In Planargia una maschera e una coreografia fanno rivivere s'accabadora - LinkOristano
Tradizioni

In Planargia una maschera e una coreografia fanno rivivere s’accabadora

La prossima uscita ad agosto a Tertenia, con le donne vestite di nero pronte a dare la morte a s'accabau

accabadora pianalzesa giovanna rosa
S'accabau e s'accabadora - Foto Giovanna Rosa

Bosa

La prossima uscita ad agosto a Tertenia, con le donne vestite di nero pronte a dare la morte a s’accabau

In Planargia si riscopre la figura de s’accabadora con una maschera ideata nel 2019 da Tata Carboni e indossata da un gruppo di 12 persone originarie dei principali centri della regione storica e non solo. Nascono così l’associazione e i costumi de S’accabadora pianalzesa, che in passato ha sfilato a Bosa, per Ghias de Carrasegare, e recentemente lo ha fatto a Flussio e Modolo. La prossima uscita è prevista per il 13 agosto, in occasione di una sfilata di maschere tradizionali a Tertenia.

Affascinati da s’accabadora, figura di donna che in antichità – su richiesta dell’interessato o dei familiari – portava la morte a persone affette da gravi malattie e ormai senza speranza, 11 donne e un uomo hanno scelto di farla rivivere in modo simbolico. Le donne diventano quindi ognuna un’accabadora, l’uomo invece è s’accabau, il moribondo.

S’accabadora è sempre stata avvolta dal mistero, tanto che oggi molte persone non ne conoscono nemmeno l’esistenza o non credono sia esistita veramente. In particolare, S’accabadora pianalzesa indossa una maschera in cuoio che le ricopre la bocca, il naso e la fronte, lasciando libero solo il contorno degli occhi. A disegnarla è stata Donatella Marras di Sagama, l’ha invece realizzata Graziano Viale di Cabras.

La maschera – precisa l’associazione – non è stata mai attestata dalle fonti. Ha delle “pieghe” che raffigurano una sorta di fazzoletto che veniva utilizzato dalle femmine accabadore per non farsi riconoscere.

Anche il vestito, tutto nero, è stato disegnato da Donatella Marras. Il costume è caratterizzato da  gonna lunga e giacchetto, come era usanza in epoca passata. Le accabadore coprono poi le spalle con sa mantedda, una mantellina di orbace nero con su cuguddu, un cappuccio che ricopre il capo realizzato da antiche coperte di orbace. In mano tengono stretto su mazzuccu,  il martello di legno stagionato di olivastro con il manico corto che permetteva con facilità di essere impugnato correttamente per poter dare un colpo forte e sicuro sull’osso parietale del moribondo, in modo da assicurargli una morte rapida.

accabadora pianalzesa antonio m. melis
Foto di Antonio M. Melis

Alla vita tengono legato su jualeddu, un piccolo giogo che serviva per il rituale con il quale si tentava per un’ultima volta di guarire il moribondo, mettendolo sotto il suo cuscino. Il giogo era il simbolo della vita perché strettamente legato al lavoro nei campi, e quindi al pane, alimento fondamentale per le famiglie. Secondo alcune fonti, quando il moribondo tardava a morire, significava che doveva scontare un peccato grave commesso durante la sua vita.

S’accabau ha invece ha il viso coperto da una maschera che raffigura il dolore. Porta sulle spalle un vero giogo che rappresenta il peso e la sofferenza della sua condizione, da cui viene liberato una volta che l’accabadora lo colpisce.

L’associazione S’accabadora pianalzesa ha creato anche una coreografia altamente simbolica. Dopo una camminata, le accabadore si dispongono in fila indiana vicino a s’accabau, gli passano attorno per tre volte in senso orario e antiorario. I tre giri simboleggiano gli ultimi tre giorni di vita del moribondo, quando s’accabadora poneva sotto il cuscino su jualeddu per aiutarlo a guarire.

Dopo i tre giri, s’accabau viene quasi avvolto dalle 11 accabadore, ma solo una dà il colpo finale. Successivamente il giogo viene tolto dalle spalle del moribondo, che cade a terra, sostenuto tra le braccia da una accabadora. La donna gli canta una sorta di ninna nanna, che fa tornare alla mente de s’accabau i ricordi di bambino.

Dopo la dipartita de s’accabau, le accabadore si riposizionano in fila indiana, accompagnate dal suono ritmico dei jualeddi appesi in vita, quasi a ricordare il tocco delle campane suonate a morto.

Oltre a Tata Carboni e Donatella Marras, fanno parte del gruppo delle accabadore Valentina Marras, Laura Rosa, Michela Masala, Giulia Rubiu, Rita Elisabetta Ardu, Giuseppina Dettori, Carmen Vidili, Caterina Antonietta Ruggiu e Anna Fiori. Si veste da accabau, invece, Gianpaolo Dessì.

accabadora pianalzesa foto Margherita Cossu
Foto di Margherita Cossu

Martedì, 19 luglio 2022

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