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Superbonus ristrutturazioni: in pericolo imprese e operai anche in provincia di Oristano. L’allarme di Confartigianato

Cantieri fermi tra burocrazia e difficoltà legate alla cessione dei crediti

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Foto d'archivio

Oristano

Cantieri tra burocrazia e difficoltà legate alla cessione dei crediti: “Non si può passare dal 110% allo zero”

Sono centinaia le aziende oristanesi del settore edile, dell’impiantistica e le falegnamerie in ansia per il superbonus 110%. Tante le incognite, a partire dalla reale possibilità di cedere i crediti – oggi il primo grande fattore di rischio per le imprese – passando per l’aumento dei costi delle materie prime e arrivando al destino della manodopera qualificata assunta per far fronte alla grande mole – teorica – di lavoro. Entro il 30 settembre, per le unità immobiliari unifamiliari dovrà essere completato almeno il 30% degli interventi complessivi. Potranno poi essere agevolate anche le ulteriori spese sostenute entro la fine dell’anno. Per i condomini, invece, gli incentivi fiscali sono estesi al 31 dicembre 2023, senza passare dalla scadenza del prossimo mese.

“Se domani si togliesse del tutto il bonus”, denuncia il presidente di Confartigianato Oristano e impresario edile Sandro Paderi, “dopodomani il 50% del personale che opera nel comparto edile si ritroverebbe sulla strada. Le imprese che recentemente hanno investito tantissimo sul personale e sulla formazione non potrebbero più andare avanti”.

Gli fa eco il segretario generale di Confartigianato Oristano, Marco Franceschi: “Non si può passare dal 110% allo zero. Sarebbe auspicabile concedere progressivamente una riduzione dell’incentivo. Altrimenti si creerebbe un’ingiustizia sociale tra chi è riuscito a cogliere il momento e chi, indipendentemente dalla propria volontà, non ce l’ha fatta. Oggi la possibilità reale di cedere i crediti è diventata il vero rischio. Il fatto assurdo è che le aziende corrono il pericolo di morire per i crediti e non per i debiti”.

Confartigianato Oristano nel 2021 contava tra le aziende associate ben 303 imprese edili, 112 del settore dell’impiantistica e 44 falegnamerie. Numeri che ricalcano grossomodo l’andamento anche per l’anno in corso.

A preoccupare non è tanto il traguardo del 30% dei lavori da ultimare entro il prossimo mese, per le unità immobiliari unifamiliari. “Non sarà un problema per la maggior parte delle imprese”, spiega Sandro Paderi, “la reale criticità sarà invece un’altra: non ci sono certezze per le attività che non hanno modo di riscuotere i crediti che non riescono a cedere. Se non si sblocca la situazione saranno tante le imprese messe in ginocchio”.

Certamente la burocrazia non ha aiutato. “Come sempre, per punire alcuni disonesti si impongono regole che sono penalizzanti anche per le imprese più virtuose”, sottolinea il segretario generale Marco Franceschi. “Cambiare le regole in corsa è stata la peggiore operazione che si potesse fare. Anche perché questa manovra ha avuto ricadute importanti sul Pil. Se l’Italia ha registrato una crescita superiore rispetto ad altri paesi europei lo si deve anche alle misure straordinarie adottate. Interventi che hanno portato notevoli benefici: penso alla tenuta economica del paese, ma anche a quella delle imprese del settore edile. Mettere in difficoltà, a causa dell’incertezza delle norme, le attività che hanno investito e assunto personale è un peccato”.

“Togliere del tutto il bonus”, aggiunge Franceschi, “porterebbe gravi ripercussioni sulla forza lavoro. Le imprese che hanno assunto personale perché avevano commesse importanti e di lunga durata saranno costrette a licenziare la forza lavoro in esubero, se non potranno portare a termine quelle opere”.

“Va bene anche un bonus inferiore”, interviene di nuovo Paderi, “ma la burocrazia va semplificata. Bisogna studiare un sistema che dia ossigeno alle imprese. Servirebbe un bonus unico per tutto”.

marco franceschi e sandro paderi
Marco Franceschi e Sandro Paderi

Martedì, 16 agosto 2022

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