicale nel centro storico, con l’esibizione di alcuni studenti della Scuola civica di musica e musiche e balli tradizionali.

Durante la giornata è possibile degustare i prodotti locali.

La locandina

La favola “bella di zia Veronica”. Il 15 settembre 1910 sulle colonne de La Voce compare un ispirato articolo di Ardengo Soffici dedicato al pittore Henri Rousseau, deceduto il 12 dello stesso mese in un ospedale parigino e sepolto due giorni dopo alla presenza di appena sette persone. In esso si possono individuare alcune riflessioni che valgono i fiumi d’inchiostro versati successivamente per definire la pittura dei cosiddetti artisti naïf: «Se c’è un pittore che non sappia, per via di sotterfugi, di lenocinî o anche di semplice maestria tecnica, ornare o abbigliare la sua scarna e povera visione della realtà, se c’è un pittore che non sappia, in una parola, dipingere, al modo che l’intende la scuola, e con essa una grandissima parte della critica e del pubblico colto o ignorante che sia, questi è senz’alcun dubbio Rousseau» e, qualche riga dopo, «Gli è che Henri Rousseau, che non ragiona ma opera di primo impulso e secondo il suo particolare modo di concepire, aveva capito questa verità, che nell’arte tutto è permesso e legittimo, che ciascuna cosa concorre alla sincera espressione di uno stato d’animo».

Fatte le debite distinzioni concernenti il contesto e segnalati i ben diversi esiti estetici, il confronto fra Henri Rousseau e Veronica Serra, a tutti nota come “Zia Veronica”, multiforme artista naïf di Zeddiani scomparsa nel 2018 alla veneranda età di 95 anni, diventa premessa necessaria, essendo il pittore francese il capostipite e il riferimento obbligatorio a qualsiasi manifestazione di naïveté moderna.

Anche Zia Veronica sembra essere consapevole che nell’arte tutto è concesso se finalizzato alla sincera espressione di uno stato d’animo o, ancor più, di una autentica vicenda esistenziale e la firma, costantemente apposta sulla sua produzione pittorica, ostentata e chiassosa, sembrerebbe confermare tale consapevolezza. I suoi dipinti, infatti, – in un primo tempo su carta e cartone, poi su compensato, infine a olio su tela – seppur apparentemente ingenui, quanto dovrebbero esserlo tutte le manifestazioni artistiche di impronta naïf, incantano per la loro sincerità e intensità lirica e in essi l’espressione dello stato d’animo e l’adesione al “suo” ambiente è totale e, pertanto, vera. A voler giocare sull’etimologia del nome Veronica, Vera icona, sembrerebbe che in esso vi fosse già segnato il destino di questa donna: tramandare per immagini, la memoria della sua comunità.

Sono immagini per lo più legate ai momenti di vita collettiva, di festa soprattutto e di lavoro, anch’esso trasformato, dalla sensibilità affabulatoria della pittrice, in evento gioioso, per una partecipazione corale e profondamente condivisa. Costante, seppur spesso decontestualizzata, è la presenza della piccola chiesetta di Sant’Antonio, al contempo simbolo religioso che scandisce e governa la vita del paese ed elemento fortemente identitario della comunità stessa.

In ameni contesti paesaggistici di una Sardegna sempre in fiore o in umili ma dignitosi contesti urbani ecco dunque dipanarsi i riti collettivi della mietitura, della vendemmia, della raccolta delle olive, delle feste patronali, delle sagre, dei matrimoni o, ancora, in interni sobri con alle pareti gli strumenti del lavoro e nel soffitto l’immancabile ordito di canne, la fabbricazione delle scope e delle stuoie, i rituali della tradizione legati alla panificazione e alla lavorazione dell’uva, in un brulicare di uomini, donne e bambini tutti, rigorosamente, nel loro costume tradizionale dai colori sgargianti.

Le opere di Zia Veronica acquistano, dunque, la forza del documento che tramanda tradizioni, usi e costumi di un mondo lontano restituendolo, tuttavia, nella dimensione di una poesia semplice e popolare, in una sorta di età dell’oro nella quale non vi è spazio né per il dolore né per il pianto né, tantomeno, per la fatica. Una “favola bella” nella quale è dolce perdersi e che oggi ancora ci illude e ci seduce. (Ivo Serafino Fenu)

(Informazione promozionale)

Sabato, 23 novembre 2019

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