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Quei quattro eroi che Laconi e la Sardegna non dimenticheranno mai

Avieri dell'Aeronautica militare morirono in un incidente aereo durante lo spegnimento di un incendio. La testimonianza del Generale Russo

Laconi - commemorazione uomini morti spegnendo incendio

Quei quattro eroi che Laconi e la Sardegna non potranno mai dimenticare
Avieri dell’Aeronautica militare morirono in un incidente aereo durante lo spegnimento di un incendio. La testimonianza del Generale Russo

Le celebrazioni a Laconi

IL 29 agosto 1985 quattro valorosi militari dell’Aeronautica Militare perirono nelle operazioni di spegnimento di un vasto rogo, divampato nei pressi del centro abitato di Laconi. Un sacrificio che non è stato dimenticato e che viene rievocato ogni anno dalla comunità locale. A quel sacrificio il Generale D.A. Giorgio Francesco Russo, Comandante del P.I.S.Q. di Perdasdefogu, ha voluto dedicare la testimonianza che pubblichiamo di seguito

La storia è una lunghissima tela trapunta di date. Alcune segnano il patrimonio universale, altre vivono nel ricordo di piccole comunità, altre ancora rievocano gesti di grande importanza. Una vive indimenticabile nel cuore di quattro famiglie. E dà il nome alla piazza centrale di un paese. La data è il 29 agosto 1985. Il paese è Laconi. Quel giorno non celebra l’indipendenza di una Nazione o la conquista di un pianeta, ma il ricordo di chi ha dato la vita per salvare un paese dalla devastazione delle fiamme che minacciava di divorare altre vite.

Il 29 agosto è la Festa di Sant’Ignazio, nato proprio a Laconi. Santo tra i più amati in Sardegna, è celebrato da una festa che si protrae per giorni, con le strade invase dalle bancarelle e la gente che riempie ogni dove.

Trentaquattro anni fa, questo clima festoso fu inaspettatamente sconvolto da nubi di fumo e lingue di fiamme.

La paura dilagò nel paese. Il rombo delle eliche di “Lupo 92”, il G222 in versione antincendio del 98° Gruppo in forza alla 46^ Brigata Aerea di Pisa, riaccese la speranza, ma il tonfo di un urto improvviso strinse ancor più forte il cuore dei Laconesi.

Da quel giorno, ogni anno, ininterrottamente, il Sindaco, la Giunta e i cittadini laconesi coltivano la memoria di quegli uomini con una solenne cerimonia: una messa al campo sull’altopiano di Is Forros, luogo dell’incidente appena fuori dal centro abitato, e la deposizione di una corona d’alloro alla lapide infissa nella parete della Piazza 29 agosto1985.

La strada che serpeggia tra i monti e si riempie di macchine. E’ il corteo di Autorità civili, religiose, militari, equipaggi, fratelli ideali e parenti, composti, silenti, ancora increduli, che salgono sulla cima. Sono trascorsi tanti anni. I ricordi si affievoliscono, il tempo, medico premuroso, lenisce le ferite. Ma dagli occhi, dalle parole di madri, di mogli e di figli, quella luce e la voce rotta dicono che gli anni continuano inalterati a bruciare nei loro cuori.

Un semicerchio sull’erba raccoglie i fedeli. Tre Sacerdoti celebrano sul bellissimo altare in pietra posto sotto il monumento ai quattro caduti. Una lastra in bronzo recita i nomi: Magg. Fabrizio Tarasconi, Ten. Paolo Capodacqua, M.llo Lido Luzzi, M.llo Rosario Ferrante. La Croce campeggia nel mezzo. Dietro di essa, emblema della terra dei Menhir, una grande pietra si erge con maestosa bellezza. Sarebbe stata molto più bella se non avesse avuto bisogno di esserci per quel motivo. Ma il fato ha voluto che ci fosse con la sua mole, la sua svettante punta verso il cielo solidamente poggiata su possenti massi. E’ un magnifico anello tra la terra e il cielo.

Tutt’intorno lo scenario è incantevole, pieno dei colori e dei disegni che solo la Sardegna sa tracciare. L’aria è calda, il sole batte forte. Alle spalle, leggero, un alito di vento tra i mille bagliori del sole sembra incoraggiare le parole dei celebranti e portare il tenue sollievo della natura sui volti dei familiari.

Viene dalla stessa direzione di quel giorno. Le parole e i canti risuonano per un attimo in lontananza. La suggestione sposta la mente a inseguire il crepitio delle vampe, l’odore acre, l’aria turbolenta all’improvviso sovrastata dal possente rombo del “G”. Il pensiero non sente lo schianto, ma la quiete che torna a impadronirsi dei fedeli sull’erba, facendo volare la riconoscenza a quei ragazzi immolatisi per gli altri, per quel popolo di fratelli e sorelle che, da militari, avevano giurato di servire, di aiutare nel momento del bisogno, con il coraggio di andare lì dove tutti scappano, finendo per dare ad essi la propria vita.

Uno dei celebranti, Don Claudio Cera, in quel tempo era un Maresciallo dell’Aeronautica Militare. Partecipò alle operazioni di recupero. Pochi accenni bastano per capire quello che vide. Ora sorride e porta parole di conforto ai familiari.

Il cuore si stringe. Essere militari non significa non provare emozioni, significa saperle controllare. Ma le senti dentro e vorresti dare quel qualcosa che non puoi dare.

Il monumento che ricorda il sacrificio dei 5 uomini

Scendiamo in paese.

La strada freme per i preparativi della Festa del veneratissimo Sant’Ignazio. La sua casa è lì. La si può visitare. Si può entrare nel luogo che racconta dell’anima anche se è piena di folla. Laconi è l’Assisi della Sardegna, ricamata da un intrico di viuzze in pietra e la bellissima piazza che si apre accanto alla casa del Santo. Fiori e piante la inondano di forme e di tinte. Un artista ha modellato nel verde la figura di un uccello. E’ la Piazza 29 agosto 1985. Tutti di nuovo raccolti intorno, per una nuova commemorazione. Parlano in tanti. Bellissime parole che ricordano i nostri commilitoni, anche quelle che emergono dalle pagine di un libro vergate da uno scrittore locale in ricordo di quest’evento, lette ad alta voce nel silenzio dei presenti. Questa cerimonia è bellissima. Come ad Is Forros, nessuno avrebbe voluto quella stele, anche in questo luogo nessuno avrebbe voluto una simile celebrazione, ma la trama tessuta dal destino ha radunato i presenti nella piazza ed esserci è la cosa più importante.

Laconi e i suoi Amministratori hanno stabilito un fortissimo legame con quegli Aviatori. E’ uno degli inscindibili fattori che accomuna la storia della Sardegna con quella dell’Aeronautica. Il vero significato della Forza Armata è la volontà di proteggere, di essere fratelli tra i fratelli. A Laconi è così. La strada che porta a Is Forros si chiama Is Camminamentos, la strada del percorso, dei camminatori. La Piazza 29 agosto 1985, così vicina alla casa del Santo, è un sigillo prezioso. Se i fatti parlano linguaggi incomprensibili che si avvertono solo con il cuore, l’inspiegabile motivo del perché sia successo sembra lenito dalla certezza che il Santo portatore di aiuto e protezione del prossimo oltre ogni umana possibilità, accolga con il suo abbraccio il percorso di quei valorosi camminatori giunti dall’aria sin lì.

L’Aeronautica Militare ha in questo luogo così intriso di spiritualità uno dei più forti legami con la gente e con la meravigliosa terra di Sardegna.

Un’antica frase campeggia ancora su un fabbricato del mio aeroporto: “All’ombra delle nostre ali la pace più sicura”.

Anche a Laconi e nell’intera Sardegna le ali dell’Aeronautica sono un sigillo, perenne, di pace.

Gen. D.A. Giorgio Francesco Russo

Mercoledì, 11 settembre 2019

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