Non solo piccoli ospedali ma anche servizi sanitari territoriali - LinkOristano
Prima categoria

Non solo piccoli ospedali ma anche servizi sanitari territoriali

Canu (Fimmg) chiede la convocazione di un tavolo di confronto nell'oristanese

Ghilarza - Ospedale Delogu - Pronto Soccorso

Non solo piccoli ospedali ma anche servizi sanitari territoriali
Canu (Fimmg) chiede la convocazione di un tavolo di confronto nell’oristanese

Riceviamo da Peppino Canu, medico di Medicina Generale a Sedilo e Dirigente Fimmg (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale) di Oristano, un intervento sulla situazione sanitaria nell’oristanese.

Di seguito lo pubblichiamo integralmente:

Sono ormai vent’anni che, ciclicamente, riaffiorano i problemi dei piccoli ospedali con l’incubo della loro chiusura. Accade anche in questo afoso scorcio di agosto e si riparla dei nosocomi di Ghilarza e Bosa e della chiusura del pronto soccorso con la conseguente impossibilità di accesso ai reparti ancora esistenti, che dipenderebbero totalmente dal centro di emergenza del capoluogo oristanese o dal servizio del 118.

Nell’ultima settimana, abbiamo assistito al consueto balletto sulle responsabilità del malfunzionamento dell’assistenza ospedaliera, sempre attribuite, ovviamente, all’avversario politico di turno o a tecnici di fede politica opposta.

Un esponente locale, il Dott. Domenico Gallus, da circa vent’anni consigliere regionale con le più disparate estrazioni partitiche, perennemente in Commissione Sanità della Regione Sarda e, quindi, diretto responsabile delle decisioni che hanno portato all’attuale situazione dell’ospedale Delogu, ora si erge a strenuo difensore della stessa struttura e, dimenticandosi di essere fra i maggiori responsabili dei suoi mali, dichiara candidamente che per nessuna ragione l’ospedale cesserà di esistere.

Ma non è tutto. Sostituendosi all’attuale direzione generale, il suddetto medico promette di assumere colleghi “amici” da tutta la Sardegna con il fine di uscire indenne da una situazione scomoda.

Sino a qualche anno fa, l’ospedale Delogu è stato un centro con ottimi professionisti, tra cui i dottori Spiga, Gadeddu, Canestrelli, Zaru e Cossu, per citarne solo alcuni.

Adesso, dopo aver contribuito ai disastri che hanno causato il suo progressivo decadimento, il dott. Gallus si schiera contro il non più sodale di tante battaglie, il direttore sanitario Ponti, reo, a suo dire, di essere andato in ferie nei primi giorni di agosto (un suo basilare diritto), intimandogli in tono perentorio di non tornare più a Ghilarza. Scambiando, forse, la ASSL per il suo piccolo comune di Paulilatino, di cui è sindaco da una ventina d’anni.

Lasciando da parte polemiche, accuse e provocazioni sterili, bisognerebbe discutere in modo serio di Servizio Sanitario Nazionale e di assistenza sanitaria.

Si parla continuamente di ospedali e delle loro mancanze, delle carenze del centro di Oristano, teoricamente un DEA (Dipartimento di Emergenza Urgenza e Accettazione) ma non in sostanza, sprovvisto di reparti fondamentali quali Hospice, Unit Stroke (Centri Urgenza Ictus) e Utic, dove è in gioco la vita delle persone (si pensi all’Unità di Terapia Intensiva Coronarica che opera a singhiozzo e dove può capitare che un paziente ospite per un infarto acuto debba essere paradossalmente trasferito a Nuoro per un intervento salva vita).

Una condizione ben più grave di quella in cui versano le strutture di Ghilarza e Bosa.

Per contro, si dimentica completamente l’assistenza territoriale ma è proprio l’ambito locale che necessita di un’attenzione sociale trasversale. Ricordo che l’allora sindaco di Bosa Mastino, in una assemblea pubblica fotografò perfettamente le carenze dell’assistenza territoriale asserendo: “bisogna far sì che il paziente abbia il più velocemente possibile un’accurata e appropriata diagnosi e, in secondo luogo, l’intervento risolutore”.

Se un territorio privo di servizi elementari non è in grado di prendere per mano il cittadino in un percorso di diagnosi e cura appropriati, quel cittadino avrà la percezione chiara di essere abbandonato dalle istituzioni. Sono medico di medicina generale a Sedilo da trent’anni, mi rendo perfettamente conto che l’assistenza territoriale è praticamente inesistente.

Ecografie, risonanze, visite specialistiche che dovrebbero e devono essere eseguite in tempi decentemente brevi e certi, slittano nel tempo con prenotazioni che vanno, in alcuni casi, fino alla fine del 2020. Inesistente il centro UVA, chiuso da un anno, specialisti per l’ADI insufficienti o funzionanti a intermittenza, il centro di salute mentale che sopravvive grazie all’abnegazione di due giovani psichiatre.

Tutto questo porta i cittadini che possono permetterselo a rivolgersi all’assistenza privata o convenzionata, gli altri a rinunciare alle cure. Così si drenano risorse private delle famiglie e pubbliche dal bilancio regionale e si abbandona alla sorte chi risorse non ha, creando insostenibili iniquità e scardinando il principio fondamentale del nostro SSN: l’assistenza uguale per tutti i cittadini.

In tutte le regioni del centro nord si discute da anni di territorio e di assistenza distrettuale perchè oggi il problema vero è la cronicità. Ospedali e acuzie sono solo una parte dell’assistenza sanitaria; l’aumento della vita media ha portato inevitabilmente ad un incremento del numero di anziani, spesso con malattie croniche e, quindi, con il bisogno di essere accuditi, possibilmente a casa o in un centro alternativo nel territorio.

Nel Settentrione hanno smantellato molti ospedali ma contemporaneamente sono nati servizi territoriali appropriati alle nuove esigenze. La legge Balduzzi, che prevede le AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali) o micro team di generalisti, in Sardegna è del tutto ignorata. Nel nostro contesto sarebbero sufficienti due o tre AFT composte da 10/20 professionisti con diverse specializzazioni in servizio 16 o 24 ore, sette giorni su sette, con delega per eseguire gratuitamente ecografie generaliste, ecocolordoppler, ecg, Tao (Terapia Anticoagulante Orale) con telemedicina, in cooperazione con centri specialistici.

Questo è solo una piccola parte di quanto si potrebbe fare in un distretto, con un conseguente risparmio di denaro pubblico e con beneficio per i cittadini. Il dott. Gallus e tutte le persone interessate istituzionalmente alla difesa dei piccoli ospedali e che hanno a cuore il benessere dei loro concittadini, dovrebbero convocare un tavolo programmatico per discutere di ospedale e di territorio, per far sì che, per quanto riguarda la salute, anche i piccoli centri di provincia ottengano un’assistenza per lo meno equivalente a quella dei più fortunati che vivono in città.

Mercoledì, 21 agosto 2019

commenta