Il Cimo attacca: "Un ospedale senza medici specialisti è un pericolo, non un aiuto" - LinkOristano
Sanità

Il Cimo attacca: “Un ospedale senza medici specialisti è un pericolo, non un aiuto”

Il sindacato nazionale contrario al ricorso a società o cooperative esterne, che si diffonde in tutta Italia

Generico gennaio 2022
Guido Quici, presidente nazionale Cimo-Fesmed

Roma

Il sindacato nazionale contrario al ricorso a società o cooperative esterne, che si diffonde in tutta Italia

«Così come un aereo senza pilota non vola, un ospedale senza medici non può restare aperto, perché costituisce un pericolo e non un aiuto per i cittadini. Se in Sardegna non ci sono medici specialisti, è allora necessaria una rivisitazione della rete ospedaliera, che porti alla chiusura dei presìdi che non riescono ad assicurare un’assistenza adeguata».  

Non usa mezzi termini Guido Quici, presidente nazionale della federazione Cimo-Fesmed, il sindacato dei medici ospedalieri. Intervenendo sul previsto reclutamento dei cosiddetti “medici in affitto” per risolvere il problema della carenza di personale dei Pronto soccorso degli ospedali sardi, Quici precisa: «In Sardegna come nel resto del paese occorre risolvere le carenze di personale, rendendo nuovamente attrattivo il lavoro in ospedale, soprattutto in periferia: bisogna rinnovare i contratti di lavoro collettivi, aumentare le retribuzioni, offrire prospettive concrete di carriera, migliorare le condizioni di lavoro, riformare il settore dell’Emergenza-Urgenza e istituendo ruolo e rete unici. Altrimenti, qualcuno dovrà prendersi la responsabilità di spiegare ai cittadini i rischi che si corrono quando entrano in un Pronto soccorso affidato a società esterne o cooperative».

«Quello che sta accadendo nei Pronto soccorso della Sardegna non ci stupisce», afferma ancora il presidente Guido Quici, «perché avviene ormai quotidianamente in tutta Italia. Ma affidare l’assistenza medica, soprattutto in settori delicati come quello dell’Emergenza-Urgenza, a società o cooperative che non garantiscono standard adeguati non può essere una soluzione accettabile. L’unico obiettivo da tener presente è la sicurezza dei pazienti, che cooperative e piccoli ospedali non possono garantire».

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