In piazza contro la chiusura delle filiali del Banco di Sardegna, sindaci e sindacati annunciano battaglia - LinkOristano
Mobilitazione

In piazza contro la chiusura delle filiali del Banco di Sardegna, sindaci e sindacati annunciano battaglia

Nuove contestazioni contro la Fondazione di Sardegna: "Non hanno detto una parola"

Banco di Sardegna Nurachi
La sede del Banco di Sardegna a Nurachi

Cagliari

Nuove contestazioni contro la Fondazione di Sardegna: “Non hanno detto una parola”

Scenderanno in piazza con i sindacati i sindaci dei diciassette Comuni dove il Banco di Sardegna ha annunciato la chiusura delle proprie filiali, tra i quali i cinque oristanesi Abbasanta, Nurachi, Ruinas, Sini e Tramatza. È quanto si è deciso ieri a Cagliari durante una riunione tra i primi cittadini e le organizzazioni sindacali, coordinata da Anci Sardegna.

Tra le azioni programmate congiuntamente da amministratori comunali e sindacati anche la sensibilizzazione di tutti gli enti locali della Sardegna per “sostenere l’azione di rivendicazione avviata per la salvaguardia e il potenziamento dei servizi al credito nei comuni sardi, in considerazione del fatto che questa è solamente la prima razionalizzazione di un programma di chiusure molto più ampio”.

I sindaci cercheranno anche una interlocuzione con il Consiglio regionale “affinché venga approvato un ordine del giorno a sostegno della vertenza, che impegni il Presidente della Regione Solinas ad avviare un tavolo di confronto tra Banco di Sardegna, Organizzazioni Sindacali, ANCI e Fondazione di Sardegna per programmare politiche che sostengano il credito in funzione delle piccole e medie comunità dell’isola e per impedire il ridimensionamento dei servizi nelle realtà rurali della Sardegna”.

In un documento firmato da tutti e diciassette i sindaci si evidenzia come la chiusura programmata dal Banco di Sardegna ancora una volta colpisca prevalentemente i piccoli centri, “dove l’impatto negativo sulla cittadinanza è ancora più forte” e contrasti con le politiche contro lo spopolamento attuate negli ultimi anni.

“Piccoli centri, dunque, nuovamente sulle barricate”, scrivono in una nota congiunta i sindaci, “dopo le chiusure di pochi anni fa, ben 50, che infersero un colpo tremendo ad altrettante piccole comunità in cui lo sportello di una banca è un centro che fornisce preziosi servizi che aiutano a limitare lo spopolamento o gli inutili spostamenti. Nord, centro e sud della Sardegna colpiti indistintamente con alcune chiusure che interrogano profondamente sul senso di certe decisioni dell’istituto di credito”.

“Ciò che lascia interdetti”, si legge ancora è questa scelta va in controtendenza rispetto al fatto che oramai da anni le hanno avviato importanti politiche di rigenerazione urbana e sociale dei piccoli centri, investendo cospicue risorse economiche per programmare azioni per attrarre nuovi residenti e creare di imprese a sostegno di un’economia che valorizzi anche a fini turistici, i prodotti e le specificità dei territori dell’interno”.

“E’ chiaro che si vive in tempi di libera impresa in libero mercato, ma ci lascia basiti l’apparente inutilità della chiusura di sportelli che sono in attivo e che generano utili all’azienda e che certe decisioni dovrebbero essere commisurate anche a quanto l’azienda creditizia ha ricevuto dalle comunità interessate dalle chiusure”, si legga ancora nella nota. “Il Banco di Sardegna ha una lunghissima storia di radicamento nell’isola e solo in seguito all’acquisto da parte del Gruppo Bper ha iniziato a mettere i centri urbani dopo calcoli di pura utilità. Ciò che sappiamo è che anche stavolta il Gruppo Bper ha deciso la chiusura di oltre 100 agenzie in tutta Italia e che ha chiesto alla dirigenza del Banco di Sardegna di individuare 20 sedi da chiudere in Sardegna”.

“Non conta se le agenzie sono il fulcro dei servizi dei paesi sardi; non conta se anche quelle piccole e medie agenzie generano utili”; contestano i sindaci, “conta solo l’idea di chi comanda nel Gruppo Bper che si devono chiudere le sedi”.

“Restiamo sorpresi”, continuano i sindaci, “perché, data la rilevanza sociale ed economica che gli sportelli del Banco di Sardegna hanno nelle località in cui sono presenti, sarebbe legittimo attendersi una presa di posizione del secondo azionista del Gruppo Bper, la Fondazione di Sardegna, in difesa dell’isola”.

“Abbiamo difficoltà ad accettare l’ineluttabilità di certe decisioni senza aver sentito levarsi una parola da parte dei dirigenti della Fondazione. Il Banco di Sardegna è nato con i soldi dei Sardi ed ora che tutte le quote della proprietà sono state cedute e scambiate con altre del Gruppo Bper, resta il fatto che tutto origina dai soldi dei cittadini dell’isola il cui benessere dovrebbe essere posto prima di qualsiasi mero calcolo di piccoli o grandi vantaggi finanziari”, scrivono ancora i sindaci dichiarandosi “compatti nel levare una voce forte e decisa, contrari alle chiusure appena annunciate e a quelle che certamente seguiranno in un futuro non lontano”.

“Riteniamo invece che il Banco di Sardegna, adempiendo alla funzione economico – sociale per la quale è nata, in linea con le politiche nazionali e regionali e alle tendenze sociali e culturali in corso, dovrebbe in sinergia con le istituzioni locali, avviare un percorso di investimenti nei piccoli centri della Sardegna, che ancora oggi sono il vero motore economico dell’isola”, concludono i sindaci. “Pensiamo che la regione Sardegna, avendo ai sensi dello Statuto la potestà legislativa in materia di credito, dovrebbe aprire un tavolo di confronto alla ricerca di soluzioni che sostengano il credito in funzione delle piccole e medie comunità dell’isola, così gravemente penalizzate dal costante impoverimento dei servizi primari di sostegno ai cittadini e alle imprese locali. Riteniamo che vi sia il dovere della classe dirigente della Sardegna di essere unita nel contrasto alla chiusura di queste agenzie del Banco di Sardegna e siamo certi che con un serio confronto si potranno trovare le migliori soluzioni per impedirle”.

La notizia della chiusura delle filiali del Banco di Sardegna in diciassette centri aveva da subito scatenato le reazioni dei sindaci. Tra i più agguerriti Renzo Ponti, sindaco di Nurachi e Gianni Tatti, sindaco di Ruinas, che avevano annunciato battaglia.

Martedì, 22 marzo 2022

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