Il livello del mare salirà di 84 centimetri, entro il 2100 il Golfo di Oristano sott'acqua? - LinkOristano
Ambiente

Il livello del mare salirà di 84 centimetri, entro il 2100 il Golfo di Oristano sott’acqua?

A rischio il 40% delle spiagge. La salvaguardia delle zone umide può evitare il disastro

Il futuro del Golfo di Oristano
La spiaggia di San Giovanni di Sinis oggi e - a destra - la simulazione per il 2100, col livello del mare salito di 84 centimetri

Oristano

A rischio il 40% delle spiagge. La salvaguardia delle zone umide può evitare il disastro

Entro il 2100 il Golfo di Oristano potrebbe essere sott’acqua: con un livello del mare salito di 84 centimetri rispetto a quello attuale, sparirebbe circa il 40% delle spiagge sabbiose, con una perdita potenziale per il territorio di 16 milioni di euro legati al settore del turismo. È una delle previsioni del progetto Wetland-Based Solutions (ripreso dalla nostrana Fondazione Medsea), che ha diffuso un video esplicativo raffigurante San Giovanni di Sinis, con la spiaggia sotto la torre costiera che rischia di essere completamente sommersa dal mare.

Il progetto coinvolge oltre 30 organizzazioni specializzate in zone umide, con lo scopo di salvare, ripristinare e gestire questi ecosistemi vitali nel Mediterraneo.

Proprio dal salvataggio e dal ripristino delle zone umide dipende la possibilità di ridurre il rischio di invasione del mare, con il conseguente danno irreversibile sull’economia, sulla sicurezza alimentare e sulla salute dei cittadini (oltre che da una inversione di rotta rispetto a tutte le attività umane che contribuiscono al cambiamento climatico).

Il futuro del Golfo di Oristano
La spiaggia di San Giovanni di Sinis oggi

“Il Mediterraneo ha perso più del 50% delle sue zone umide naturali dal 1970 e continuiamo a distruggerle attraverso uno sviluppo mal pianificato e l’estrazione di acqua agricola”, si legge nel sito del progetto Wetland-Based Solutions. “Poiché il cambiamento climatico e la crescita della popolazione continuano, salvare e ripristinare ciò che resta di questi habitat unici è una priorità urgente. Ma ciò non deve avvenire a scapito dello sviluppo socioeconomico. In effetti, l’utilizzo delle nostre zone umide come soluzioni basate sulla natura ad alcuni dei nostri problemi più urgenti andrà a beneficio della società tanto quanto dell’ambiente”.

“Garantire la sopravvivenza delle nostre zone umide costiere su scala regionale è un compito enorme e che richiede collaborazione in tutto il Mediterraneo”, si legge ancora. “Per fortuna, la Sardegna ha molte zone umide costiere che possono essere ripristinate per ridurre al minimo questi rischi”.

Tra le azioni pianificate dalle oltre 30 organizzazioni riunite nel Wetland based solution una “Strategia di Gestione Integrata, comune a tutte e sei le zone umide e definita nell’ambito del Contratto per le zone umide costiere recentemente firmato”. La strategia comprende “una selezione di progetti e attività strategici volti al miglioramento dello stato ecologico dei sistemi idrici, alla tutela della biodiversità e del capitale naturale”.

Il focus del Contratto si riferisce specificamente alla “mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici”.

Sarà necessario anche implementare soluzioni basate sulla natura per la resilienza costiera, tra le quali la protezione delle risorse naturali, l’aggiunta di habitat ingegnerizzati e l’attuazione di pratiche di ripristino, dove lo sviluppo abbia sostituito le caratteristiche naturali.

Il futuro del Golfo di Oristano
San Giovanni di Sinis nel 2100 secondo lo scenario ipotizzato dai ricercatori

Martedì, 27 settembre 2022

 

 

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