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Vita sui social, la campagna della polizia contro il cyberbullismo fa tappa al Caip di Abbasanta

Gli agenti incontrano studenti, genitori e insegnanti per parlare di sicurezza online

Campagna della Polizia contro il bullismo online
Ragazzi, agenti e insegnanti sul camion trasformato in sala multimediale. Foto dalla pagina Facebook del progetto

Abbasanta 

Gli agenti incontrano studenti, genitori e insegnanti per parlare di sicurezza online

Ritorna in presenza in Sardegna e fa tappa anche al Caip di Abbasanta la più importante e imponente campagna educativa itinerante realizzata dalla Polizia di Stato nell’ambito delle iniziative di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi e pericoli della Rete per i minori, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione nell’ambito del progetto Generazioni connesse.

Con l’ormai noto camion modificato di “Una vita da social”, allestito con un’aula didattica multimediale, gli operatori della polizia postale incontreranno studenti, genitori e insegnanti sui temi della sicurezza online, con un linguaggio semplice ma esplicito adatto a tutte le fasce di età.

Al Caip di Abbasanta martedì 12 aprile l’evento sarà abbinato alla celebrazione della Festa della Polizia, in occasione del 170° anniversario della sua fondazione.

Il giorno prima – lunedì 11 – il camion della campagna farà tappa a Cagliari, in piazza dei Centomila. Testimonial dell’iniziativa sarà la cantante Luna Melis.

La terza tappa sarà ad Alghero, mercoledì 13 aprile, alla banchina “Dogana” del porto: parteciperanno quali testimonial il life mentor Massimiliano Sechi e il rapper Marco Chirigoni, Aspie.

Il progetto nel corso delle precedenti edizioni ha raccolto un grande consenso: gli operatori hanno incontrato complessivamente oltre 2 milioni e mezzo di studenti sia nelle piazze che nelle scuole, 220.000 genitori e 125.000 insegnanti, per un totale di 18.500 istituti scolastici e oltre 350 città sul territorio. C’è una pagina Facebook sui temi della sicurezza online con 132.000 like e 12 milioni di utenti mensili.

L’obiettivo dell’iniziativa, che vede la polizia di Stato scendere ancora una volta in campo al fianco dei ragazzi, è “fare in modo che il dilagante fenomeno del cyberbullismo e di tutte le varie forme di prevaricazione connesse a un uso distorto delle tecnologie non faccia più vittime”.

L’incontro con i ragazzi delle scuole serve a prevenire episodi di violenza, vessazione, diffamazione, molestie online, attraverso un’opera di responsabilizzazione in merito all’uso della “parola”. Gli studenti attraverso il diario di bordo su Facebook potranno lanciare un messaggio positivo contro il cyberbullismo.

“Capire i ragazzi oggi non è sempre un compito agevole per gli adulti, soprattutto quando si tratta di comprendere i bisogni, i modelli di riferimento, gli schemi cognitivi inerenti i diversi gruppi di riferimento che compongono il variegato universo giovanile”, si legge nella nota diffusa dalla polizia di Stato. “Giovani che sempre più spesso restano contagiati da modelli sociali trasgressivi completamente sconosciuti ai genitori. Sempre più sono i giovanissimi a rischio solitudine che per ore su Internet incontrano altri internauti altrettanto solitari. Il fascino della rete e la sottile suggestione del messaggio virtuale, così come l’idea di sentirsi anonimi, nonché il senso di deresponsabilizzazione rispetto ai comportamenti tenuti online, stanno dilagando così da determinare serie preoccupazioni in coloro che ancora credono in valori fino a ieri condivisi”.

“Per fare della Rete un luogo più sicuro occorre continuare a diffondere una cultura della sicurezza online in modo da offrire agli studenti occasioni di riflessione ed educazione per un uso consapevole degli strumenti digitali. I social network, infatti, sono ormai uno strumento di comunicazione del tutto integrato nella quotidianità dei teenager”, si legge ancora nella nota, che riporta datti sulla presenza dei giovani in rete.

“Dalla ricerca di skuola.net per Una vita da social, però, emergono anche altri fattori interessanti che spesso i Millennials e la Generazione Z tengono ben segreti. Emerge infatti che 1 ragazzo su 3, sul proprio social di riferimento, possiede un account falso. Sono circa il 28% quelli che dichiarano di averne uno oltre a quello ufficiale, mentre il 5% è presente ma solo con un fake. Perché questa identità anonima? Principalmente per conoscere gente nuova senza esporsi troppo online (26%), oppure per controllare i propri amici senza che loro lo sappiano (21%) nonché per controllare tutti quelli da cui sono stati bloccati (20%). Non manca chi ricorre ai profili fasulli per controllare il proprio partner (10%) o chi cerca di sfuggire dal controllo dei propri genitori (il 4%).

C’è sempre uno zoccolo duro, neanche così piccolo, che vive per i like. Per 1 su 3, infatti, un contenuto che genera poche interazioni ha un effetto negativo sull’umore. Mentre il 40%, più o meno sporadicamente, è disposto a cancellare un contenuto dalle scarse performance.

Su una cosa, invece, i giovani sono in assoluto accordo: il controllo di chi commenta, condivide o clicca mi piace sui propri contenuti: solo uno su 6 dichiara di non farlo mai. Questo perché attraverso la guerra dei like si costruiscono amicizie e rapporti personali: solo il 56% è disposto a dare un giudizio positivo ad un contenuto postato da una persona che in genere non ricambia (il cosiddetto like/like). Mentre sono ancora meno (48%) quelli che non ricorrono mai al like tattico, cioè a una approvazione di un contenuto altrui col solo scopo di farsi notare”.

Sabato, 9 aprile 2022

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