La Commissione europea chiede conto all'Italia sull'abbattimento della fauna selvatica - LinkOristano
Da bruxelles

La Commissione europea chiede conto all’Italia sull’abbattimento della fauna selvatica

Possibile una procedura di infrazione per violazione delle normative comunitarie

Cabras - Il cinghiale del Sinis

Cagliari

Rischio di una procedura di infrazione per violazione delle normative comunitarie

La Commissione europea – Direzione generale Ambiente ha chiesto conto al Governo italiano della possibilità di adottare piani di abbattimento di qualsiasi specie di fauna selvatica in qualsiasi giorno dell’anno e in qualsiasi luogo, compresi aree naturali protette e centri abitati, introdotta nell’ordinamento dalla legge 29 dicembre 2022, n. 197 (art. 1, commi 447-448) “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025”. Lo fa sapere l’associazione ecologista Gruppo d’intervento giuridico, guidata dal presidente Stefano Deliperi. Nelle scorse settimane il Grig si era già opposto agli abbattimenti e aveva lanciato una petizione sulla piattaforma change.org, indirizzata proprio a Bruxelles.

“La Commissione europea”, si legge in una nota firmata da Deliperi, “ha contestato la probabile violazione della direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali e della direttiva n. 09/147/CE sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica, assegnando un mese per la risposta. La Commissione europea ha chiesto, in particolare, di chiarire: come si garantirà che nelle aree della Rete Natura 2000 siano rispettati gli obiettivi di conservazione degli habitat e delle specie faunistiche e, in particolare, non si pratichi l’abbattimento o la cattura delle specie che hanno giustificato l’istituzione delle aree stesse?; In che modo i piani di abbattimento stile Far West garantiscono il divieto di uccidere o catturare o disturbare gli animali selvatici così come stabilito dalle direttive habitat e uccelli?; In che modo viene assicurato che la caccia ‘rispetti i principi di una saggia utilizzazione e di una regolazione ecologicamente equilibrata’, garantendo che gli uccelli non siano cacciati “durante il periodo di nidificazione né durante le varie fasi della riproduzione e della dipendenza’?”.

“Se le risposte del Governo Meloni non saranno soddisfacenti”, continua il presidente del Gruppo d’intervento giuridico, “verrà aperta una procedura di infrazione per violazione delle normative comunitarie sulla tutela della fauna selvatica”.

Il Grig ha espresso grande soddisfazione per la decisa posizione assunta dalla Commissione europea “in difesa della fauna selvatica e della sicurezza degli italiani, determinata anche dal proprio ricorso inoltrato alle istituzioni comunitarie”.

“Inoltre”, va avanti Deliperi, “tantissimi cittadini hanno aperto gli occhi e si sono rimboccati le maniche. In poche settimane sono quasi 24.000 coloro che hanno sottoscritto la petizione popolare ‘No al far West calibro 12 in Italia’. La situazione è decisamente molto grave. Ricordiamo, infatti, che la legge n. 197/2022, fra le tante previsioni, contiene, purtroppo, anche le assurde disposizioni (art. 1, commi 447° e 448°) che consentono alle regioni e alle province autonome di approvare piani di abbattimento di qualsiasi specie di fauna selvatica – anche quelle in regime di protezione assoluta – anche nelle aree naturali protette e nelle zone urbane, in qualsiasi periodo dell’anno. Per giunta, a livello nazionale è prevista anche l’approvazione di un piano straordinario di abbattimenti di durata quinquennale”.

“Tutti i piani di abbattimento non saranno basati su alcun parere tecnico-scientifico”, prosegue ancora la nota di Deliperi, “dato che l’Ispra verrà coinvolto solo per pareri obbligatori, ma non vincolanti. In pratica, saranno le richieste provenienti da amministratori locali o regionali, desiderosi di compiacere le parti più retrive del proprio elettorato, a decidere di far fuori lupi e orsi. Le richieste più ottuse abbondano, come quella recentemente avanzata da 19 sindaci piemontesi di poter sparare al lupo cattivo. Senza pensare nemmeno che è il lupo il principale fattore di contenimento del cinghiale, individuato quale principale pericolo per i danni arrecati in agricoltura e alla circolazione stradale, senza averne realistiche stime sulla consistenza e sull’entità dei danni effettivi e, soprattutto, senza voler neppure considerare che l’aumento della presenza del cinghiale è dovuto a cause umane, quali le ripetute immissioni pluridecennali a fini venatori di esemplari del cinghiale europeo (ben più grande e prolifico degli autoctoni cinghiali maremmano e sardo) e la sistematica presenza di discariche abusive nelle aree urbane periferiche, autentica fonte di cibo facile per l’ungulato”.

Stefano Deliperi Grig
Stefano Deliperi

“La direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali”, si legge nella nota, “protegge rigorosamente tutte le specie animali rientranti negli Allegati II e IV, così come la direttiva n. 09/147/CE sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica tutela tutte le specie avifaunistiche di cui all’Allegato I, misure di difesa ribadite dalla Convenzione internazionale di Berna (19 settembre 1979), recepita in Italia con la legge n. 503/1981. Recentemente proprio il Comitato permanente della Convenzione internazionale di Berna ha respinto decisamente la richiesta di declassare il livello massimo di protezione del lupo”.

“Le sanzioni pecuniarie conseguenti a una condanna al termine di una procedura di infrazione”, aggiunge Deliperi, “sono state fissate recentemente dalla Commissione europea con la Comunicazione Commissione SEC 2005 (1658): la sanzione minima per l’Italia è stata determinata in 9.920.000 euro, mentre la penalità di mora può oscillare tra 22.000 e 700.000 euro per ogni giorno di ritardo nel pagamento, in base alla gravità dell’infrazione. L’esecuzione delle sentenze della Corte di Giustizia per gli aspetti pecuniari avviene molto rapidamente. La Commissione europea decurta direttamente i trasferimenti finanziari dovuti allo Stato membro condannato. In Italia gli effetti della sanzione pecuniaria vengono scaricati sull’ente pubblico territoriale o altra amministrazione pubblica responsabile dell’illecito comunitario (art. 16 bis della legge n. 11/2005 e s.m.i.). Attualmente sono ben 82 le procedure di infrazione aperte dalla Commissione europea nei confronti dell’Italia, di queste 16 in materie ambientali”.

Oltre ad aver provveduto all’invio del ricorso, il Grig, sottolineando l’importanza del coinvolgimento quanto più ampio, ha messo a disposizione di singoli cittadini, associazioni, comitati un fac simile di ricorso da completare e inviare alle istituzioni europee. Il fac simile può essere richiesto all’indirizzo di posta elettronica grigsardegna5@gmail.com.

Non solo. L’europarlamentare Massimiliano Smeriglio, deputato del Gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici, ha presentato un’interrogazione scritta alla Commissione europea, chiedendo una valutazione sul contrasto delle nuove disposizioni con il diritto comunitario e l’adozione dei conseguenti provvedimenti. “Ora che la Commissione europea sta facendo la sua parte”, conclude il Grig, “è bene che cittadini, associazioni, comitati, opinione pubblica respingano con ancor più forza un assurdo tentativo di trasformare ambiente, paesi e città in un Far West calibro 12”.

Giovedì, 2 febbraio 2023

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi commentarlo, accedi al sito o registrati qui sotto. Se, invece, vuoi inviarci un’informazione, una segnalazione, una foto o un video, puoi utilizzare il numero Whatsapp 331 480 0392, o l’indirizzo email redazione@linkoristano.it

Più informazioni
commenta