Un solo medico per 6 ore a settimana. Nell'Oristanese cure palliative negate a oltre 100 malati terminali - LinkOristano
Sanità

Un solo medico per 6 ore a settimana. Nell’Oristanese cure palliative negate a oltre 100 malati terminali

L'associazione Komunque Donne denuncia la drammatica situazione dell'Hospice

Oristano Hospice

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L’associazione Komunque Donne denuncia la drammatica situazione dell’Hospice

La terapia del dolore e le cure palliative sono ormai un diritto negato ai pazienti che ne hanno estrema necessità: oltre 100 in provincia, soprattutto malati oncologici terminali. Nè niente può l’unico medico rimasto a occuparsene. Un impagabile professionista che però può dedicare appena 6 ore alla settimana all’Hospice (con tutti i 6 posti letto occupati ) e alle cure domiciliari, richieste da un capo all’altro della provincia. L’associazione Komunque Donne, da sempre impegnata a dare voce ai diritti delle persone affette da tumore,  si fa interprete di questo grave disagio dei malati oncologici e delle loro famiglie,  con il documento che pubblichiamo.  

Si può rimanere indifferenti di fronte a chi letteralmente muore di dolore?

Evidentemente sì, se chi dovrebbe garantire il sollievo delle cure palliative non fa di tutto per metterle a disposizione dei pazienti.

Da giorni l’associazione “Komunque Donne” riceve segnalazioni e richieste d’aiuto da persone con patologia oncologica che necessitano di cure palliative, ma la situazione a Oristano è ormai fuori controllo.

L’hospice “Dottoressa Angela Nonnis” (6 posti letto sempre occupati) e cento pazienti in ADI sono seguiti da un palliativista in tutta la provincia, da Laconi a Bosa per intenderci. Non casualmente la nostra associazione ha donato l’altro anno una macchina per il trasporto di personale e farmaci.

L’assistenza a tutte queste persone è affidata a due soli medici che turnano: l’anestesista Giuseppe Obinu e l’oncologa Filomena Panzone. In questi giorni la dottoressa Panzone è assente e tutto il carico di lavoro è affidato al dottor Giuseppe Obinu, che è autorizzato a svolgere in Hospice e Adi 6 ore settimanali (generalmente va in Hospice 3 giorni alla settimana per 2 ore).

Entrambi i medici sono unanimemente descritti come “angeli sulla terra”, così come gli infermieri e il personale tutto, ma non sono ancora attrezzati per i miracoli e così, pur con tutta la buona volontà, Giuseppe Obinu, direttore sanitario dell’Hospice e medico in solitaria, in questi giorni non può umanamente seguire tutti i pazienti e le pazienti.

Scartando l’ipotesi di un suo meritato dono dell’ ubiquità, è ormai imprescindibile, indispensabile, civile poterlo avere per più ore, oppure dotare l’Hospice e l’Adi di altre figure professionali palliativiste che restituiscano dignità e fiducia a chi soffre.

L’alternativa alle cure domiciliari, oltre l’Hospice che accoglie in camere singole e con tutte le cure possibili ma ha appunto solo 6 posti, è l’ospedale, ultimamente impraticabile causa Covid per chi ha già patologie importanti.

Come associazione vorremmo poter dare risposte, ma non ne abbiamo.

Possiamo solo sperare che chi può fare qualcosa guardi le persone che hanno dolori inimmaginabili senza distogliere lo sguardo e agisca in modo concreto ed immediato. Perché il dolore, soprattutto se non finalizzato alla guarigione, è davvero insopportabile.

Maria Delogu
presidente dell’associazione “Komunque Donne”

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