Infermieri, sciopero e protesta: "Noi sempre in prima linea, ma i nostri stipendi sono i più bassi d'Europa" - LinkOristano
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Infermieri, sciopero e protesta: “Noi sempre in prima linea, ma i nostri stipendi sono i più bassi d’Europa”

Appuntamento in piazza Ingrao

infermieri
Foto archivio

Cagliari

L’iniziativa domani

Il mondo della sanità scende in piazza a Cagliari domani, venerdì 27 gennaio. La segreteria regionale del sindacato degli infermieri NurSind ha aderito allo sciopero generale di 24 ore del comparto e alle manifestazioni nazionali, dando appuntamento alle 10.30 in piazza Ingrao, nei pressi della sede del palazzo del Consiglio regionale.

Il sindacato chiede maggiori tutele per gli infermieri, le ostetriche, gli Oss e i professionisti sanitari. “Il governo Draghi”, si legge in una nota del NurSind Sardegna, “non ha ritenuto di dare alcun segnale di vicinanza agli operatori sanitari, erogando già da questo mese le risorse stanziate a dicembre 2020. Il personale medico già da un anno ha giustamente ricevuto mezzo miliardo di euro, il restante personale sanitario e sociosanitario ancora attende”.

“Siamo una categoria in prima linea”, prosegue la nota, “garantiamo l’assistenza nelle 24 ore con condizioni di lavoro e responsabilità enormi, senza alcun riconoscimento e con gli
stipendi più bassi d’Europa. La nostra professione, indispensabile in ogni ambito sanitario, gode di scarsa considerazione ed è intrapresa ormai da pochi, mentre tanti sono coloro che, formati dalle nostre università, migrano all’estero attratti da condizioni di lavoro ed economiche migliori”.

“Non desideriamo creare disagio ai cittadini oltre quello che già stanno subendo”, insiste ancora il NurSind, “vogliamo però che tutti sappiano e riconoscano che gli infermieri sono una risorsa fondamentale per tutti i sistemi sanitari del mondo, anche se evidentemente non abbastanza per il nostro Governo e le nostre regioni. Chi di noi può si ferma e sciopera, gli altri garantiranno i servizi essenziali, come sempre”.

Il sindacato degli infermieri ha chiesto inoltre un gesto di solidarietà da parte dei rappresentanti delle istituzioni, dell’informazione e della società civile. “Migliorare le nostre condizioni di lavoro”, sottolinea il NurSind, “significa migliorare l’assistenza per tutti”.

Domani saranno presenti a Cagliari Fabrizio Anedda, rappresentante per Cagliari, Fausta Pileri per Sassari, Mauro Pintore per la segreteria sindacale di Nuoro, Angela Dessì per la provincia di Oristano. Ci saranno anche Achille Caddeo per Olbia e Marco Zurru per Carbonia.

“I rappresentanti sindacali Nursind Sardegna”, prosegue ancora la nota, “condividono e sostengono le motivazioni nazionali per le quali è stato indetto lo sciopero, includendo nell’elenco le molteplici criticità specifiche della sanità della regione Sardegna. Infatti la realtà del Sistema Sanitario della Regione Sardegna non riesce a rispondere alle esigenze dei cittadini che subiscono la inadeguata programmazione che causa la riduzione dei posti letto e allo smantellamento dei servizi e presidi periferici”.

Il sindacato ha quindi ricordato che “gli infermieri subiscono la insufficiente pianificazione di azioni di biocontenimento all’interno delle aziende, con regole eluse nella forma e nella sostanza, nonostante ci troviamo a distanza di circa due anni dall’inizio pandemia”.

“Le procedure di stabilizzazione del personale precario e il concorso pubblico per infermieri ancora languono tra le lungaggini burocratiche”, sottolinea polemico il NurSind Sardegna, “esacerbando tutte le lacune organizzative all’interno delle aziende ospedaliere, costrette a comprimere ulteriormente i diritti contrattuali degli infermieri e trasformando l’’emergenza in ordinarietà. La mobilità e lo spostamento del personale avviene sempre più arbitrariamente, senza logiche o indirizzi prestabiliti, il demansionamento professionale determina un eccessivo ricorso ai tribunali con sistematica soccombenza delle aziende che tuttavia persistono inspiegabilmente nel mantenere le loro posizioni”.

Tra le criticità segnalate anche “la sistematica riconversione di Unità Operative ordinarie in Unità Operative sub-intensive e/o infettive di fatto, ma senza la formale e doverosa individuazione da parte degli organi regionali di un nuovo sistema di accreditamento e nuove e coerenti dotazioni organiche con le relative indennità previste dalle vigenti normative”.

“Gli infermieri”, ricorda il sindacato, “sono stati al servizio della popolazione sin dalla prima ondata pandemica, lavorando senza dispositivi di protezione, venendo contagiati, in condizioni di estrema emergenza ma senza avere a tutt’oggi riconosciuta la indennità di malattie infettive. Su altri istituti contrattuali sono stati siglati accordi mai mantenuti. Siamo stanchi di proclami e belle parole per gli infermieri, alle quali non seguono atti concreti che ne migliorino la qualità lavorativa e di vita, siamo stanchi di subire la cattiva amministrazione della sanità sarda, la quale trova tempo e risorse per nomine, incarichi e lauti incentivi ai singoli dirigenti, ma mai un occhio di riguardo alla salute degli infermieri e le loro condizioni di lavoro”.

Domani manifesterà a Cagliari anche il personale sanitario che aderisce all’Usb, l’Unione sindacale di base. Questi ultimi si ritroveranno alle 10 davanti all’ospedale Santissima Trinità. Le ragioni sono molto simili a quelle denunciate da NurSind. Dalle condizioni di lavoro di infermieri, medici e Oss, all’insufficienza di personale, fino allo smantellamento dei presidi ospedalieri di base.

“Nonostante il personale del comparto sanitario sia da tempo immemorabile sottorganico”, si legge in una nota diffusa dall’Usb, “si continua col blocco delle assunzioni anche adesso che devono sopportare il peso della pandemia da Covid-19. A ciò si risponde allungando a dismisura le liste d’attesa per interventi di vario tipo, tanto che nelle chirurgie gli interventi sono diminuiti del 30 ed in alcuni casi del 50%. Hanno risposto con la chiusura de facto di interi reparti dei piccoli ospedali territoriali, causando l’intasamento degli ospedali maggiori quali il Policlinico di Monserrato, il Brotzu a Cagliari, l’AOU di Sassari. Hanno causato l’allungamento delle liste d’attesa per visite specialistiche ed esami clinici, costringendo i pazienti a rivolgersi alle strutture private pagando di tasca propria”.

Giovedì, 27 gennaio 2022

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