Moravetti (Fondazione): "Lavorare insieme dopo la scoperta dei nuovi Giganti di Mont'e Prama" - LinkOristano
Commento

Moravetti (Fondazione): “Lavorare insieme dopo la scoperta dei nuovi Giganti di Mont’e Prama”

Il presidente designato del Consiglio scientifico, Alberto Moravetti, interviene dopo l'ultima scoperta

Mont'e Prama Statue Giganti Cabras 7 5 2022

Cabras

Intervento del presidente designato del Consiglio scientifico

Ha sottolineato l’importanza della scoperta, valorizzata dagli studi di contorno, e chiesto – come già sollecitato dai presidenti della Fondazione Mont’e Prama e della Regione Sardegna Muroni e Solinas – che i Giganti di Mont’e Prama possano essere restaurati a Cabras, in un clima di collaborazione. Il presidente designato del Consiglio scientifico della Fondazione Mont’e Prama, Alberto Moravetti, commenta la scoperta di altri due Giganti nel sito archeologico del Sinis proponendo un metodo di collaborazione.

Pubblichiamo il suo intervento.

Il nuovo cantiere archeologico, diretto da Alessandro Usai, della Soprintendenza ABAP della città metropolitana di Cagliari e delle province di Oristano e Sud Sardegna, retta da Monica Stochino, ha messo in luce novità di straordinario interesse nel settore adiacente a sud del terreno della Curia Arcivescovile di Oristano, già interessato dai quattro di saggi di scavo del 2016, pubblicati nel 2020, che intercettarono sia la continuità del settore delle tombe a pozzetto, sia la continuità della strada funeraria, interessata da resti di sculture tra cui due splendidi esemplari di modelli di nuraghi a otto torri esterne, due frammenti di betili troncoconici in arenaria, di cui uno con una fascia di incavi rettangolari.
La continuità della via funeraria e delle tombe a lastrone nei terreni privati a mezzogiorno dell’area della Curia arcivescovile è stata sostenuta sin dal 2014 sulla base di una anomalia a stretta fascia continua, da parte del geofisico Gaetano Ranieri dell’Università di Cagliari.
La presentazione alla stampa delle nuove scoperte, da parte della Soprintendenza, rivela l’individuazione di due torsi e altri frammenti di statue del tipo “Cavalupo” «a pochi metri di distanza dalle due statue del medesimo tipo rinvenute nel 2014».

La volontà, già espressa, di ampliamento del saggio in questione appare estremamente importante, poiché i dati emersi sia nel 2016, sia e soprattutto in questi giorni di maggio, riflettono limpidamente la continuità delle due fasi di sepolture a pozzetto, quella orientale, e l’altra occidentale con lastroni di copertura, così come la continuità della “discarica” delle sculture in calcare e dei betili in arenaria.

Il tipo statuario “Cavalupo” trae il nome dal bronzetto nuragico della necropoli di Cavalupo-Vulci della metà del IX sec. a.C., deposto in una tomba “dei Bronzetti sardi”, destinata ad una donna e a una bambina. Il bronzetto è stato considerato da Giovanni Lilliu un sacerdote militare, coronato da un copricapo conico, simile al tutulus etrusco (o all’apex dei sacerdoti Salii di Roma), con uno scudo arrotolato e il guantone, pendente dal polso della mano destra alzata in segno di preghiera.

A distinguere il personaggio dalla serie della quasi totalità dei bronzi nuragici sono i sandali. Le due sculture in calcare del 2014 ci presentano un “pugilatore” con il braccio destro in basso con l’avambraccio protetto che porta il pugno entro caestus (guantone) sul petto, mentre il braccio sinistro sostiene lo scudo rettangolare arrotolato, con un lembo aperto sull’addome. La testa, dotata, di due trecce a ritorto semplice, era sormontata da un copricapo conico.

I piedi sono impostati su una base quadrata e calzano sandali con robusta suola. La scoperta nel 2014 è stata accompagnata dal rinvenimento di otto piedi con sandali, che, insieme alla base integra, cui si aggiunge un ulteriore frammento di piede con sandalo nello scavo 2017, indiziano l’esistenza nell’area di sei statue di “pugilatore” con caestus, scudo arrotolato, copricapo e sandali.
La nuova scoperta è eccezionale perché dimostra che questo tipo di Sacerdoti militari con scudo avvolto erano concentrati nel settore sud dell’area funeraria.

Abbiamo cioè il caso unico nell’ambito delle statue di Mont’e Prama della collocazione originaria di una tipologia statuaria in un settore probabilmente predeterminato della strada funeraria, il cui rapporto con le statue ci appare ora perspicuo: dobbiamo immaginare in questo settore dell’area funeraria una “scenografia” costituita da una sequenza di “sacerdoti-militari” del tipo Cavalupo.

Ma cosa rappresentano questi “sacerdoti militari” di Cavalupo e di Mont’e Prama? La recentissima pubblicazione di Giovanni Ugas di uno studio su questo problema nel volume in memoria del primo archeologo attivo a Mont’e Prama, Alessandro Bedini, ci indizia un numero definito di questi “sacerdoti militari” che potrebbero aver costituito un collegio sacerdotale destinato a cerimonie forse simili a quelle dei dodici Salii Capitolini romani (creati da Numa Pompilio) (insieme ai dodici Salii Collini (istituiti da Tullio Ostilio), che danzavano suonando antichissimi scudi (gli ancilia, scudi ad 8, forse di remoto modello miceneo, secondo la ipotesi di Wolfgang Helbig (1895), ripresa da Giovanni Colonna nel 1991.

Nell’esprimere il più vivo plauso alla ricerca scientifica della Soprintendenza vorremmo auspicare, nell’ambito dei compiti di valorizzazione dei Beni culturali assegnati alla fondazione Mont’e Prama, espressi dall’art. 2, comma 2 dello Statuto: “… una valorizzazione del complesso dei beni culturali afferenti al “Sistema di valorizzazione integrata territoriale del Sinis – Terra di Mont’e Prama”. Allo scopo, con il sostegno delle Parti (Mic, Regione Sardegna, Comune di Cabras) e nel rispetto delle rispettive competenze istituzionali, saranno realizzati studi di contesto territoriale e di analisi di sostenibilità economica, accanto ad interventi di manutenzione e restauro del patrimonio archeologico, storico-artistico, architettonico e paesaggistico”.

Ancora, ai sensi, dell’art. 3, comma 1, lettera l), dello stesso Statuto, si pone “l’ideazione e realizzazione di iniziative di ricerca, studio, documentazione, informazione ed educazione, incentivando la collaborazione con Università, Accademie e Centri di ricerca e restauro, nazionali e internazionali”.

Lo straordinario interesse nazionale e internazionale delle nuove scoperte rende opportuno che il MiC (con gli Istituti periferici sardi), la Regione Autonoma della Sardegna e il Comune di Cabras, come parti della Fondazione, diano inizio ad attività comuni che potranno riguardare anche la attività di restauro delle vecchie e nuove statue dei “sacerdoti militari” e le altre sculture nella sede di Cabras, poiché non può darsi un Museo senza i laboratori di restauro, così come avvenne nel 2014/2015 con il restauro a Cabras delle prime statue dei ”sacerdoti militari”.

Un altro ambito è naturalmente la estrazione del DNA dai defunti in vista della mappa genetica dei defunti (maschi giovani) di Mont’e Prama (di prima e di seconda fase), avviata dalla équipe internazionale di Salvatore Rubino dell’Università di Sassari.

Ancora un esempio di ricerca comune è la datazione al Carbonio 14 (almeno tre datazioni per ogni defunto, in laboratori differenti) dei singoli occupanti delle tombe.

Mont’e Prama diverrà una palestra di intelligenze del MiC e delle istituzioni di ricerca a livello internazionale.

Il presidente designato del Consiglio scientifico,
Prof. Alberto Moravetti

Domenica, 8 maggio 2022

 

 

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