Presentato in Svezia il progetto per il biometano della 3A Latte Arborea - LinkOristano

Presentato in Svezia il progetto per il biometano della 3A Latte Arborea

Il programma assume valenza internazionale. Entro un mese la scelta dell'azienda incaricata di realizzare l'impianto

Presentato in Svezia il progetto per il biometano della 3A Latte Arborea
Il programma assume valenza internazionale. Entro un mese la scelta dell’azienda incaricata di realizzare l’impianto

Il camion alimentati col biometano in mostra in mostra recentemente alla Fiera dell'agricoltura di Arborea - Foto Massimo Ferniani

Il camion alimentati col biometano in mostra in mostra recentemente alla Fiera dell’agricoltura di Arborea – Foto Massimo Ferniani

Il CIB, Consorzio Italiano Biogas, ha presentato al Regatec 2016, la terza Conferenza internazionale sulle tecnologia di gas ed energia rinnovabili, che si è svolge a Malmoe, in Svezia,   il progetto della 3A Latte Arborea per la produzione del biometano. Il progetto prevede l’utilizzo di reflui e  letame delle mucche per produrre il biometano e alimentare camion e veicoli professionali. L’iniziativa è stata indicata come  uno degli esempi più evidenti di Biogasfattobene®, modello “circolare” italiano di integrazione della filiera del biogas e del biometano in agricoltura.

Lo smaltimento dei reflui di allevamento, che in molte aree d’Italia rappresenta un problema anche per i limiti imposti dalla Direttiva Nitrati,  secondo il Consorzio Italiano Biogas, diventerà ad Arborea,  uno dei progetti più promettenti nel campo delle bioenergie, capace di integrare, nello stesso ciclo aziendale, mobilità e agricoltura all’insegna delle sostenibilità. Un modello che, viste le particolarità della regione Sardegna, sprovvista di una rete capillare di distribuzione del gas, diventa d’avanguardia grazie all’upgrading del biogas a biometano liquido, al punto da essere presentato anche come caso di studio internazionale.

I reflui di allevamento verranno convogliati in tre digestori anaerobici per produrre biogas e, dopo un ulteriore processo di upgrading, si produrrà il biometano liquido, destinato all’alimentazione dei veicoli aziendali, ma anche di quelli di aziende vicine. Ogni veicolo potrà abbattere le emissioni di C02 del 97%  rispetto a un corrispondete automezzo che viaggia con combustibili fossili, con una riduzione, inoltre, del 90% del particolato e del 50% di ossidi di azoto (NOX). Saranno previste tre stazioni di rifornimento, una vicino all’azienda e le altre due in provincia di Cagliari e Sassari, in vista di una graduale conversione a metano dei veicoli aziendali di tutte le aziende della cooperativa.

La cooperativa ha bandito una gara invitando 13 aziende altamente qualificate da tutta Europa. Alla fine di maggio è prevista l’apertura delle offerte e l’avvio del processo di autorizzazione. La costruzione dei tre digestori anaerobici e dell’impianto di upgrading del biometano partirà a fine 2016. A fine 2017 è infine previsto l’avvio della produzione di biometano. Il trattamento di 335 metri cubi di letame al giorno produrrà a pieno regime quasi 4,5 tonnellate di biometano liquido.

La case history di Arborea sarà anche al centro del progetto europeo Isaac per la crescita della “consapevolezza sociale del biogas e del biometano”, coordinato da AzzeroCO2, in partnership con il Cnr, Il Consorzio Italiano Biogas, Legambiente e ChimicaVerde e finanziato dal programma Horizon 2020.

La cooperativa Assegnatari Associati Arborea (3A),  è la più grande realtà lattiero-casearia della Sardegna e gestisce il 90% del latte vaccino prodotto nell’isola, ricorda una nota del Consorzio Italiano Biogas. Fondata nel 1956, la cooperativa riunisce 248 soci e 330 dipendenti e nel 2014 ha registrato ricavi per 150 milioni di euro. Arborea si trova, però, ricorda ancora la nota del Consorzio, in una zona considerata vulnerabile da nitrati e il terreno non è sufficiente per l’uso agronomico del letame prodotto. Ciò che rappresenta un grave problema sia a livello ambientale che economico, ovvero la gestione delle deiezioni di 50 mila vacche di razza frisona e brown swiss, potrebbe essere risolto grazie a un progetto che richiederà un investimento di 10 milioni di euro in meno di 2 anni.

Martedì, 10 maggio 2016

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