Medici coordinatori verso la pensione, a rischio l'assistenza domiciliare per mille pazienti nell'Oristanese - LinkOristano
Sanità

Medici coordinatori verso la pensione, a rischio l’assistenza domiciliare per mille pazienti nell’Oristanese

Mancano anche gli specialisti che dovrebbero affiancare lo staff infermieristico

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Infermieri in una foto d'archivio

Oristano

Mancano anche gli specialisti che dovrebbero affiancare lo staff infermieristico

Anche la funzionalità dell’Adi (Assistenza Domiciliare Integrata), un servizio territoriale di vitale importanza che segue circa 1.000 pazienti di particolare fragilità, rischia presto di bloccarsi se non verranno trovati presto i sostituti degli attuali coordinatori,  in procinto di andare in pensione.

Sta per lasciare il servizio per raggiunti limiti di età il dottor Peppino Mallocci, coordinatore dell’Adi nel distretto di Ales e Terralba, ma anche del Pua, il Punto Unico di Accesso.  Al momento non è prevista la sua sostituzione e rischia così di fermarsi il servizio reso da una decina di infermiere impegnate nell’assistenza a domicilio di circa 300 pazienti, distribuiti in gran parte dei 32 comuni che compongono il distretto. 

Entro l’anno poi anche la coordinatrice dell’Adi di Oristano, la dottoressa Laura Uras, andrà in pensione e non è stato ancora individuato il suo sostituto. Senza una direzione rischia di essere sospesa l’assistenza oggi assicurata  a oltre 350 pazienti da una quindicina di infermiere, che coprono 25 comuni del distretto di Oristano. 

Nel distretto di Bosa e Ghilarza, che con oltre 10 infermiere assiste a domicilio circa  300 pazienti in un bacino di 32 comuni,  sono invece già andati in pensione i due medici che coordinavano sia l’Adi che il Pua.  Al loro posto sono stati incaricati di dirigere il servizio due medici del 118, che – a causa di alcune limitazioni – non possono più operare nel presidio di emergenza. Si tratta però di una soluzione temporanea, che rischia presto di lasciare scoperta quella funzione. 

La Asl di Oristano è fra le poche in Sardegna che garantiscono il servizio di assistenza domiciliare con personale proprio. Una scelta felice, che ha consentito di garantire un servizio di ottimo livello e insieme conseguire nel tempo un patrimonio di elevate professionalità e capacità che sarebbe davvero un peccato disperdere.

Da sottolineare che, a fronte di un piccolo esercito di quasi 40  infermiere e infermieri di impagabili competenza e dedizione, l’assistenza dell’Adi è già fortemente limitata dall’assenza delle indispensabili figure specialistiche. 

Ai pazienti assistiti, impossibilitati a muoversi dalla loro casa, viene negata ad esempio la possibilità di avere una visita fisiatrica, pneumologica, urologica o cardiologica. 

Intanto l’unica palliativista dipendente della Asl, la dottoressa Filomena Panzone,  deve dividersi tra l’Hospice e i numerosi malati terminali che hanno bisogno di essere seguiti, specie per la terapia del dolore. Con lei opera sia all’Hospice che nelle visite domiciliari, ma per poche ore alla settimana, anche un anestesista, il dottor Giuseppe Obinu, che è però prioritariamente impegnato nella copertura dei turni dell’Anestesia ospedaliera. Una situazione che non consente ovviamente di garantire il diritto alla terapia del dolore a tutti i pazienti che ne hanno bisogno.

Giovedì, 23 giugno 2020

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