Ex ciclista professionista e la moglie indagati nell'inchiesta su una maxitruffa ai danni di 5.000 risparmiatori - LinkOristano
Cronaca

Ex ciclista professionista e la moglie indagati nell’inchiesta su una maxitruffa ai danni di 5.000 risparmiatori

Da San Vero Milis: "Io truffato, spiegherò tutto al giudice"

Guardia di finanza

San Vero Milis

Da Ros  si difende: “Io truffato, spiegherò tutto al giudice”

C’è anche un ex ciclista professionista di origini venete e che vive ora a San Vero Milis, Gianni da Ros, 35 anni, tra gli indagati della Procura della repubblica di Cagliari nell’inchiesta su una presunta truffa da 5 milioni di euro attraverso una rete di società finanziarie, anche di diritto estero, nate per reclutare gli investitori necessari ad alimentare un sistema piramidale truffaldino noto come “schema Ponzi”. In sostanza un gigantesco passaparola tra risparmiatori convinti dai rendimenti promessi, il 5% lordo mensile: guadagni rivelatisi illusori.

Ad organizzare il sistema sarebbe stato un ex broker di Cagliari, Roberto Diomedi, 51 anni, arrestato la vigilia di Pasqua, al suo ritorno in Sardegna, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’abusivismo finanziario, al riciclaggio, all’autoriciclaggio e alla truffa, ai danni di circa 5 mila persone in tutta Italia, secondo quanto stimato dagli investigatori.

L’ex ciclista Gianni De Ros, dal canto suo,  è accusato di concorso in associazione per delinquere e abusivismo finanziaria attraverso la società Titanium business. Per lui il provvedimento cautelare di obbligo di dimora, che ha raggiunto anche sua moglie, Erika Lecca.

L’ex ciclista, originario di Pordenone e che corse una stagione con la squadra Liquigas,  dalle colonne del quotidiano Il Gazzettino si è difeso dicendo di essere passato dalla posizione di truffato a quella di truffatore e ha annunciato che spiegherà al giudice delle indagini preliminari come lui non abbia nulla a che vedere col maxi raggiro da 5 milioni di euro messo in piedi dalla società Bolton First Credit riconducibile a Roberto Diomedi.

Gianni De Ros nel 2009 era stato arrestato dalla polizia italiana che indagava sul traffico di prodotti dopanti vietati. Aveva patteggiato 4 mesi per l’acquisto di due fiale di un prodotto non consentito. Il 23 novembre 2009 gli era stata inflitta una squalifica record di 20 anni dal Tribunale nazionale antidoping per traffico di sostanze dopanti.  Squalifica successivamente ridotta a quattro anni dalla Corte arbitrale.

L’inchiesta. Ricostruire il sistema ha richiesto quasi tre anni d’indagini, scattate nel 2018, inizialmente su due distinti filoni: la Polpost ha cominciato dopo le prime denunce di risparmiatori che non riuscivano a riavere i loro soldi (qualcuno ha perso fino a 70 mila euro), mentre la Gdf si è attivata dopo la segnalazione di un’operazione sospetta. Per svelare la rete di società di diritto estero, anche negli Stati Uniti (in particolare nel New Jersey) e in Gran Bretagna, i finanzieri si sono avvalsi della collaborazione delle Financial Intellingence Units straniere.

Ai risparmiatori venivano proposti, fra gli altri tipi d’investimento, proprietà immobiliari, diamanti e criptovalute.  Il gruppo aveva creato almeno una decina di società, fra cui la Bolton Holding Limited con sede a Dubai e la Bolton First Credit Limited con sede a Londra, alcune gestite da prestanome, secondo quanto emerso dalle intercettazioni telefoniche e telematiche affidate alla guardia di finanza.

La Guardia di finanza ha eseguito il sequestro di un immobile adibito ad albergo a Sardara (Sud Sardegna), del valore stimato di circa 1,5 milioni di euro, acquisito tramite prestanome.

In totale è stato disposto il sequestro di beni, fra conti correnti e quote societarie, per un totale di 4,5 milioni di euro nei confronti di Diomedi.

Nel 2019 una delle società di Diomedi, la Bolton Fist Credit, manifestò interesse a investire, tramite blockchain, nel rilancio dello stadio di Villa Belmiro, in Brasile, dopo alcuni incontri coi vertici del Santos, il club della leggenda del calcio Pelè. Sulla sua pagina Facebook Diomedi pubblicò una sua foto accanto al calciatore brasiliano. Ma poi l’iniziativa, che avrebbe portato a rinominare lo stadio ‘Bolton Arena’ non ebbe sbocco. Diomedi, in un’intervista, raccontò poi che il progetto si bloccò per volontà del Santos.

Giovedì, 21 aprile 2022

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